Ospedali Roma nel caos: pazienti in isolamento nelle ambulanze, 118 non regge

Ambulanze bloccate nei cortili degli ospedali di Roma: ci sono perfino persone in isolamento in auto e nei mezzi di soccorso

Ambulanze nel cortile di un ospedale romano

Ospedali di Roma allo stremo. Moltissimi lettori ci hanno scritto e chiamato per raccontarci esperienze disarmanti che accadono nelle strutture sanitarie in questi giorni.

Il 118 non riesce più a reggere la mole di lavoro delle chiamate. Molti cittadini per poche linee di febbre chiamano l’ambulanza. Sempre più spesso le ambulanze restano bloccate nei cortili dei pronto soccorso perché gli ospedali non hanno stanze e barelle dove accogliere i pazienti. Bloccando così i mezzi che che non possono andare a prendere altre persone. Vediamo persino pazienti in isolamento nelle ambulanze perché non c’è posto per ricoverarli in ospedale.

Ospedali di Roma nel caos e l’interpretazione dei protocolli

All’ospedale San Giovanni di Roma per esempio è arrivato un uomo in seguito alla caduta da un tetto. E’ stato messo in isolamento perché vive in una baracca, senza che vi sia alcun contatto con positivi o che abbia sintomi del Covid. Questo mostra come i protocolli vengano interpretati in maniera soggettiva e non sempre comprensibile. Anche un paziente nato in Bangladesh, caduto in casa, senza alcun contatto con il contagio da Covid, è stato messo in isolamento. Senza alcuna ragione clinica.

Automobili private e non solo ambulanze che vediamo affollare i cortili di molti ospedali romani, sono piene di persone che attendono di essere visitate. Diventa sempre più difficile in queste condizioni distinguere coloro che hanno una reale urgenza di cure e coloro che sono un codice verde o arancione.

Eppure i Medici di base, i pronto soccorso per codice bianco, il pronto soccorso infermieristico, sono tutte strutture che potrebbero accogliere la maggior parte di coloro che si riversano nei pronto soccorso, ma questo non avviene.

Un altro elemento che aggrava la situazione è il fatto che la Regione Lazio continua a tenere una sorta di monopolio su tamponi rapidi e molecolari, mentre le altre regioni hanno aperto anche ai privati. Una criticità che è dovuta anche ai medici di base. Il medico di base spesso indica il 118 per una lieve influenza. Non c’è un medico di base che vada a visitare il paziente a casa. Non c’è un fronte di filtraggio tra il paziente e gli ospedali. Gli operatori delle ambulanze non possono legalmente rifiutare di caricare un cittadino per portarlo in ospedale, per quanto possano cercare di convincere laddove non sia il caso di utilizzare il servizio emergenza del 118.

La Regione Lazio e la questione Medici di Base

Non c’è nessuna figura nella Regione Lazio che formi, prepari e che poi controlli, l’operato e il numero di pazienti visitati a domicilio, dai medici di base. Anche i medici di base del resto non hanno ricevuto strumentazioni o strutture particolari per gestire pazienti sospetti Covid. Il pronto soccorso subentra per la presenza di una difficoltà respiratoria, non per prescrivere una tachipirina. Anche per quanto riguarda le strumentazioni ci sono responsabilità della Regione Lazio; i tamponi rapidi non si trovano, la Protezione Civile li sta sequestrando come ha fatto con guanti e mascherine nel periodo del lockdown. Questo è quello che accade quando la paura e la comunicazione della paura hanno il sopravvento sulla collettività.

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