Non è tempo per la Messa, bisogna ancora attendere che arrivi il permesso di celebrare e assistere alla messa. E in questi giorni di pandemia è stata soprattutto la preghiera l’espressione dei fedeli più penalizzata. Con la chiusura dei luoghi di culto il momento devozionale si è spostato nelle case in forma solitaria ma non basta. Il senso di comunità e di vicinanza viene a mancare inesorabilmente, e quindi anche la condivisione spirituale. In tempi in cui la tecnologia sembra aver accorciato tutte le distanze, neanche i nuovi strumenti digitali possono rimpiazzare lo spirito della preghiera collettiva. Se guardiamo in streaming la funzione religiosa non vuol dire che stiamo partecipando, stiamo solo ascoltando una semplice predica. Perché la preghiera ha delle condizioni.
Per partecipare a una preghiera collettiva si deve condividere lo stesso spazio fisico con i sacerdoti e gli altri fedeli. Anche lo stesso andare e tornare dal luogo di culto non è una semplice abitudine ma cambia di volta in volta. Ci apre sempre a nuove prospettive, a nuovi incontri, a riflessioni e confessioni, a confronti e piccoli esempi di solidarietà e vicinanza con le persone in difficoltà fisiche e morali… Tutto questo viene a mancare, in tempi di pandemia e le strade, le case, le piazze, che in tempi normali attraversiamo per recarci nei luoghi religiosi, aspettano con ansia il ripopolamento spirituale. Non è tempo per la Messa ma le campane continuano a suonare.
Manlio Milana
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