Omicidio carabiniere: “Evitiamo la dodicesima coltellata a Cerciello Rega”

Il generale Nistri ai funerali del carabiniere ucciso chiede di fermare le polemiche

Mario Cerciello Rega

Mario Cerciello Rega

Una folla attonita e commossa ha gremito la chiesa di Santa Croce a Somma Vesuviana, dove solo un mese e mezzo fa il Vice Brigadiere Mario Cerciello Rega sposava la sua Rosa Maria, e dove è dovuto tornare per il suo ultimo viaggio. Non è stato circondato solo dall’amore di parenti e amici, ma anche dall’affetto dei suoi colleghi delle forze dell’ordine, di sacerdoti come don Patriciello – e non è mancato l’omaggio dei rappresentanti delle istituzioni: dai vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio al Ministro della Difesa Elisabetta Trenta, dal vicepresidente del Senato Ignazio La Russa al presidente della Camera Roberto Fico, al sindaco di Roma Virginia Raggi.

Ma, soprattutto, c’è stato l’abbraccio di tante persone normali che, pur non conoscendolo, hanno voluto onorare la memoria del carabiniere barbaramente ucciso a Roma con undici (non otto) coltellate. Un delitto così efferato da aver spinto moltissimi a manifestare il desiderio di aiutare economicamente la famiglia di Cerciello Rega: per rispondere alle numerose richieste, il Comando Generale dell’Arma ha comunicato gli estremi del conto corrente bancario su cui è possibile effettuare i versamenti a favore dei familiari del Vice Brigadiere scomparso. In primis, naturalmente, la vedova Rosa Maria che, al termine delle esequie, ha letto un commovente testo, diffuso da anni su Facebook, che spiega cosa significhi essere moglie di un Carabiniere, prima di ripetere in lacrime le sue promesse nuziali.

«Mario era fiero di essere Carabiniere, e come tale aiutava tutti quelli che incontrava sul suo cammino, nessuno escluso» ha ricordato durante la celebrazione monsignor Santo Marcianò, Ordinario militare per l’Italia. «Basta piangere servitori dello Stato, figli di una nazione che sembra aver smarrito quei valori per i quali essi arrivano a immolare la vita!» è stato il suo grido.

Alla sua voce si è unita quella del Comandante generale dell’Arma, Giovanni Nistri, che ha chiesto per Cerciello Rega rispetto e riconoscenza. «Il cuore di Mario è stato trafitto da undici coltellate, è bene che noi tutti si eviti la dodicesima» ha affermato, con riferimento alle polemiche scatenate dalla foto che ritrae Christian Gabriel Natale Hjort bendato e ammanettato all’interno di una caserma romana.

Sulla stessa lunghezza d’onda il Ministro Di Maio che, evidenziando come l’Arma abbia già punito il responsabile, non ha risparmiato una frecciata al Partito Democratico: «Quella foto non è bella» ha dichiarato, «ma parlare ogni giorno quasi più del ragazzo bendato che del nostro carabiniere ucciso significa buttarla in caciara» (al lettore l’onere di decidere se la stoccata consista in realtà nell’esserci arrivato perfino lui).

D’altronde, se i media americani, dalla CNN alla CBS al Washington Post, sono comprensibilmente rimasti sconcertati dallo scatto, il Dipartimento di Stato americano ha scelto la linea del silenzio e della cautela. I recenti sviluppi, dopotutto, non depongono a favore dei due studenti: per esempio, l’autore materiale del delitto, il 19enne Finnegan Elder Lee, ha affermato di non aver capito di avere di fronte due Carabinieri, ma Andrea Varriale ha riferito che sia lui sia Cerciello Rega si erano qualificati come militari dell’Arma esibendo anche i propri tesserini di riconoscimento. Né risulta credibile Hjort, che ha sostenuto di non sapere che il sodale avesse un coltello, benché l’arma sia di dimensioni tali che non poteva non essere vista, come hanno annotato i magistrati.

Non a caso, il Gip di Roma ha disposto il carcere per gli accusati giudicando concreti sia il pericolo di fuga (dato che avevano già le valigie pronte per perdere le proprie tracce) sia il rischio di reiterazione del reato, alla luce della disponibilità di armi di elevata potenzialità offensiva. Durissimi, poi, i rilievi sulla condotta dei teenager californiani, che secondo l’ordinanza testimonia «la totale assenza di autocontrollo e capacità critica, evidenziandone la pericolosità sociale». Nessuno dei due, insiste il Gip, «ha dimostrato di aver compreso la gravità delle conseguenze delle proprie condotte, mostrando un’immaturità eccessiva anche rispetto alla giovane età e al grado di violenza che connota le condotte di entrambi».

Un comportamento che non si può spiegare (o almeno non completamente) con l’alterazione dovuta all’alcool, alla droga, agli psicofarmaci – e certamente non si può in tal modo giustificare. «Chi pecca da ubriaco» sosteneva Aristotele, usando comunque il verbo con un’accezione diversa dalla nostra, «pecca due volte: la prima perché ha peccato, la seconda perché era ubriaco».

Restano comunque gli applausi scroscianti che hanno salutato il feretro di Cerciello Rega sia all’arrivo in chiesa che al termine della funzione, i palloncini bianchi liberati nell’azzurro, e le emozionanti parole dell’arcivescovo Marcianò: «Non chiediamo al Signore perché ce lo ha tolto, ringraziamolo per avercelo donato». E mostriamoci degni del dono incomparabile che il Vice Brigadiere è stato.

Anche le polemiche sulla foto di Hjort bendato offendono la memoria di Cerciello

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