L’utero è in affitto, i figli no! Dove è la maternità surrogata e quanto costa

Utero in affitto: dove è legale e quanto costa? Una volta nato da maternità surrogata, il bambino viene in Italia e inizia la lotta per i diritti

Utero in affitto

Utero in affitto o maternità surrogata. Ma anche gestazione per altri, ci sono molti modi per definire la pratica ma la lotta è tra chi è a favore e chi contrario. Dove è consentito e quanto costa portare a termine una gravidanza per un’altra coppia? Una volta che il bambino nato da maternità surrogata viene in Italia, inizia la lotta per l’iscrizione all’anagrafe. Non sarà facile trovare un accordo ma almeno ai figli siano riconosciuti diritti e pari dignità come gli altri.

Fa molto discutere il ricorso da parte di coppie sia etero che omosessuali alla pratica della maternità surrogata. Dopo il caso di Nichi Vendola e del suo compagno, il problema si era riproposto con Tiziano Ferro e Victor Allen e recentemente con Ana Obregón, l’attrice spagnola di 68 anni che è ricorsa alla maternità surrogata, sempre negli Stati Uniti, per esaudire il desiderio di suo figlio Aless Lequio, di avere comunque un erede, dopo la sua morte, avvenuta nel 2020, in seguito ad un tumore. Il seme congelato del figlio è stato utilizzato per fecondare un ovulo di una signora “ospitante”, dietro lauto compenso.

La verità sul fenomeno dell’utero in affitto o maternità surrogata

Su questo fenomeno si è diffusa una polemica che serve più a nascondere che a chiarire i reali contorni del problema. La madre surrogata, va detto con chiarezza, è una donna che sceglie in maniera libera, autonoma e volontaria, di ospitare nel proprio utero un embrione sviluppato attraverso le tecniche di fecondazione in vitro, di favorirne lo sviluppo fino alla fine della gravidanza compreso il parto. Non è detto che sia lei la madre biologica, perché l’ovulo di solito ospita un ovocita già fertilizzato con uno spermatozoo di altri due donatori.

Tale percorso rappresenta una soluzione alla impossibilità di avere figli, sia per i soggetti singoli che per le coppie che non possono intraprendere una gravidanza oppure non riescono a portarla a termine, per ragioni medico-fisiologiche o situazioni personali, di carattere psicologico o sociali.

Maternità surrogata: 250 coppie all’anno, il 90% eterosessuali. Ecco chi ricorre all’Utero in affitto

La maternità surrogata in Italia è praticata da circa 250 coppie all’anno. E oltre il 90% di chi la chiede è una coppia eterosessuale. I numeri sono riportati in una “stima empirica” del Corriere della Sera che restituisce la fotografia reale di un fenomeno gonfiato dalla propaganda politica!

Il Corriere (23 marzo 2023) fa notare che “nelle trascrizioni, in generale, sono molte di più le madri dei padri, con un rapporto stimato di nove a uno. Le coppie di donne possono fare la fecondazione eterologa all’estero, una procedura ormai facilmente accessibile in Europa, e poi partorire in Italia. I padri gay per avere figli devono o adottarne uno o ricorrere alla maternità surrogata, che è una procedura estremamente costosa e quindi preclusa ai più. E possono farlo solo in Canada e negli Stati Uniti, gli unici due Paesi in cui la gestazione per altri è legale per le coppie di uomini non residenti.”

La polemica sulle trascrizioni all’anagrafe

Nelle prime settimane del marzo 2023, si era tenuta a Milano una manifestazione di protesta contro lo stop del Viminale alla registrazione in Italia dei figli nati attraverso maternità surrogata. Elly Schlein aveva annunciato l’interesse del PD in favore della registrazione dei bambini nati da queste pratiche e per renderli in tutto e per tutto legittimi quanto gli altri, proprio per non creare ingiustizie e diversità di trattamento per dei soggetti giuridici che non sono responsabili delle azioni dei loro genitori. In questo anche la Corte di Cassazione distingue tra il no alla fecondazione surrogata e i diritti dei nati da tale pratica.

Sul fronte opposto si sostiene che riconoscere tali diritti equivale a rendere legale una pratica che in Italia non lo è. Da noi il ricorso alla maternità surrogata è vietato dall’articolo 12, comma 6, della legge 40/2004. Ciononostante diversi sono gli italiani che decidono di intraprendere tale percorso all’estero, nei paesi dove la maternità surrogata è legale e consentita.

L’avvocato Ida Parisi avverte che la Legge 40/2004 prevede, all’articolo 12, comma 6, che “…Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro…”.

Il comma 9 dello stesso articolo 12 stabilisce che: “…È disposta la sospensione da uno a tre anni dall’esercizio professionale nei confronti dell’esercente una professione sanitaria condannato per uno degli illeciti di cui al presente articolo…”.

Vogliono rendere la maternità surrogata un “reato universale”

La maggioranza di Governo annuncia parallelamente una norma per rendere reato universale la maternità surrogata, o “utero in affitto”. Significa che il reato verrebbe perseguito anche se accade all’estero. Una norma credo di difficile attuazione.

«L’utero in affitto non è realmente perseguito nel nostro Paese», ha sottolineato Eugenia Roccella, Ministro della Famiglia. “Quando si torna in Italia, il genitore biologico è riconosciuto. Il problema è che queste coppie a volte non accettano il riconoscimento del padre biologico e chiedono di essere iscritti all’anagrafe entrambi, ha spiegato la ministra alla trasmissione di Lucia Annunziata. Posizione apprezzata dal Movimento per la Vita: “Si tratta di tutelare i diritti veri, e non di crearne di fasulli”, dice la presidente Marina Casini. Di “pratica immorale e incivile parla anche l’Associazione famiglie numerose. Ma è bufera sul presidente della Commissione cultura, Federico Mollicone (Fdi), che, ospite di Omnibus su La7 ha definito la maternità surrogata un reato “più grave della pedofilia”. (Avvenire ,21 marzo 2023 – Angelo Picariello)

Il dibattito politico è parlarsi tra sordi

Un fitto scambio di accuse e di frasi al fulmicotone investe i due schieramenti parlamentarI, coinvolgendo anche i sindaci e i giudici della Corte di Cassazione.  La sinistra accusa il centro destra di parlare per slogan, di fare di una questione amministrativa un problema ideologico, trincerandosi dietro il fatto che vi siano coinvolte “coppie” omosessuali. Mentre questa pratica della maternità surrogata riguarda più del 90% famiglie eterosessuali, con problemi ad avere figli.

Comunque, non si pone il fatto di consentire la maternità surrogata anche in Italia ma solamente di dare ai figli nati da queste procedure una legalità identica agli altri. Di non creare cittadini con meno diritti tra chi è venuto al mondo in quel modo, non per sua scelta. Si parla di “mercato dei bambini e turpe pratica dell’utero in affitto” ma non c’è nessun mercato. I bambini sono figli di almeno uno dei due coniugi etereosessuali e quando la donatrice è consapevole e libera nella scelta che fa. E comunque la pratica è già fuori legge da noi, non vorrete decidere sulle leggi degli altri voglio sperare?  E del bambino che ne vogliamo fare? Ha diritto a un certificato di nascita, lo stato di cittadino italiano, di godere di assistenza sanitaria, diritto allo studio ecc.?

Dov’è consentita la maternità surrogata e con quali differenze

La scelta di un Paese piuttosto che un altro, si basa sul fatto che la gestazione d’appoggio, segue regole diverse. In Repubblica Ceca, Olanda, Romania e Armenia, la pratica è “tollerata”, quindi priva di una regolamentazione esplicita ed effettuata con criteri stringenti solamente in strutture pubbliche. In India, Cambogia, Thailandia, Russia e Messico, le donne possono affittare il proprio utero ma non donarlo. Gli aspiranti genitori devono pagare. In Brasile, Sud Africa, Australia, Nuova Zelanda e Inghilterra, la maternità surrogata è consentita solo se la gestante non ci lucra sopra, non ricevendo alcun pagamento. Gli Stati Uniti sono l’unico paese che autorizzano entrambe le pratiche: sia dietro compenso economico, sia come dono. Negli altri paesi la pratica è vietata.

Un costo molto variabile ma comunque alto

Per chi sceglie gli Stati Uniti, come nel caso di Nichi Vendola, il costo per avere un figlio, scrive il New York Times, si aggira tra i 100 e i 170 mila dollari. In Messico, come si legge sempre sul quotidiano newyorkese, il prezzo si abbassa a 64 mila dollari (la madre biologica, di questi, ne riceve 14). La maternità surrogata è possibile in Olanda e Grecia (con 67.000 dollari) in Portogallo solo fra coppie etero, che non possano avere figli.

Nel Regno Unito è consentita esclusivamente per i cittadini britannici e a titolo gratuito. Si può effettuare anche in  Messico, in Thailandia, in Nepal e in Guatemala. Il costo della maternità surrogata in Georgia parte da 47.200 euro. Vi sono alcuni paesi che la consentono ma senza fini di lucro, quindi senza pagare la donna che mette a disposizione il proprio utero, come Australia, Canada e Sud Africa. In India è legale e costa tra i 20.000 e i 40.000 dollari.  Foreign Affairs parla della situazione in India, dove il settore frutta 400 milioni di dollari l’anno, con oltre 3mila cliniche specializzate. Ma Nuova Delhi, ultimamente, ha scelto di limitare il “turismo” della maternità surrogata. La donna che porta in grembo un figlio di una coppia straniera – circa il 20% del totale – sarà pagata sette volte di più rispetto ad uno di una coppia indiana. Anche la Thailandia ha ristretto la possibilità di ricorrere all’utero in affitto, solo alle coppie con almeno un componente thai.

Chi, nel vecchio continente, vuole un figlio, per motivi geografici ed economici, sceglie più facilmente l’Est. Il Paese di Vladimir Putin era considerato tra i paesi più permissivi: non c’erano limiti per coppie etero od omosessuali ed era possibile comprare sia ovuli che gameti. Dal 24 maggio 2022, però, la Russia ha vietato la maternità surrogata per i cittadini stranieri. In Israele dal 2022 la pratica è estesa anche alle coppie dello stesso sesso. Un bel caleidoscopio.

C’è chi riconosce il passaporto o nessun diritto al nascituro

Negli Stati Uniti e in Canada, i bambini, alla nascita, ricevono subito la cittadinanza e il passaporto, quindi non hanno problemi nella trascrizione dei certificati di nascita. Il costo della maternità surrogata in Ucraina parte da 43.000 euro. In Russia e Ucraina, tuttavia, i bambini nascono apolidi: non hanno nessuna cittadinanza, finché non acquisiscono quella del paese dei genitori. Questa può essere acquisita con la trascrizione allo stato civile del certificato di nascita con un’autorizzazione del consolato. Con questa possono uscire dal territorio in cui sono nati. Il consolato, però, nel corso della procedura può segnalare alla procura il sospetto che si tratti di utero in affitto, e, al rientro in Italia, le coppie sono soggette a un procedimento penale per “alterazione di stato di nascita”. Questo reato è punibile con la reclusione da 3 a 10 anni.

La punizione, in realtà, raramente viene inflitta. Dal 2004 ad oggi ci sono stati solamente pochissimi casi in cui si è arrivati a un processo penale.

Per lo meno regolamentiamo la vita dei figli

È evidente che la situazione di confusione favorisce le pratiche in cui con i soldi tutto si risolve. Aggiungendo un’altra ingiustizia alle tante che già devono affrontare questi genitori in cerca di una maternità che dia loro un figlio. Non credo che si possa regolamentare una materia così delicata con accordi internazionali, che riguardino tutti i paesi. Il Far West durerà ancora a lungo e ci saranno sempre Stati che si approfitteranno di questo desiderio naturale per ricavarne dei vantaggi. Per quanto si voglia combattere la pratica nel proprio Paese, non si potrà fermare il desiderio di realizzare un sogno. Per lo meno non aggiungiamo altre sofferenze a quei figli ai quali, per fortuna o per disgrazia, è toccato nascere in questo modo.