Sanremo 2022: trionfa la blasfemia e il politicamente corretto a senso unico

Sanremo 2022, il solito indottrinamento sui temi del rispetto e dell’inclusione: ma solo quelli che piacciono al mainstream

Achille Lauro a Sanremo 2022 si battezza a petto nudo

Achille Lauro sul palco di Sanremo 2022

Sanremo 2022, il solito indottrinamento sui temi del rispetto e dell’inclusione: ma solo quelli che piacciono al mainstream.

“L’unica scivolata me la concessi al Festival di Sanremo del 1989 con la parodia di San Remo ma il pentimento fu immediato dopo aver ascoltato la reazione un po’ seccata di mia madre. il suo turbamento da fervente Cattolica pensai potesse essere assai diffuso.

“Con queste parole Tullio Solenghi aveva tempo fa commentato il proprio sketch , in quel lontano Sanremo in cui, con Lopez e l’indimenticabile Marchesini, interpretò la parodia di un San Remo con tanto di aureola e remo da barca nella mano.

Certo che le cose sono molto cambiate da quel Festival dal 1989 ad oggi, se pensiamo al pentimento di Solenghi per uno sketch all’acqua di rose che impallidisce di fronte alla violenza della volgarità e della blasfemia di Achille Lauro.

Nemmeno l’androide di Blade Runner ,che di cose che noi umani non potremmo neppure immaginare ne aveva viste, si sarebbe potuto aspettare il battesimo in diretta, con tanto l’acquasantiera, del pluritatuato concorrente.

Sanremo 2022: la ghigliottina del politicamente corretto a senso unico

Noi italiani siamo sempre pronti a genufletterci quando si tratta di temere di offendere le sensibilità altrui. Come quando nel 2016 , in occasione della visita romana del presidente iraniano Rohani, pensammo bene di coprire le nudità delle statue ed i quotidiani titolarono, con orgoglio: ” Italia Paese ospitale”.

Poi però permettiamo ad un cantante (scusate la bestemmia) del Festival della canzone italiana di profanare in maniera volgare un Sacramento cristiano, alla faccia della coerenza e della reciprocità. Siamo sempre attentissimi a e preoccupati a non offendere le altrui religioni che poi non ci preoccupiamo di rispettare le nostre radici cristiane.

Lorena Cesarini e Checco Zalone: il pistolotto e la goliardia

E la conferma di questo politicamente corretto a senso unico non tarda ad arrivare. Ecco che alle 21 e 10 arriva immancabilmente, puntuale come un orologio svizzero, il pistolotto sul razzismo e sulla pelle nera, in un silenzio surreale in cui gli spettatori hanno esitato ad applaudire forse pensando si trattasse di uno sketch .

Già perché imbarazzante e forzato è parso l’interminabile sproloquio di quasi un quarto d’ora, tra risate e singhiozzi della povera valletta (scusate, non si può più dire valletta) carina, minuta, spaesata, impacciata ma necessariamente dalla pelle scura. Invitata ovviamente per il colore della propria pelle affinché testimoniasse l’ennesimo ipocrita slogan contro il razzismo che è solamente nella mente dei maliziosi.

La conseguente pesantissima cappa piombata sul Festival sarà almeno in parte dissipata più tardi dallo sketch di Checco Zalone che affronterà il tema delle differenze in maniera divertente, goliardica e certamente più vicina alla realtà.

Vecchi talenti: come una buona maionese su pesce di scarsa qualità

In questa atmosfera surreale ci tocca vedere rispettabilissimi, sebbene naturalmente provati nella voce dall’età ,veterani della canzone come Massimo Ranieri, Gianni Morandi e Iva Zanicchi, gli unici che avrebbero il diritto di calcare quel palco in quanto cantanti, (agli altri partecipanti è stato detto che prerogativa e conditio sine qua non per partecipare al Festival è il saper cantare, soprattutto in modo intonato?) accompagnati nella competizione Sanremese da giovani concorrenti decisamente poco rappresentanti del bel canto.

E’ stato un po’ come se il compianto Raoul Casadei fosse stato invitato ad esibirsi al festival del liscio di Riccione e si fosse ritrovato a condividere il palco con metallari e punk.

Le canzoni sono quasi tutte parlate piuttosto che cantate.

La melodia si è persa fra le note monotone dei piatti spartiti di questo festival, spesso salvate, sul piano strumentale, solo dagli arrangiamenti e dalla bravura dell’orchestra , come si fa con il pesce di scarsa qualità ricoprendolo con una buona maionese.

I testi sono per lo più banali e ripetitivi, pronunciati in maniera poco comprensibile, specchio di una generazione , quella dei giovanissimi (non ce ne vogliano, non è tutta colpa loro), eccessivamente ricca di forma e scarsa di contenuti, complice anche la scuola.

Sanremo 2022: Ascolti record sì, ma in tempo di restrizioni Covid

Vantarsi poi di aver avuto un ascolto cosi alto come mai si era registrato negli ultimi quindici anni, considerando le restrizioni e le chiusure imposte dallo stato di emergenza, sarebbe un po’ come dire (non ce ne vogliate anche per il paragone un po’ forte) che le donne, in Afghanistan, preferiscono restare chiuse in casa piuttosto che andare a ballare…

Non sappiamo chi vincerà. Poco importa. Sappiamo per certo chi ha perso: il buon gusto, l’eleganza, e soprattutto conosciamo il nome della principale vittima: la canzone italiana.