Categorie: Cronaca

Omicidio Gabriel: “Donatella Di Bona, succuba del marito, si incolpa”

Pubblichiamo e riceviamo dal criminologo Carmelo Lavorino:

"Considerato quanto è apparso sui mezzi d'informazione ieri e oggi a proposito di Donatella Di Bona e dell'uccisione del piccolo Gabriel, desidero stigmatizzare che Donatella Di Bona, madre 28enne con evidenti problemi psichici, debole anche fisicamente e con un peso di soli kg 38, succube di un uomo e terrorizzata dalla scena della morte violenta del proprio bambino (tanto da addossarsi colpe non sue), si sente intimamente e moralmente responsabile per non avere avuto la forza di impedire quello che è accaduto: la morte del figlioletto. E se ne fa una colpa enorme, anche perché stressata dalla scena di morte vista, dalla sofferenza estrema e dalla disperazione vissute, dal senso di colpa e dalla frustrazione che la dominano, dalla non accettazione dell'accaduto, dal caos mentale che l'ha obnubilata.

Gli elementi e i dati oggettivi che balzano agli occhi mi fanno ritenere tre aspetti molto importanti: 1) che il delitto è stato commesso nel campo oltre la curva di via Termini di Piumarola, proprio il punto che la Di Bona ha indicato sin dall'inizio come il teatro della tragedia; 2) che Nicola Feroleto era presente al fatto e le tracce criminalistiche, comportamentali, testimoniali e telematiche sembrano deporre in tal senso; 3) che la Di Bona ha sempre accettato supinamente ciò che le veniva imposto dall'amante Feroleto pur di non perdere l’oggetto amato (cioè lui, le sue attenzioni e l'autostima che queste le procuravano): tale meccanismo somiglia molto a quello che colpisce le donne maltrattate le quali, sentendosi sempre imperfette, inadeguate, con un basso livello di autostima, tendono a giustificare i comportamenti violenti del compagno sentendosi sempre in difetto, arrivando a dare ragione ai compagni che le picchiano in considerazione della loro insufficienza.

Tutto ciò spiega come mai una madre non ce la faccia a intervenire a bloccare pur assistendo alle violenze dell'amante sul proprio bambino, per poi manifestare grossi sensi di colpa sino ad autopunirsi ed a stravolgere la realtà autoaccusandosi, anche in seguito alle pressioni, alle minacce ed agli ordini ricevuti. Basti pensare che Donatella Di Bona prima ha dichiarato di essere stata investita assieme al bambino, poi di averlo ucciso lei così togliendo il Feroleto dalla scena del crimine e…proteggendolo (sic!)…ora dai mezzi d'informazione emerge un'altra verita".

Carmelo Lavorino, criminologo

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Redazione

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