Elezioni, la difficoltà di essere fuorisede in Italia: ancora 5 milioni senza voto  

Uno studio riporta che 4,9 milioni di Italiani studiano fuori dal comune di residenza e impiegano in media 4 ore per tornare a casa

Scheda elettorale e ragazza in viaggio

Sono 5 milioni gli studenti e i lavoratori fuorisede che non potranno votare, anche se avrebbero voluto, perché lontani dal loro comune di residenza.

Lo studio

Al momento in Italia non vi è una modalità di voto alternativa. Ci sono però delle eccezioni per i residenti all’estero e il voto a domicilio solo in alcune condizioni particolari, come per i malati intrasportabili.

Il ministero dei Rapporti con il Parlamento ha intrapreso uno studio chiamato “Per la partecipazione dei cittadini – Come ridurre l’astensionismo e agevolare il voto”. In questo studio ha indagato il tempo preciso che gli italiani fuorisede impiegano per ritornare a casa.  

Nello studio viene riportato che 4,9 milioni di Italiani, pari al 38%, studiano o lavorano fuori dal comune di residenza e impiegano 2 o più ore per far ritorno a casa. Il 15% deve affrontare uno spostamento complessivo tra le 4 e le 8 ore, infine quasi il 14% impiega quasi 12 ore. Quasi la totalità degli spostamenti lunghi si effettuano per raggiungere le varie province del Sud Italia.

Le parole di Santoro

Leonardo Santoro, 31enne originario di Cosenza, lavoratore precario in un’associazione per i consumatori, il 25 settembre non potrà tornare a casa per votare. Ecco le sue parole: “Da Roma per arrivare al mio paese in Calabria il viaggio dura circa 6 ore e, anche con i rimborsi previsti dallo Stato, spenderei comunque 120 euro, che sono due mesi di bollette della luce”.

Gli studenti all’estero

Per gli studenti all’estero è possibile invece votare per corrispondenza, al contrario se si è uno studente fuorisede in Italia, si va incontro a molti ostacoli e poche agevolazioni, soprattutto quest’anno con una tornata elettorale dove si potrà votare solo un giorno, oltre la domenica che è giorno lavorativo per molti stagionali impiegati nel turismo.

Sono ormai diversi anni che gli studenti pongono l’accento sul problema, e Stefano La Barbera racconta: “Siamo nati nel 2008 presidente di “Io voto fuori sede” e ancora oggi la politica non ha dato una risposta alle nostre istanze. Riceviamo lamentale di persone che sono costrette a pagare centinaia di euro per un diritto che dovrebbe essere garantito a tutti”.

Inoltre, il Comitato ha sollevato una questione di legittimità costituzionale: “Abbiamo presentato un ricorso presso il Tribunale di Genova e a novembre ci sarà la prima udienza; c’è una disparità di trattamento rispetto agli italiani all’estero, a cui viene riconosciuto il diritto di voto per corrispondenza, e ad alcune categorie di lavoratori, come i militari, creando quindi delle discriminazioni nel corpo elettorale”.

Alessandro De Nicola, 27enne del comitato “Voto dove vivo”, spiega che non tutti gli studenti possono permettersi di cambiare residenza e dichiara: “Io sono un dottorando e cambio casa ogni 8 mesi, a volte anche all’estero, non potrei mantenermi sempre un’abitazione in tutti i luoghi temporanei, e cambiare residenza vorrebbe dire ogni volta aggiornare i documenti e l’anagrafica fiscale.

Molti dei benefici legati al diritto allo studio universitario devono essere ancorati al reddito del proprio nucleo familiare d’appartenenza: se uno studente fuori sede ha diritto all’alloggio nel momento in cui cambia residenza diventa “in sede” e lo perde”.

Le modalità negli altri Paesi

Infine nel Libro Bianco vengono analizzate le modalità di voto in 19 Paesi, tra cui Germania, Francia, Canada e Stati Uniti. In questo viene riportato: “tutti hanno previsto modalità che consentono di esercitare il diritto di voto a coloro che sono lontani dal luogo di residenza o hanno difficoltà a recarsi al seggio nel giorno delle elezioni”.