Cronaca

Vivere in provincia: Latina, la città senz’anima e senza un’identità culturale

Città voluta dal regime fascista per dare una prospettiva di sviluppo all’agro pontino ma sostanzialmente rimasta un esperimento urbanistico interrotto, con una crescita edilizia caotica. A lungo terreno di conquista della criminalità organizzata, oggi in cerca di una propria dimensione tra mare e montagna, tra metropoli e campagna.

Latina tra le ultime città per vivibilità

Nel viaggio tra le province del Lazio, ci imbattiamo in una città che da molti è stata eletta come residenza alternativa alla periferia di Roma, dalla quale dista solo 70 Km e rispetto alla quale ha numerosi vantaggi. La vicinanza al mare, la maggiore tranquillità, un costo più contenuto delle case e della vita in generale. Per i servizi lascia ancora molto a desiderare perché riesce ad essere dispersiva ancorché piccola.

Nella classifica Ben Vivere che misura la qualità della vita in 107 città italiane, promossa dal quotidiano Avvenire, Latina occupa la posizione 77, una delle ultime del Lazio, meglio solo di Frosinone 81esima. Le prime tre città sono Bolzano, Siena e Firenze e le ultime tre Crotone, Vibo Valentia e Reggio Calabria. Tra i difetti maggiori di Latina ce n’è uno, che per molti potrebbe non contare ma che alla fine pesa sull’immagine e sulle prospettive della città.

Latina è cresciuta senza storia, senza un’anima, senza un’identità culturale

Latina non ha un’anima definita, non me ne vogliamo i suoi abitanti, in caso possono smentirmi, ma non è una città con un suo carattere identitario definito. Lo vedi, lo respiri, lo senti quando cammini per le sue strade squadrate, tra le sue costruzioni razionalistiche, unici retaggi di un passato tutto sommato recente e l’unico che possieda questa città. L’impressione è che a quel passato, poco glorioso, ma certamente con qualche merito architettonico e fondativo, gran parte della sua popolazione è rimasta cristallizzata.

Nelle prime foto della sua fondazione il municipio e il campanile sono come un’edificazione nel nulla della campagna circostante. La città venne progettata secondo i canoni dell’architettura razionalista dagli architetti Oriolo Frezzotti e Marcello Piacentini, con una struttura urbanistica ottagonale e le vie che dalla piazza centrale si diramano in ogni direzione. Questo disegno doveva rendere omaggio alla struttura di Forlì, la città del Duce. La torre dell’orologio, alta 30 metri, svetta accanto al palazzo del Comune, il tribunale, la procura, il palazzo dell’Opera Combattenti, il palazzo M, dove la lettera sta per Mussolini, il mercato coperto, lo stadio dei giochi, l’acquedotto e il parco cittadino. Intorno solo edifici non più alti di tre piani per non togliere luce ai palazzi delle istituzioni.

Questa era la città razionalista dell’uomo fascista: un contadino rigoroso, che serve la Patria e le cui qualità si devono rivedere nelle architetture urbane. Questa filosofia è tipica di tutte le dittature a qualsiasi latitudine e talmente stupida da non sopravvivere alla loro inevitabile fine. Non c’è una costruzione che nasce dal basso, dalla storia e dalla cultura di un popolo, non c’è arte, non c’è sapienza artigianale in questo genere di edificazioni, non c’è tradizione, costruzioni e epoca dopo epoca ma tutto è imposto dall’alto, un modello fittizio che poi miseramente crolla con il regime che l’ha pensato.

Una bonifica iniziata con lo Stato Pontificio e terminata finanziando i latifondisti

Da lì Latina, che prima si chiamava Littoria, s’è allargata in ogni direzione tra mare e montagna, fino a diventare la seconda provincia del Lazio. Cresciuta apparentemente senza un piano regolatore, la città è una distesa anonima di palazzi e palazzine tra Sermoneta Scalo e Aprilia. Ma non sarà mai una vera città. Troppo succube di Roma e priva di storia. Centro di un Agro Pontino che non ha rispettato le promesse per cui è nato.

Esperimento demografico e urbanistico rimasto incompiuto, anzi diciamolo pure, dopo più di 80 anni si può, decisamente fallito. Venne fondata il 18 dicembre 1932. Poche città conservano una data esatta della loro nascita. Quindi una città giovane, inserita nel progetto di sistemazione di una bonifica che, al contrario di ciò che sostiene la retorica fascista, era stata iniziata più volte nelle epoche passate dallo Stato Pontificio. Venne approvata in un decreto del 1899 e nel 1919 una legge già prevedeva il prosciugamento delle paludi pontine. Solo l’opposizione dei latifondisti rallentò l’impresa che venne portata a termine sotto il fascismo, nel 1928, quando i latifondisti e la borghesia agricola vennero sovvenzionati dal regime purché lasciassero che venisse completata la bonifica.

Il fascismo decise di deportare, letteralmente, circa 30.000 coloni dalla zona del ferrarese e dal rovigotto – una delle zone più povere d’Italia in quel momento- per vivere e coltivare la nuova periferia bonificata. Antonio Pennacchi, romanziere di successo di Latina, premio Strega 2010, figlio di quella generazione di coloni che parlavano veneto, racconta nel libro Canale Mussolini che quando i nuovi abitanti scesero dal treno si trovarono davanti un’immensa distesa di terra arsa dal sole pronta ad essere coltivata. Né un albero, né una strada, né un edificio. Piansero ricordando le verdi colline del basso veneto ma poi si rimboccarono le maniche come sempre.

Latina è cresciuta senza un piano regolatore

Latina ha poco meno di 130mila abitanti. Dista appena 7 km dal mare, raggiungibile con la Via del Lido, sino a Marina di Latina ma è anche ben inserita nella campagna e il suo territorio è fra i più vasti della Regione, comprendendo molti dei borghi in cui vennero fatte confluire famiglie venete che dovevano dare impulso all’agricoltura. Il nome Latina venne stabilito d’autorità nel 1945, lasciando quello di Latinia, che nel frattempo aveva assunto al posto di Littoria. Negli anni ’60 e ’70 ha poi subito una forte urbanizzazione che ha definitivamente snaturato il progetto urbanistico iniziale.

I costruttori hanno dato fondo alle loro smanie edificatrici senza alcun ritegno per estetica e vivibilità. La città s’è allargata verso l’Appia e intorno alla strada statale Pontina, una delle arterie più trafficate e più pericolose del Lazio. Nel 2001 venne adottato un piano regolatore, anche con i voti dell’opposizione di centro sinistra, dell’urbanista Pier Luigi Cervellati, ma che non è mai stato applicato e infine bocciato dal TAR per vari casi di illegittimità.

La criminalità organizzata è presente su tutto il litorale a sud di Roma

Un altro aspetto che ha funestato Latina e ancora ne rende difficile la vivibilità è l’essere stata scelta come terra prediletta per varie forme di criminalità, spaccio, delinquenza minorile. Un po’ tutta la fascia costiera laziale, da Ostia, Ardea giù fino a Terracina e al litorale Domizio in Campania subisce le attività di riciclaggio, speculazione edilizia, altre forme di parassitismo criminale, sotto il controllo di ‘ndrangheta e camorra. Un indicatore della presenza mafiosa in un centro urbano è dato dalla quantità di filiali bancarie presenti. La provincia di Latina ne ha 141, di cui 67 in città. Ovvero, in città c’è un’agenzia ogni 2mila abitanti!

Lo stesso rapporto di Roma che ha 1.512 agenzie, sempre in città. Tra gli altri indici vengono considerati gli omicidi di stampo mafioso, le denunce per associazione mafiosa, quanti comuni sono stati sciolti per infiltrazioni mafiosi, i beni confiscati alla criminalità organizzata e le relazioni della Polizia suo territorio. In tal senso il Lazio figura quinto, dopo Campania, Calabria, Sicilia e Puglia e precede di poco il Piemonte. Questo in base ai dati raccolti dal Sistema informatico interforze e dal Ministero dell’Interno tra il 2004 e il 2011. Con ciò non voglio dire che Latina sia come Lagos o come Caracas. Un paio di famiglie rom fungono da filtro con le organizzazioni più importanti.

Grazie agli investimenti pubblici e alla Cassa per il Mezzogiorno l’area di Pomezia e Latina è diventata una delle aree industriali più espanse della regione: le aziende sorte in quest’area sono per lo più chimiche, farmaceutiche, meccaniche ed aereonautiche complice anche la presenza dell’aeroporto militare.

La situazione industriale mostra cautela ma è in lenta ripresa dopo la pandemia

La pandemia ha fatto sparire migliaia di posti di lavoro nella provincia di Latina ma non mancano i segnali di ripresa nel mondo industriale. Ovviamente la situazione critica determinata dagli esiti della guerra in Ucraina, con l’incremento dei costi energetici, delle materie prime e dei semilavorati non fanno ben sperare nel medio lungo periodo. Tuttavia, secondo Federlazio, molte imprese sono riuscite a consolidare i risultati positivi del 2021, recuperando il terreno perduto. Le previsioni sono di crescita moderata. Ci vuole cautela. Solo il 39% delle imprese prevede un incremento di fatturato mentre il 52% propende per una stabilità, che già sarebbe un risultato. L’export tira più del mercato interno e l’occupazione è in lenta ripresa.

Turismo, soprattutto estivo e marino. Latina non offre molto in termini di svago

Una città con poco turismo ha limitate opportunità di svago. Il turismo, soprattutto di mare, è tutto rivolto alle isole Pontine e alla costa che offre perle davvero notevoli come Sabaudia, San Felice Circeo, Sperlonga, Gaeta e Formia. L’ambiente studentesco è quello classico di provincia. Gli iscritti a Latina sono circa 6mila contando tutte e tre le facoltà esistenti, ovvero Economia, Medicina e Ingegneria, legate alla Sapienza di Roma. Il costo della vita in questa città è solitamente più basso che a Roma, quindi molti studenti vengono qui per approfittarne. Possono spendere circa 600 € al mese tra affitto, cibo e un po’ di divertimento.

La qualità della vita non è delle migliori ma la città è ben collegata in treno con Roma e Napoli, rendendo tutto sommato facile spostarsi per lavoro o per piacere. Dal punto di vista delle comunicazioni stradali, poi, molte linee di autobus partono da Latina e la vicinanza della via Appia è un vantaggio. Tra i luoghi da visitare, oltre le bellissime spiagge sul Mar Tirreno e i parchi naturali nelle vicinanze, c’è il Giardino di Ninfa a Cisterna di Latina.

Trasferirsi può ancora convenire se non si hanno troppe necessità culturali

Latina è sicuramente una città a misura d’uomo: abbastanza piccola da non essere troppo caotica e, allo stesso tempo, sufficientemente grande per offrire la possibilità di non annoiarsi. La vita quotidiana a Latina è caratterizzata da un ritmo rilassato. Per chi pensa di trasferirsi meglio scegliere i quartieri centrali, per via della vicinanza dei negozi, bar, ristoranti e servizi. Altrimenti c’è Latina Scalo, a qualche chilometro dal centro. Il suo principale vantaggio è avere la stazione vicina per gli spostamenti in treno per e dalla Capitale. Un’altra valida alternativa è il Lido di Latina, sul mare. Si resta comunque a pochi minuti dal centro città.

Latina è una città con un alto standard di vita, che tende ad aumentare. I canoni di locazione sono tuttavia ancora abbastanza fermi. Per quanto riguarda gli alloggi il prezzo medio di vendita degli immobili è salito rispetto al 2021. I prezzi variano a seconda del quartiere e della tipologia scelta. A giugno 2023 il prezzo medio di vendita a Latina era di 1767 euro/m2. Per quanto riguarda l’affitto, sempre a giugno 2023 il prezzo medio si era attestato sui 9,7 euro/m2.

Latina. Storia della città Pontina, dalla bonifica romana a oggi

Carlo Raspollini

Autore e regista televisivo, responsabile marketing, consulente gastronomo e dello spettacolo, viaggiatore.

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