“Le preghiere per la caccia da sogno di una volta nella vita si sono avverate oggi! Ho avvistato questa rara giraffa e l’ho inseguita per un po’. Sapevo che era lei. Aveva oltre 18 anni, pesava oltre 4mila libbre e si sono potute ricavare 2mila libbre di carne”.
È insieme a queste parole che una cacciatrice americana del Kentucky, come riportato da Fox News, circa un anno fa postò due foto insieme a una grossa giraffa nera che aveva appena ucciso in Sud Africa. Nulla di illegale visto che in una serie di paesi africani come Sud Africa, Namibia, Zambia e Zimbabwe la caccia è permessa, ma… In rete, come già capitato in passato a altri cacciatori che si erano vantati sul web dei loro trofei, si è scatenata un’autentica bagarre fatta di insulti e di minacce contro la donna.
E con un post datato 16 giugno, Africa Digest ha voluto rilanciare su Twitter questa sua azione: “Una selvaggia bianca americana, che è in parte una Neanderthal, viene in Africa e spara a una rarissima giraffa nera grazie alla stupidità del Sud Africa. Il suo nome è T. T. T. Per favore condividete”.
Nonostante l’ira animalista e l’indignazione di molti internauti, il co-fondatore di Giraffe Conservation Foundation Julian Fennessy ha spiegato a Yahoo Lifestyle che “La giraffa nella foto è di una specie non rara, stanno aumentando nelle zone selvagge. La caccia legale delle giraffe non è una ragione del loro declino, una questione diversa sono gli aspetti morali ed etici”.
E infatti forse è proprio questo il problema: che senso ha scattarsi delle foto sorridenti con un povero animale appena ucciso per poi postarle sui social?
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