Next Generation Eu, Conte “affila le armi”, ma il suo omologo Rutte lo gela

All’avvio del Consiglio Europeo, il Premier olandese afferma che c’è il 50% di probabilità di raggiungere un accordo. Ma intanto subisce una prima sconfitta sul Recovery Fund

consiglio europeo

La sede del Consiglio Europeo

Il Consiglio Europeo straordinario è appena iniziato, e già il fantomatico Next Generation Eu sembra tenere fede al suo nome. Nel senso che, a voler essere ottimisti, i tanto decantati fondi per uscire dalla crisi da Covid-19 li vedrà forse la prossima generazione comunitaria. Almeno a sentire il modo in cui i nostri cosiddetti partner hanno gelato le ambizioni del bi-Premier Giuseppe Conte.

Next Generation Eu, una trattativa in salita

«Mi aspetto trattative molto, molto difficili». Così la Cancelliera tedesca Angela Merkel, arrivando a Bruxelles per il Consiglio Ue, ha dato la misura della delicatezza del momento. «Le differenze» tra i vari leader «sono ancora molto, molto grandi e non possiamo prevedere se riusciremo a raggiungere un risultato».

Divergenze di cui si è detto consapevole anche l’ex Avvocato del popolo, che ha esortato una volta di più i Ventisette a raggiungere un’intesa. «Non nell’interesse solo della comunità italiana e dei cittadini italiani che hanno sofferto e stanno soffrendo molto, ma nell’interesse di tutti i cittadini europei».

Un mantra che il Signor Frattanto va ripetendo da settimane, anche durante il tour continentale di preparazione del vertice odierno. «Non è una partita contabile, la posta in gioco è l’Europa», aveva avvertito per esempio dopo l’ultimo incontro, quello con il Presidente francese Emmanuel Macron. Il quale, al suo arrivo nella capitale belga, ha a sua volta parlato della posta in palio.

«Stiamo vivendo una crisi inedita dal punto di vista sanitario ed economico» ha dichiarato Monsieur Le Président, «è in gioco il nostro progetto europeo». E ha aggiunto che «insieme alla cancelliera Merkel e al presidente Michel faremo di tutto perché si trovi un accordo». La strada, però, appare quanto mai in salita.

Il muro dei Quattro Frugali

«Vedo poco meno del 50% di possibilità di raggiungere un accordo entro domenica». A portare una ventata di ottimismo è stato il Premier olandese Mark Rutte, capofila dei Quattro Frugali che comprendono anche Austria, Danimarca e Svezia. Le Nazioni maggiormente contrarie all’attuale proposta sul Next Generation Eu, e segnatamente al Recovery Fund, il piano da 750 miliardi della Commissione Ue.

Rispetto alla formulazione della presidente Ursula von der Leyen, i rigoristi nordici chiedono di ridurre l’entità complessiva del fondo. Nonché di rimodulare il rapporto tra sovvenzioni (500 miliardi) e prestiti (250 miliardi), considerato troppo sbilanciato verso i sussidi. E, infine, di imporre rigide condizionalità a quegli Stati che volessero beneficiare dei finanziamenti.

Inoltre, per buona misura Rutte insisteva sull’idea che i piani nazionali di riforme venissero approvati dal Consiglio Ue all’unanimità. Che in pratica avrebbe significato che ogni singolo Paese membro dell’Unione Europea avrebbe avuto il diritto di veto.

Una richiesta che Giuseppi aveva preventivamente definito «non in linea con le regole europee» – e nemmeno con la «linea rossa italiana» di una risposta adeguata e concreta. E che, in pieno vertice, ha liquidato come «incompatibile con i Trattati e impraticabile sul piano politico».

Ma, soprattutto, una richiesta che non è passata. Secondo il Presidente del Consiglio Ue, il belga Charles Michel, la Commissione Europea dovrebbe condurre una valutazione, su cui il Consiglio delibererà a maggioranza qualificata.

Next Generation Eu, si affilano le armi

Che non tiri una buona aria per i tulipani lo ha confermato anche l’asse italo-francese su un’istanza chiave per i rigoristi. Il meccanismo di sconti (i rebates) che consente ai Quattro Frugali – e alla Germania – di risparmiare 6,4 miliardi di contributi al Bilancio Ue. Che l’Olanda vorrebbe rafforzare, e su cui sia l’inquilino di Palazzo Chigi che quello dell’Eliseo hanno minacciato di porre il veto.

Forse il BisConte si riferiva anche a questo quando, scherzando (ma fino a un certo punto), aveva affermato di star «affilando le armi». È vero che ne uccide più la lingua che la spada. Ma entrambe sono sensibili dal lato del portafogli.

Sapremo presto se questa mossa basterà a sgretolare il muro oranje. O meglio, visto il contesto, se la diga inizierà a mostrare qualche crepa.

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