Roma. Quasi quasi non riconosco la mia città, svuotata da Omicron. Che tristezza

Poca gente in giro, poco traffico, molti locali chiusi, moltissimi senza clientela, una Roma inedita

via del corso roma

Roma. Via del Corso quasi deserta

Da pochi giorni sono passate le festività natalizie, un Natale e Capodanno sobri, segnati ancora dall’interminabile pandemia da Covid. “Non è un castigo divino, è la realtà che geme e si ribella”, ha affermato il Papa. Una realtà che ci ha costretti a cambiare le abitudini, i comportamenti, le nostre vite. “Quasi quasi non la riconosco la mia città, la mia Roma. Questa è l’Ostiense, una strada da tempo piena di traffico, rumori. Guardala, ora. Che tristezza”.

“Fai meno danni se non apri”

E’ il rammarico di un titolare di un ristorante-pizzeria raccontato all’agenzia di stampa AGI (Agenzia Giornalistica Italia). Francesco, così si chiama il proprietario del locale, allarga le braccia davanti al giornalista, è sconfortato: “Questa pandemia ci sta cambiando – dice ancora all’AGI – e ci sta anche rovinando. Per due sere consecutive, la scorsa settimana, non ho visto un cliente, non abbiamo venduto neanche una pizza d’asporto. Così è dura, fai meno danni se non apri”.

Una Roma inedita

L’Agenzia di stampa Agi ha realizzato un piccolo viaggio nella Capitale sotto attacco da parte della variante Omicron. Ne viene fuori una Roma inedita: poca gente in giro, poco traffico, molti locali chiusi, moltissimi senza clientela.

Dalle zone più o meno periferiche al centro, la musica non cambia. “Temporary closed”, oppure “chiuso per ferie” quando va bene. Sconti per chiusura attività o scaffali già vuoti che si riempiono di polvere nei casi peggiori. Le vetrine delle attività commerciali del centro storico di Roma raccontano la difficile fase della pandemia di Covid che sta attraversando il Paese.

Commercio e attività turistiche a dura prova

La quarta ondata, con la crescita senza precedenti del numero dei contagiati, fortunatamente non proporzionale al tasso di occupazione degli ospedali, sta mettendo a dura prova il commercio e le attività turistiche nelle città d’arte.

Chi si trova a passeggiare in questi giorni tra le vie dello shopping dei rioni monumentali di Roma a tratti può provare un dejavù: sembra quasi di essere tornati ai primi mesi dell’epidemia. I turisti sono spariti quasi completamente, soprattutto quelli stranieri. Mentre una fetta dei lavoratori è tornata in smart working, oppure si trova a casa tra contagi e isolamenti fiduciari.

Seicento attività commerciali chiuse in città

La Fiepet-Confesercenti di Roma stima che al momento quasi 600 attività commerciali siano chiuse in città per assenza di personale dovuta al Covid o alle quarantene. Molti di questi negozi sono in centro. I locali dei venditori di souvenir sono spesso vuoti, mentre alcune attività di abbigliamento hanno ripreso a chiudere tra le 14 e le 16, o anticipano lo stop serale, vista la scarsità di clienti tra ora di pranzo e l’orario dopo le 18.

C’è poca gente persino nei bar e nelle gelaterie. Alcuni ristoranti delle vie attorno ai palazzi della politica, spesso frequentati da parlamentari, staff politici e personale delle istituzioni, hanno affisso cartelli per avvisare che riapriranno direttamente il 24 gennaio, il giorno della prima chiama per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica.

Altre attività hanno preferito prendere un mese di vacanza, perchè stare aperti avrebbe portato più spese che incasso, torneranno a mettere i tavoli in strada il 1 febbraio nella speranza che nel frattempo l’ondata di Covid dia una tregua. In questi due anni di pandemia il centro storico di Roma non è riuscito a reinventarsi.

Un museo a cielo aperto con pochi visitatori

Venuti meno turisti e uffici, il centro si ritrova a essere un museo a cielo aperto con ben pochi visitatori.

La Galleria Alberto Sordi, di fronte a Palazzo Chigi, è una delle situazioni dove la crisi del commercio in centro si percepisce con un colpo d’occhio. Da mesi hanno chiuso tutti i negozi a eccezione di una libreria di una grande catena, un negozio di borse e valigie e una di caffè. Il resto delle vetrine sono oscurate con adesivi in attesa di future riaperture.

Settore alberghiero bomba pronta a esplodere

A Via Nazionale non va meglio, qui decine di negozi da tempo hanno chiuso e sono rimasti vuoti. L’emergenza nel settore alberghiero ha i contorni di una bomba sociale pronta a esplodere, le stime contano fino a 8mila lavoratori che rischiano il posto di lavoro. Dei 1.280 hotel presenti in città al momento circa 350 sono chiusi, alcuni non hanno mai riaperto dopo il primo lockdown del 2020. Solo nelle ultime settimane due strutture di lunga tradizione come lo Sheraton all’Eur e il Majestic a via Veneto hanno annunciato i licenziamenti, oltre 200 persone potrebbero restare senza lavoro.

Del resto l’Osservatorio di Confindustria Alberghi stima a Roma nel 2021 un -58% nel tasso di occupazione delle camere. Il Campidoglio ha fatto appello al Governo perché intervenga garantendo flussi di liquidità per retribuire i dipendenti in questa fase di contagi elevati e consentire agli hotel di non chiudere definitivamente. Palazzo Senatorio ammette che le dimensioni della crisi sono tali che il Comune da solo con le sue risorse non è in grado di intervenire efficacemente.

Trasporti in crisi

“Siamo davvero lontani dal solito giro di lavoro – sottolinea un tassista – intanto si vedono raramente turisti stranieri e, soprattutto, mancano le presenze quotidiane delle persone che vanno a lavorare, facendo la spola tra diversi uffici, e si spostano in taxi. è una situazione pesante, molto pesante”.

Lo smart working, la didattica a distanza, la paura del contagio, le mascherine, le regole per il Green pass: sono tanti i fattori che stanno cambiando le città, i tempi, l’economia e, soprattutto, la vita delle persone. Molte farmacie, per esempio, hanno ormai la fila riservata ai “clienti Covid”, tra l’altro sempre affollata, e poi quella alla clientela di ogni giorno. C’è la corsa ai tamponi, e ogni giorno è sempre più difficile rifornirsi di quelli rapidi.

“La gente non entra nemmeno per un caffè”

“Così non si può andare avanti – dice con forza Annalucia, barista nella zona di Piramidecon tutte queste norme la gente non entra nemmeno per prendere un caffè. La cosa incredibile è che non abbiamo alcuna certezza. La mattina senti in tv che siamo vicini alla svolta, il pomeriggio invece manca ancora qualche mese, la sera i numeri dei contagi e dei morti torna a fare paura. Forse è necessario un nuovo modo di comunicare, meno allarmismo”.

Su come la pandemia ha praticamente stravolto la Capitale Annalucia ha un esempio pratico e, ci tiene a precisare, assolutamente inedito. “L’altro giorno, per una questione di famiglia, sono andata in un ufficio che si trova sul Lungotevere. Incredibile, ho trovato parcheggio, di mattina, senza alcun problema”. Maledetto virus, ci stravolge la vita e ci porta anche a rimpiangere il traffico.   (Agi)

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