Dolcificanti o zero zucchero? La trappola che aumenta il rischio di diabete

Non è tutto sano ciò che non ingrassa: spesso i cibi light e sugar free possono dare più problemi dei benefici che vantano

Dolcificanti e diabete, un legame insidioso. Utilizzati da anni come alternativa “light” allo zucchero, i dolcificanti sono ampiamente diffusi ed erroneamente considerati sicuri e un valido aiuto nel raggiungimento del tanto agognato peso forma, ma anche spesso utilizzati da chi ha problemi di glicemia o dislipidemia.

Cibi light e sugar free e il rischio diabete

Oggi sappiamo che la realtà è ben diversa: queste sostanze, al contrario, possono aumentare il rischio di obesità e diabete. Sono numerosi gli studi che ad oggi hanno dimostrato come l’assunzione di bevande “diet, light o zero” aumentano il rischio di diabete più di quelle zuccherate. Chi assume una bibita “light” al giorno, aumenta negli anni il rischio di sviluppare diabete del 33%. Percentuale che raddoppia al duplicarsi della dose di bevande assunte. Inoltre, quest’aumento del rischio di sviluppare diabete, indotto dai dolcificanti artificiali, è dimostrato essere indipendentemente dall’aumento di peso.

Che effetto hanno i dolcificanti, non solo rischio diabete


Negli studi su modelli animali e in piccoli studi sull’uomo, i dolcificanti hanno dimostrato di:

  • Ridurre il senso di sazietà, con conseguente iperalimentazione compensatoria.
  • Stimolare i recettori del gusto dolce localizzati sulla lingua e nel tratto gastro-intestinale, a cui fa seguito un rapido aumento dell’espressione dei trasportatori intestinali del glucosio con conseguente aumento dell’assorbimento intestinale di questo zucchero nel sangue.
  • Modificare la composizione e la comunicazione tra i batteri che costituiscono il nostro microbiota intestinale, con riduzione del numero di lattobacilli (batteri “benefici”) e aumento di quelle specie associate a una più alta risposta glicemica in seguito a l’assunzione di zuccheri con la dieta.

A dimostrazione di quanto appena descritto, uno studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature, ha osservato come, saccarina, aspartame e sucralosio, peggiorano il controllo glicemico e inducono un aumento di peso corporeo alterando la flora batterica intestinale.

Nello studio, i topolini sono stati suddivisi in due gruppi, uno a cui venivano somministrati questi dolcificanti per 11 settimane mentre all’altro veniva dato glucosio. Incredibilmente, gli animali che avevano assunto i dolcificanti sviluppavano intolleranza al glucosio al contrario dell’altro gruppo che non mostrava tale innalzamento della glicemia. Infine l’effetto iperglicemizzante scompariva, somministrando antibiotici all’animale da esperimento. Questo dimostra che tali alterazioni sono secondarie a una modifica del microbiota intestinale.

L’esperimento con i dolcificanti

Anche nell’uomo i risultati sono stati concordi: 7 volontari sani hanno assunto dolcificanti secondo un dosaggio che rispettava i limiti previsti per legge, per 5 giorni. Quattro sono diventati intolleranti al glucosio e i loro microbiota intestinale ha subito modifiche caratteristiche di quelle riscontrate in soggetti con malattie metaboliche.

Ma i danni dei dolcificanti artificiali non finiscono qui. L’aspartame, ad esempio, è metabolizzato in metanolo e formaldeide, due sostanze estremamente tossiche per le cellule, incluse quelle del nostro cervello. L’esposizione cronica all’aspartame promuove perdita di memoria, demenza, ansia e depressione;
secondo alcuni studi potrebbe essere correlata anche al morbo di Parkinson e ad alcuni tipi di tumori cerebrali e linfomi.

Cibi light e dolcificanti in gravidanza


Astenersi dall’utilizzo dei dolcificanti in gravidanza.
In studi animali, la prole di topi a cui, durante la gestazione, veniva somministrata una dieta ricca in grassi e saccarosio e a cui venivano aggiunti stevia o aspartame, avevano mostrato una precoce tendenza all’obesità e all’accumulo di grasso nel fegato oltre che una disbiosi del microbiota intestinale, rispetto alla prole dei topi alimentati con stesso cibo ma privo dei dolcificanti.
Studiando la flora batterica intestinale dei figli, i ricercatori hanno osservato che risultava profondamente diversa da quella degli animali di controllo, con una prevalenza di batteri noti per predisporre all’aumento di peso e che induceva un alterato metabolismo dei carboidrati.

Eritritolo: l’eccezione che ci viene in aiuto

Ma non disperiamo perché un’eccezione sembra esserci ed è l’eritritolo, di cui parleremo approfonditamente nel prossimo articolo.

“Mangiare è una necessità. Mangiare intelligentemente è un’arte”.
François de La Rochefoucauld