Roma, il traffico in città preoccupa i romani più delle tasse

Da un’indagine prima delle ultime elezioni, risulta che i romani considerano la mobilità e il traffico il primo problema

La mobilità romana – traffico, parcheggio e trasporto pubblico – è la nota dolente, a volte quasi drammatica, della vita quotidiana della Capitale.

Da un’indagine sviluppata da un’agenzia demoscopica prima delle ultime elezioni comunali, risulta che i romani considerano la mobilità ed il traffico, il primo problema da risolvere. Pensate, il traffico preoccupa l’85% dei romani, molto più della disoccupazione o delle tasse! 

Il sindaco che dovesse riuscire a risolvere il problema del traffico – o almeno a migliorare la mobilità pubblica di Roma – entrerà nella storia di questa città; non dico come Giulio Cesare, ma quasi.

Il problema si trascina da decenni, senza trovare soluzione. Anzi, si aggrava sempre più, nonostante i provvedimenti adottati nelle varie epoche.

Negli anni ’70 si è realizzata la linea A della metro e si è completato l’anello del GRA; negli anni ’80 si è realizzata la tangenziale est; negli anni ’90 si è ampliato il GRA con la terza corsia, finita purtroppo solo di recente e infine, negli ultimi anni, si è completata e potenziata la tangenziale est e si sono prolungate le linee delle metro A e B.

Eppure la situazione peggiora. Perché?

Le cause sono molte: prima tra tutte il modo nel quale cresce la città, che continua ad espandersi in tutte le direzioni, seguendo gli interessi speculativi. Una logica confermata persino dal nuovo P.R.G. di Veltroni, che ha distribuito le nuove “Centralità” in tutte le direzioni, quindi a raggiera, facendo perdere definitivamente senso al famoso slogan della “cura del ferro” della Giunta Rutelli. E’ infatti assurdo pensare che le reti su ferro di Roma, poche e male organizzate, possano sostenere lo sviluppo in tutte le direzioni.  

Il risultato è stato la crescita esponenziale del traffico privato. Basta guardarsi intorno la sera, quando le auto si fermano, per rendersi conto che a Roma ci sono quasi più automobili che abitanti.  A queste auto, durante il giorno, si sommano quelle dei pendolari, che negli ultimi otto anni sono  aumentati del 60%.

La carenza di servizi ai cittadini e la localizzazione centrale degli uffici completano il quadro, costringendo i romani – soprattutto le madri di famiglia – a prendere l’automobile per accompagnare i figli a scuola, fare la spesa, recarsi al lavoro e assistere gli anziani.  Il traffico privato non si è ridotto nemmeno con la crisi economica e con l’aumento del costo della benzina, che pure pesa come un macigno sui bilanci famigliari.

Per risolvere il problema servirebbe un gigantesco investimento, nella mobilità pubblica e nella realizzazione di parcheggi, sia di scambio che di quartiere. Ma le casse comunali sono vuote, come dimostrano le difficoltà di finanziare i cantieri delle nuove linee della metropolitana. Tra l’altro, non dimentichiamolo, sulla Capitale incombe il rischio del fallimento, dato che il decreto “salva Roma”, che deve essere approvato entro il 28 febbraio, è messo sempre più a rischio per l’ostilità di Lega e Movimento 5 Stelle.

Quindi ci si deve accontentare di piccoli passi, piccoli provvedimenti per stimolare i cittadini a preferire i mezzi pubblici. Piccoli, quindi insufficienti a dare una vera svolta.

Ma cosa sta facendo il sindaco Marino per risolvere il problema? Le novità di questi giorni sono tre.

Innanzitutto il nuovo Piano generale del traffico. Già presentato per linee generali a dicembre e in attesa di essere approvato dalla Giunta e dall’Assemblea Capitolina. Ma è una novità importante, visto che l’ultimo Piano risale al 1999 e si fermava al GRA. Ma da allora la popolazione fuori del Raccordo è cresciuta dell’8% e quindi ci sono nuovi problemi da affrontare. Il nuovo Piano suddivide il territorio in 6 zone quasi concentriche che vanno dal centro (zona 1) fino a fino a Ostia (zona 6), passando per l'anello ferroviario (zona 2), la circonvallazione esterna (zona 3), il GRA (zona 4) e l'area extra GRA (zona 5). Gli obiettivi sono, ovviamente, quelli di stimolare l’uso del mezzo pubblico, migliorando la velocità e le frequenze dei mezzi; ma non si sa con quali bacchette magiche, visto che il traffico privato blocca, ovviamente, anche i mezzi pubblici. Ma è previsto anche l’incremento delle corsie preferenziali e la coordinazione dei semafori che sono abbastanza facili da realizzare.  Poi ci sono le piste ciclabili, il Bike sharing  e il Car sharing, che però, finora, non hanno avuto grande successo. Infine le isole pedonali, sia in centro che in ogni Municipio. E qui arriva la seconda novità.  

Il Sindaco Marino ha promesso di pedonalizzare per l’estate il Tridente, cioè le tre vie –  Ripetta, Corso e  Babbuino – che partendo da Piazza del Popolo arrivano a Piazza di Spagna e al Mausoleo di Augusto. Il Sindaco, partecipando alla trasmissione “Un giorno da pecora” ha detto che in quell’area tutti andranno a piedi o in bicicletta. Non passerà quindi nessun mezzo, a parte quelli del carico e scarico delle merci in  alcune ore del giorno. Ha detto, addirittura: “Toglieremo i marciapiedi e i taxi da Piazza di Spagna”.  E qui le note si fanno più dolenti, perché se va bene la pedonalizzazione totale, non si capisce perché si debbano eliminare i taxi e persino i marciapiedi, che a via del Corso sono stati da poco allargati. Perché buttare via inutilmente dei soldi? Poi dovremo comunque vedere come se la caverà con le tante auto blu che oggi attraversano il tridente, ma questo è solo un dettaglio.

La chiusura del centro è un’importante scelta strategica, ma è possibile solo con una diffusa rete di parcheggi perimetrali, collegati a un servizio di navette e taxi (meglio se elettrici) ad alta frequenza e ad un prezzo incluso nel costo del parcheggio.

Ma di tutto questo non si ha traccia, al momento, e il progetto potrebbe risolversi in un nuovo problema. Ma il Sindaco ha già dimostrato con via dei Fori Imperiali di seguire la linea del “cosa fatta capo ha” e del conseguente “ora arrangiatevi”. Una linea poco condivisibile ma certamente efficace. D’altronde il Sindaco, seppure scherzando, ha detto che lui va "controvento, come nella canzone di Arisa che ha vinto il Festival di Sanremo”. Ma è un metodo che non sempre paga.  

Infine l’ultima novità. L’assessore Improta ha promesso, entro l'estate, un “servizio di qualità" per la Roma Lido che, per i continui ritardi, i tanti guasti e la troppa sporcizia che la sommerge, è notoriamente la peggiore linea di trasporto della Capitale,.

L’Assessore però ha lanciato la sfida, dichiarando di voler cancellare “un passato di immobilismo” e di puntare a trasformare la linea in “una metropolitana a tutti gli effetti” portando la frequenza a sette minuti nelle ore di punta. Ottimo proponimento, anche se una vera linea metropolitana dovrebbe avere al massimo una frequenza di tre minuti.

Ma noi auguriamo all’Assessore di farcela, anche se prima dovrà aprire una vertenza con la Regione Lazio, che è la proprietaria del Servizio, nonostante la linea sia tutta all’interno del territorio romano.

Il presidente della Commissione Mobilità, Alessandro Onorato, ha affermato che per garantire un servizio di qualità, serve proprio che la proprietà passi dalla Regione al Comune. Ma questa, in tutta sincerità, è un’affermazione che ci convince poco, visto che il servizio di trasporto pubblico erogato dalle Aziende comunali non sembra certo migliore di quello Regionale…

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