Brexit: “Restiamo o partiamo” è la metafora della situazione italiana

Brexit, “Restiamo o partiamo?” è la metafora della situazione italiana, nel nostro governo: “Insieme o divisi?”

Al di là delle conseguenze economiche, tecniche, di riorganizzazione amministrativa e via discorrendo, di cui si potrebbe parlare all’infinito, le previsioni restano appunto tali e per natura variabili, ma Brexit rappresenta già oggi un fattore divisorio sociale di alto impatto. Molti rapporti sono cambiati, stanno cambiando e cambieranno non solo a livello macro in Gran Bretagna e tra la Gran Bretagna e l’Europa, ma altresì micro, all’interno di una medesima famiglia, una città o una scuola. Semplici amici o vicini – già solidali e disponibili ad aiutarsi l’uno con altro per riparare un sifone, accettare un pacco alla porta,  o spostare un mobile dal giardino alla strada – pur nei limiti della poco consistente brillantezza sociale britannica, oggi postano sui social petizioni di colore opposto: gli uni per chiedere al Governo di spostare di qualche mese la deadline del 29 Marzo 2019 come data di uscita ufficiale del Paese dall’Europa, in modo da non dover esser costretti a decidere sul futuro troppo frettolosamente data l’alta posta in palio, gli altri –  all’opposto –  proprio per non modificarla – permettendo così alla Gran Bretagna di sfilarsi da tutto e da tutti con un taglio netto: Brexit means Brexit, ossia Brexit vuol dire solo Brexit.

Brexit: Così stanno le cose

Anzi no. La vita è un compromesso, dalle basse alle alte sfere del vivere, dal respiro di una famiglia di quattro persone, a quello di un Paese di quasi 60 milioni. Il ritrovarsi a metà strada di un cammino, è il solo modo – a volte, quando le carte stanno sul tavolo – per raggiungersi, comprendersi e condividersi, a meno che, appunto – e questo è proprio in sé il fine della Brexit, l’obiettivo madre sia proprio spaccarsi al solo fine di imporsi. 

La debolezza maggiore del Governo May è quest’ultima: imporsi senza tendere la mano alla metà meno uno del Paese che ha votato per rimanere, e raggiungere un compromesso degno di un nome tale: questo Primo Ministro che la domenica si batte il petto in Chiesa e poi di nascosto cerca di eliminare norme come il recepito The Human Right Act – si è bendata e tira ostinatamente dritto senza una meta – anche là dove i numeri stessi per raggiunger tale scopo, comunque sia mancano: Theresa May ha una maggioranza scarna e volubile, adatta solo a restare attaccata alla bombola di ossigeno con una mascherina in bocca e non forte abbastanza da potersi alzare in piedi – fare una proposta sensata e abbandonare il coma vegetale in cui versa staticamente da oltre due anni e mezzo, ossia dalla data del referendum di Giugno.

Brexit, resti o te ne vai?

Il problema della Brexit e dell’esito vittorioso del Leave per 51.5% contro 48.5% del Remain, non è solo quello di concretizzare l’uscita e realizzare il dettato popolare (pur se spinto e sostenuto da bugie grossolane, una per tutte, i miliardi versati a Bruxelles da domani andranno al Servizio Sanitario Nazionale …), ma di definirlo in senso produttivo per il Paese. Uscire da un Ristorante o da un Club è lecito, ma va fatto prima pagando il conto e poi stabilendo a due, quando vi si può tornare. Molti Brexiteers qui, invece pretendono di alzarsi, andarsene, e in futuro poter servirsi solo di ciò che dell’Europa fa comodo: due per tutte, vogliono il passaggio delle merci senza costi alle dogane – col blocco della libera circolazione agli Europei alle frontiere. Come dicono qui: scegliersi la torta e mangiarsela a sbafo.

Difficilissimo fare previsioni e attaccarsi al buon senso che …ma sì alla fine, a un centimetro dal precipizio il Governo May chiederà finalmente una proroga all’Europa; questo è un azzardo, specie se si volta lo sguardo ad ammirare chi sta tirando la volata di arrivo: un Partito Conservatore totalmente spaccato a metà, avido e becero e dietro, che arranca in salita e col cambio rotto per modificare la marcia, quello Laburista che lo segue a distanza senza davvero credere alla vittoria del Paese.

In futuro, Brexit o meno, in questo Paese crollerà anche l’ultimo mito dei due Partiti blocco arroccati a sé: coi Liberal Democrats a cui resteranno le briciole o forse fungeranno finalmente da ago della bilancia nei Governi di coalizione che prevediamo, Conservatori e Laburisti andranno a dividersi formalmente, come tanti prodotti da scaffale al supermercato: formaggio con e senza lattosio … yogurt light, naturale o senza zuccheri, e sarà buona cosa perché tanti giovani e illuminati nella vita britannica di oggi oggi non si riconoscono più in questi due dinosauri istituzionali.

In Italia, in un casino simile, ci si affiderebbe ad un miracolo, Sant’Ambrogio, Padre Pio o San Gennaro aiuto! Accorrete a salvarci! Ma questa non è Terra di Santi. Sono finiti in liquidazione da tempo. Le processioni i britannici le fanno solo verso il pub il venerdi sera. E comunque: Brexit, “Restiamo o partiamo?” è la metafora della situazione italiana, nel nostro governo: “Insieme o divisi?”.

La saga continua, e per chiudere con una citazione per chi mi conosce, senza ahime’ ancora previsioni per il Regno Unito di sistemarsi in futuro in un Un posto al sole.

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