Incidente Corso Francia, il medico: “Nemmeno un bicchiere se poi si guida”

L’incidente di Corso Francia riaccende il dibattito sull’alcol alla guida e la sua diffusione tra i giovani

L’incidente a Roma, su Corso Francia, in cui hanno perso la vita le due ragazze di sedici anni Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli, evidenzia che gli elementi principali dell’accusa contro il ventenne Pietro Genovese, sono la velocità di marcia (superiore a quella prevista dal codice della strada) e il tasso di alcol nel sangue (pari a 1,4 grammi per litro).

In queste settimane di sconcerto in molti si staranno chiedendo a quali dosi di alcol occorre attenersi, o preferibilmente se del tutto astenersi, per non essere pericolosi per se stessi e gli altri alla guida. La drammatica vicenda sta quindi anche suscitando interesse verso le spiegazioni mediche e scientifiche su cui si fondano delle regole stradali già in vigore. Ad esempio quanti bicchieri e di cosa possono alterare le percezioni e per quanto tempo? Dipende dalla quantità assunta, dal peso della persona, dalla quantità e dalla tipologia chimica del cibo assunto e da altri fattori fisiologici, dunque la risposta è soggettiva.

Diciamo subito che appena bevuto, una piccola parte di alcol viene assorbito dall’organismo attraverso le mucose della bocca, dello stomaco e dell’esofago. Mangiando prima e durante il consumo di bevande alcoliche esso rimane più a lungo nello stomaco viene perciò assorbito più lentamente. Infatti, ci spiega il dottor Andrea Mattei, che ha lavorato per 42 anni nel pronto soccorso di Palestrina, ex direttore del centro di formazione per le emergenze della ASL RM G “Gli assaggiatori di vino assumono un cucchiaio di olio che fa da impermeabile rallentando l’assorbimento delle pareti dello stomaco”. Il dottore ci spiega che “ciascuno di noi nel proprio corredo genetico ha delle caratteristiche uniche legate al modo di smaltire le bevande alcoliche, non tutti infatti possiedono l’enzima chiamato ‘alcol deidrogenasi’ che occorre per la metabolizzazione. “I giovani”, spiega “hanno uno smaltimento più lento in quanto non hanno o comunque hanno minor quantità dell’enzima alcol deidrogenasi, che metabolizza l’alcol”. Dunque proprio la fascia la cui fisiologia si adatta al consumo di alcol è quella che più si espone ai rischi di tale pratica.

Il peso è un fattore determinante perché più pesa il nostro corpo e maggiore è l’acqua del corpo, acqua in cui l’alcol si scioglie facilmente. A parità di peso però tra un uomo e una donna, l’uomo lo smaltisce più velocemente perché le donne hanno una percentuale più bassa di acqua e più alta di grasso corporeo.

Gli effetti dell’alcol sono di tipo corporeo, ad esempio cambia la respirazione, ma anche di tipo emotivo perché l’allegria e l’aggressività aumentano, e a livello percettivo il campo visivo si restringe, mentre sul piano cognitivo la soglia di attenzione e la capacità di reazione rallentano. Vi sono poi altri fattori: se l’alcol ingerito è caldo, o se contiene elevati zuccheri e anidride carbonica, o a stomaco vuoto, il suo effetto è particolarmente rapido. Il picco dell’effetto dato dall’alcol viene raggiunto circa dopo un’ora dall’assunzione. Nel 2017 nell’8% dei casi di incidenti stradali almeno uno dei conducenti era in stato di ebbrezza mentre secondo i dati della Polizia stradale e Carabinieri nel 2017 sono aumentate le sanzioni per guida in stato di ebbrezza, con 41.476 infrazioni al codice della strada a causa di tale condizione.

“Fisiologicamente”, ci dice ancora Mattei, “l’alcol nel corpo umano non c’è, noi abbiamo stabilito un livello di tolleranza ma occorre anche tenere conto che siamo noi, culturalmente e per mezzo di leggi, ad averlo fissato” e ci avverte che “l’alcol potenzia la stanchezza, la carenza di sonno, le condizioni di fatica che abbiamo ad esempio quando usciamo da una discoteca, in tarda notte o al mattino”. Ci avverte anche sul rapporto tra alcol nell’adolescenza e pre adolescenza: “Credo che ci sia un’emergenza sociale legata all’alcol tra i giovani, e lo dico per una ricerca che ho svolto nelle scuole medie come per i casi di coma etilico che ho potuto constatare nei reparti. Penso che le famiglie debbano vigilare e comunicare con i figli”.

I dati dell’Istat ci dicono che nel 2014 la quota di ragazzini di 11 anni che assumono bevande alcoliche è pari al 63%. Nel 2018 i dati dell’istituto Superiore della Sanità ha rilevato che il 43% dei 15enni e il 37% delle 15enni ha provato l’abbuffata alcolica del binge drinking. Tra questi giovanissimi è infatti in uso anche la pratica del ‘binge drinking’ che prevede il consumo di diverse bevande alcoliche in una sera, con relative sfide che tendono ad escludere coloro che si rifiutano di bere. Insomma ubriacarsi è un elemento catalizzatore di tutta una serie di comportamenti legati alla provocazione, alla sfida, all’emarginazione e alla ricerca di attenzione, tipici dell’adolescenza. Un problema sanitario che è anche una tragedia sociale e psicologica, e che spesso si traduce in incidenti stradali anche a danno di automobilisti. Ancor più gravi, forse, i danni a lungo termine, perché le sbronze durante l’adolescenza influiscono sullo sviluppo cerebrale, rallentando la sintesi di materia bianca, responsabile della comunicazione tra neuroni.

Precisiamo inoltre che quello che viene rivelato nei controlli su strada è l’alcol non ancora smaltito, cioè quello che il fegato non ha ancora elaborato. Vediamo una breve tabella tra quelle che si trovano disponibili anche sul web.

Tasso alcolemico 0,5 (permesso dalla legge per coloro che non sono neo patentati)

Proviamo euforia e ci sentiamo disinibiti

tasso alcolemico 1

Comportamento compromesso e stato di ebbrezza.

tasso alcolemico 2

Reazioni completamente condizionate dall’alcol.

tasso alcolemico 3

Possiamo avere difficoltà a respirare e cadere in coma etilico.

Intossicazione alcolica

Il corpo perde calore, la temperatura interna scende ma l’alcol nel sangue simula un calore che percepiamo illusoriamente e non ci rendiamo conto che siamo in pericolo di vita.

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