Giletti: “No Vax in tv? Non amo chi criminalizza il dissenso, la censura non mi appartiene”

“Credo che, anche in un periodo di crisi sanitaria, ascoltare chi la vede in modo diverso rimanga fondamentale”, commenta il conduttore

Massimo Giletti (foto via Facebook)

Massimo Giletti (foto via Facebook)

Nel corso di un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Massimo Giletti, conduttore di Non è l’Arena, ha anticipato alcuni temi che andranno in onda nella trasmissione questa sera su La7. Il giornalista, oltre a parlare di mafia, che approfondirà in un dibattito con la giornalista Sandra Amurri, l’ex procuratore di Caltanissetta, Lari, e l’avvocato Li Gotti (difensore di Brusca), cui seguirà la proiezione del docufilm Corleone, il potere e il sangue, è intervenuto anche sull’argomento relativo ai No Vax in tv. È giusto invitare in trasmissione chi la pensa in modo diverso? Ecco cosa afferma il conduttore.

“Non amo chi criminalizza il dissenso”

“Basta negazionisti nel mio talk? Mentana ha ragione, quando dice che ‘mettere a confronto uno scienziato e uno stregone non è informazione’, ma lui si riferisce al suo mondo, ai tg. Il suo radicalismo non può essere applicato a chi fa programmi tv, i talk sono fatti di contrapposizione e dialettica. Io non amo chi criminalizza il dissenso. Censurare chi la pensa in modo diverso è qualcosa che non mi appartiene. È giusto porsi la domanda, ma è altrettanto vero che quando porti un No Vax in tv e senti che spiegazioni dà, in automatico si fa male da solo e non fa una bella pubblicità ai negazionisti”.

Stato di salute dell’informazione

“Sono estimatore di Draghi e penso – prosegue Giletti – che dobbiamo ringraziare Renzi per aver staccato la spina a Conte. Ma do ragione a Santoro, mi sembra ci sia un generale appiattimento e una forte omologazione. E questo non è un bene. Dobbiamo porci delle domande, e ottenere delle risposte. Bisogna avere coraggio e anima critica. Quanti cani da guardia siamo rimasti? Se mettiamo insieme quello che hanno detto esperti e virologi negli ultimi due anni troviamo moltissime castronerie. È chiaro che c’è stato un problema di informazione. Io credo che, anche in un periodo di crisi sanitaria, ascoltare chi la vede in modo diverso rimanga fondamentale“.


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