Covid-19 e De Donno: ferita aperta per chi non si omologa al Pensiero Unico

Al netto del metodo scientifico e dei suoi risultati, il suicidio del medico mantovano deve aprire una riflessione su molti De Donno che vanno controcorrente e soffrono

Prof. Giuseppe De Donno

Giuseppe De Donno

Il Covid-19 ha avuto nei mesi iniziali della pandemia, quando infuriava la battaglia, un momento in cui si pensava che la terapia con plasma concentrato dei guariti nelle forme più gravi della malattia, potesse avere un ruolo. L’ ideatore di questa applicazione terapeutica fu il Prof. Giuseppe De Donno, che a quel tempo era il Direttore della UOC di Pneumologia di un grande ospedale a Mantova.

Unitamente alla collaborazione del suo Centro Trasfusionale, provò empiricamente questa forma di terapia (in realtà molto antica) su un certo numero di pazienti affetti in genere da severa polmonite da Covid-19 ed i risultati sembrarono dargli ragione in un buon numero di casi. I suoi risultati furono di spunto per altre esperienze anche all’estero. Poi il Ministero della Salute fece un grande trial di sperimentazione di questa terapia (inspiegabilmente non coinvolgendo Mantova ed il Prof. De Donno) con risultati poco confortanti ed in direzione opposta a quella intuita dal Prof. De Donno.

I primi risultati ed il discusso dietrofront della sperimentazione

Lungi da me entrare nel metodo scientifico e nei suoi risultati: il tempo e la storia ci daranno sicuramente una parola risolutiva. Ricordiamoci che il ginecologo ungherese Semmelweis assunse ai meritati onori della Scienza e dei tempi solo da morto in un manicomio ed aveva sconfitto la temibile sepsi puerperale che falcidiava mortalmente le donne, semplicemente mediante il lavaggio delle mani, denigrato in vita da tutti i soloni dell’epoca (e non esistevano i trials randomizzati in doppio cieco e la Evidence Based Medicine).

Di sicuro il capitolo degli anticorpi monoclonali nella terapia del Covid nasce anche da questa intuizione del Prof. De Donno, che purtroppo poi finì (anche lui) nel tritacarne della informazione mediatica da battaglia dei vari giornalisti di Sistema, abilissimi ad influenzare l’opinione pubblica, ad innalzare quando serve lo pseudoscienziato di turno. Infine il Prof. De Donno sparì dall’orizzonte e non se ne seppe più nulla.

Suicido come extrema ratio, frutto di questo periodo storico

Ho letto oggi che poverino si è suicidato impiccandosi e vorrei soffermarmi solo su questo aspetto. E’ evidente che il suicidio nasce solo in condizioni piscopatologiche molto deteriorate anche di base, non sappiamo se era affetto da depressione maggiore o se invece è stato soltanto un gesto inconsulto. Di sicuro non conosco la sua vicenda umana e familiare, ma so dai media che aveva cambiato lavoro, non faceva più il Direttore della UOC ospedaliera di Mantova e pare si occupasse di Medicina Generale. Non sappiamo neanche se la Procura competente per territorio abbia aperto o meno un fascicolo di inchiesta (forse dovuto o quantomeno opportuno) per “istigazione al suicidio”. Non sappiamo, neanche, se abbia lasciato il povero Prof. De Donno ed a chi, degli scritti per spiegare il motivo del suo gesto terribile.

Mi sovviene, però, la bellissima “Preghiera in Gennaio” di Fabrizio De Andrè, scritta e musicata in memoria ed in onore del suicidio a Sanremo di Luigi Tenco. Raccoglie tutto ciò che da cristiano io penso di questa povera anima.

Mi viene in mente la considerazione che il Pensiero Unico e l’omologazione di Stato (compresa la discriminazione dei suoi Cittadini in palese violazione dell’ articolo 3 della Carta Costituzionale) può sicuramente contribuire direttamente o indirettamente – almeno in via teorica – ad uccidere anche le anime più belle ma deboli. Dobbiamo riflettere tutti insieme in uno sforzo di carità, sui molti De Donno di questo orribile tempo. Semmai non suicidati, ma amareggiati, colpiti, vilipesi, offesi, che convivono con o anzi contro il pensiero della massa che non ne approva i comportamenti e le idee, perché essi non sono omologati, sono eretici ed hanno il grave torto di ragionare liberamente.

Tempo orribile questo, peggio di una Guerra, dove il Fratello è messo contro il Fratello e dove i più deboli cedono e si schiantano.

Chi vivrà vedrà. E’ proprio il caso di dirlo.

Dott. Francesco Russo, Medico – Chirurgo

Ricercatore Confermato – Dipartimento di Scienze Chirurgiche

Università di Roma Tor Vergata

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