Roma Campidoglio, il Sindaco chirurgo e il cittadino paziente

Glielo hanno spiegato, quando faceva il chirurgo, che spesso l’operazione riesce ma il paziente muore?

Su Repubblica di venerdì un’interessante intervista al sindaco Marino. Repubblica per diversi giorni gli ha servito un “piattino” indigesto, che dimostra l’inefficienza e l’inefficacia della sua amministrazione su molti versanti e, in particolare, su quello delle languenti iniziative culturali della Capitale. Il sindaco si difende dicendo che è colpa della crisi, ma che va tutto bene, perché ci sono migliaia di visitatori ai Musei Capitolini e che, pur mancando i soldi, riuscirà a fare cose straordinarie e meravigliose.

Repubblica gli fa notare che di queste cose meravigliose, per ora, nemmeno l’ombra e la sua popolarità è in calo vertiginoso su tutti i fronti: quello di chi l’ha votato, di chi sperava che facesse qualcosa di buono e, ovviamente, di chi non l’ha votato. Quindi di tutti o quasi. Ma lui dice che i romani sono felici di avere un sindaco che va in bicicletta anziché con l’auto blu.

Tu leggi e ti chiedi se ci fa o ci è (ma nessuno ancora ha la risposta) perché non si è accorto che i romani non gli avevano chiesto di andare in bicicletta e rinunciare all’auto blu (che poi era la Multipla di Alemanno, che di auto blu ha sinceramente poco) ma di fare qualcosa per una città lasciata economicamente agonizzante e civilmente prostrata dagli scandali dal suo predecessore.

Tutti gli chiedono un cambio di marcia, ma lui dice che ad ogni semaforo dove si ferma con la bicicletta, la gente gli mette le mani sul manubrio (forse è questo il problema, l’educazione e la pazienza dei romani? Se gli mettessero le mani al collo capirebbe prima?) per descrivergli in dettaglio la buca che ha davanti casa e quindi ne deduce che la gente ha ancora fiducia in lui. Eh, già, certo, secondo lui invece i cittadini a chi dovrebbero dirlo delle buche stradali, all’Uomo Ragno?

Insomma o non vede (che sarebbe male) o fa finta di non vedere (che sarebbe peggio) ciò che succede nella città che gli abbiamo affidato ormai da più di un anno.

Repubblica, in conclusione, gli chiede se è più difficile fare il sindaco o il chirurgo. Ancora prima gli aveva chiesto se pensa di riuscire, alla fine, a convincere i romani. La sua risposta è ineffabile: “Molto più difficile fare il sindaco, in sala operatoria devi salvare una vita umana per volta. Ma non sono preparato psicologicamente alla sconfitta, non posso che vincere”.

Ora capisco che il chirurgo debba sempre pensare di farcela a salvare il paziente, ma glielo hanno spiegato, quando faceva il chirurgo, che spesso l’operazione riesce ma il paziente muore?

E siccome in questo caso il paziente siamo noi romani e la nostra meravigliosa città, speriamo bene…

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