Omicidio Willy colpa di arti marziali e politica? La risposta di due maestri

Ma le Arti Marziali sono davvero così pericolose e stimolanti, in negativo, di comportamenti come il bestiale omicidio di Willy?

Omicidio Willy, arti marziali

Arti marziali

I fatti di Colleferro, della brutale uccisione del giovane Willy Duarte Monteiro, hanno scosso l’opinione pubblica e sono divenuti “virali” sui social e sul web trasformandosi nel l’argomento più discusso e inflazionato del momento scatenando numerose polemiche.

Omidicio di Willy colpa di politica e arti marziali?

Tra accuse, riflessioni più o meno argute e centrate, responsabilità e dintorni, l’opinione pubblica e i media si sono concentrati soprattutto su due elementi: L’Estrazione Culturale e politica dei giovani coinvolti, con ad esempio le dichiarazioni di Chiara Ferragni sulla relazione tra “subcultura subfascista” e stile di vita discutibile e al limite della delinquenza (frasi che tanto hanno fatto discutere); Le arti marziali che i ragazzi praticavano e il pericolo del loro insegnamento, in particolare la (le) MMA (Mixed Martial Arts), come retroterra ideale per violenti, facinorosi e picchiatori di professione.

Il ruolo delle arti marziali nella vicenda

Ma le Arti Marziali sono davvero così pericolose e stimolanti, in negativo, di comportamenti talmente riprovevoli? 

Davvero tra i praticanti e insegnanti serpeggia questa facilità di attrarre figure dedite alla delinquenza o a comportamenti illeciti e violenti?

Proviamo a capirci qualcosa con la testimonianza di due Maestri di Arti Marziali, di due estrazioni diverse, Muay Thai l’uno, Kung Fu e Jeet Kune Do, l’altro. Ma con in comune la passione per l’insegnamento di grandi e piccoli come stile di vita e passione. Li abbiamo intervistati sulla vicenda del giovane Willy per avere una visione più centrata sul tema.

Una vita tra le Arti Marziali

Le parole di Gianluca Colonnese sulla vicenda. Figlio d’arte (del noto Maestro Alessandro Colonnese), KRU di Muay Thai, Coach della Nazionale Italiana della disciplina, Direttore Tecnico del Tempio delle Arti Marziali di Roma, promoter dei più importanti eventi di Muay Thai (e non solo) in Italia come il Fighting Spirit e Thai Fight nonché allenatore personale di molti campioni.

I fatti di Colleferro, tra sconcerto e incredulità, come hai preso la notizia?

  • È stata una notizia terribile dal punto di vista umano e sociale e non credo si possano trovare parole adatte in una circostanza così tragica e delicata

Cosa pensi delle accuse rivolte ai ragazzi, “considerati i colpevoli” della morte del giovane Willy, collegate alle arti marziali che praticavano?

  • So per certo perché è il mio lavoro ed è la mia vita da 29 anni che non ci sia un nesso fra le due cose. Queste 2 persone, se così possiamo definirle, avrebbero potuto praticare anche le bocce ma se sei uno marcio dentro sarebbe venuto fuori comunque.

MMA cos’è e perché è tanto mal vista dall’opinione pubblica? È considerata Arte Marziale alla stregua delle altre? 

  • L’ Mma come tutte le discipline di contatto sono spesso sotto accusa e credo che questo dipenda dalla poca conoscenza che ci sia nelle persone riguardo le arti Marziali, per noi è uno stile di vita, non è sport e dico con consapevolezza che siamo i primi a condannare questo tipo di episodi e vorremmo che la gente si avvicinasse più a questo ambiente e imparasse a conoscerne i valori.

Cosa insegnano le arti marziali ai più giovani e anche chi le pratica anche in età adulta?

  • Insegnano il rispetto, insegnano la consapevolezza di sé stessi. Insegnano l’autocontrollo e la fiducia in sé stessi. E sono solo alcuni dei benefici che esse offrono, se insegnate con professionalità e umanità.

Pensi ci sia comunque una attrazione maggiore per alcuni tipi di arti marziali come la MMA per i più violenti o facinorosi? 

  • Forse potrebbe esserci un collegamento, ma è proprio lì, in tali eventualità, che si riconosce e distingue un VERO e BRAVO maestro di arti Marziali.

C’è un legame tra politica e arti marziali?

  • Non credo assolutamente che ci sia un legame fra i 2 mondi.

Un tuo pensiero per la famiglia di Willy e per chi subisce violenze.

  • Non credo ci sia un pensiero che possa aiutare in un momento simile ma credo che il coraggio di Willy sia di esempio per tutti noi e mi stringo alla famiglia in questo momento di immenso dolore.

Qui invece le parole di Daniele Renzi Instructor per adulti e ragazzi di Jeet Kune Do, Kung fu, Sanda e Difesa Personale, titolare per anni di una palestra e anche direttore tecnico di Fitness nonché ufficiale di gara certificato di competizioni marziali nazionali ed internazionali per le Arti Marziali Cinesi per l’Unione Italiana Kung Fu Tradizionale, tra le community di Kung Fu più note in Italia.

I fatti di Colleferro, tra sconcerto e incredulità, come hai preso la notizia?

  • La notizia mi ha suscitato profonda tristezza e rabbia e soprattutto una gran voglia di giustizia.

Cosa pensi delle accuse rivolte ai ragazzi, “considerati i colpevoli” della morte del giovane Willy, collegate alle arti marziali che praticavano?

  • Non c’è nessun collegamento e non reputo ci sia, come maestro non mi sono sentito tirato in causa in nessun modo. È stata una facile strumentalizzazione, il giornalismo in Italia estremizza le situazioni e ha strumentalizzato anche questo legame, che ovviamente non c’è. I balordi e la malavita ci sono da sempre e prima della MMA.

MMA cos’è e perché è tanto mal vista dall’opinione pubblica? È considerata Arte Marziale alla stregua delle altre? 

  • Lo dice la parola: Mixed Martial Arts (Arti Marziali Miste). Sono estrapolate da altre arti marziali e da concetti come BJJ o Muay Thai, boxe. Sono malviste per il contesto, il contesto di uno scontro in una gabbia attira molto di più l’attenzione e fa venire in mente scontri non regolamentati, che vanno oltre la disciplina, ma questo è solo uno specchio. Ci sono dei regolamenti chiari, ci sono delle federazioni nazionali ed internazionali che gestiscono il tutto. Ma è la gabbia e il contesto che spesso ricorda la lotta di strada associata a qualcosa di senza regole, ma non è così.

Cosa insegnano le arti marziali ai più giovani e anche a chi le pratica in età adulta?

  • Si parte da una parola: disciplina, è il primo step soprattutto in età giovanile. Anche con gli adulti l’approccio non cambia molto, si gioca sulla preparazione, sulla consapevolezza dei propri mezzi. Sul concetto di pericolo e accrescimento della sicurezza che aumentano col tempo la percezione e evitano che ci si di trovi in alcune situazioni di rischio. Non si vogliono creare queste situazioni, è proprio il contrario, si vuole evitarle anche qualora ci si trovi. Il messaggio è proprio opposto a quanto accaduto. Si parla di disciplina, di rispetto, dello stare insieme e preparazione per queste situazioni. 

Pensi ci sia comunque una attrazione maggiore per alcuni tipi di arti marziali come la MMA per i più violenti o facinorosi? 

  • Come dicevo prima: è il contesto che lo porta, il palcoscenico, i media che lo hanno spinto e che hanno attirato di più. Ma figure come Mc Gregor, le organizzazioni Bellator e Ufc negli ultimi anni hanno dato maggior risalto e l’hanno regolamentata e oggi è più seguita anche da media, sponsor e via dicendo.

C’è un legame tra politica e arti marziali?

  • La politica ha legame con tutto, la politica entra in tutto, basti pensare agli ultimi mesi e al Covid, la politica è ovunque. Il legame lo si crea dove si vuole.

Un tuo pensiero per la famiglia di Willy e per chi subisce violenze.

  • Il pensiero è di vicinanza alla famiglia, una notizia così assurda così tremenda prodotta da una situazione generale di valori. Un sistema che ha bisogno di tempo per essere migliorato.

Valori, Contesti e prospettive

Le parole dei due insegnanti, che ben rappresentano le numerose testimonianze dell’ambiente marziale, sono chiare. Il problema non sono le Arti Marziali in quanto tali ma l’educazione, i contesti, le scelte di famiglie e di educatori a diverse latitudini.

Di sicuro è in atto nel nostro Paese e soprattutto nel mondo occidentale un progressivo svilimento di alcuni valori cardine del nostro ecosistema culturale, soprattutto del secondo dopoguerra: tolleranza, rispetto, civiltà.

C’è stato, come spesso si dibatte, un graduale depauperamento dei contesti educativi principali. Soprattutto per i giovani, che erano il vero pilastro nel nostro passato: FAMIGLIA e SCUOLA. 

Il degrado nella socialità e nei rapporti umani inizia e si sviluppa proprio laddove mancano ancoraggi chiari e punti di riferimento sicuri. Vengono sostituiti da altri esempi, dall’imitazione di atteggiamenti apparentemente apprezzabili che attecchiscono più facilmente sui più giovani.

In questo contesto la morte di Willy rappresenta in modo cristallino la situazione attuale (in attesa comunque di riscontri e chiarimenti).

Non sono la politica, la MMA, i social, i videogame il problema, ma lo spaesamento che deriva dall’approcio ad essi in assenza degli strumenti utili a maneggiarli. E’ su questo che si dovrebbe dibattere e riflettere consapevolmente evitando le facili strumentalizzazioni e centrando in maniera più definita il vero problema.

Fabrizio Ribelli

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