Stefano Cucchi, pestaggio e morte: attesa oggi la decisione della Cassazione

Quattro i carabinieri imputati: Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro, Roberto Mandolini e Francesco Tedesco

Stefano Cucchi volto sorridente

Stefano Cucchi

“Il 4 aprile io e Stefano trascorreremo l’intera giornata davanti al palazzo della Cassazione per l’ultimo atto del processo contro i suoi assassini ed il loro comandante di Stazione. Quasi tredici anni dopo la morte. Speriamo davvero sia l’ultimo atto. Abbiamo fiducia nella Giustizia. Dobbiamo averla. Sarà una lunga giornata”. Così alcuni giorni fa, sui propri social, Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, in vista della sentenza dei supremi giudici per l’omicidio preterintenzionale, che si terrà nella giornata di oggi.

Stefano Cucchi volto sorridente
Stefano Cucchi

Nel processo, nato dall’inchiesta bis sul pestaggio, sono imputati quattro carabinieri. Nei primi due gradi di giudizio si è stabilito che si è trattato di un omicidio preterintenzionale, per cui la Corte d’Assise di Roma, il 14 novembre 2019, e la Corte d’Assise d’Appello, il 7 maggio 2021, hanno condannato Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, entrambi accusati del pestaggio, a 13 anni.

Processo Cucchi, oggi la Cassazione decide su pestaggio e morte

I due militari erano stati condannati a 12 anni in primo grado. In secondo, invece, oltre ad aumentare di sono state escluse le attenuanti generiche. L’allora comandante della stazione Appia, Roberto Mandolini, è stato condannato a quattro anni (in primo grado tre anni e otto mesi) per falso. Francesco Tedesco invece a due anni e mezzo, sempre per lo stesso reato.

Come riportato da Adnkronos, il sostituto procuratore generale della Cassazione, Tomaso Epidendio, in una requisitoria scritta e depositata per l’udienza di oggi, ha richiesto di confermare le condanne stabilite in Appello per i carabinieri imputati. Per Francesco Tedesco, invece, ha chiesto di celebrare un nuovo processo di Appello.

Le richieste del pg Epidendio

Per Epidendio, la sentenza di appello ha messo in evidenza “un dato certo su cui converge una mole impressionante di elementi probatori di vario genere: la circostanza che Cucchi fosse stato ‘pestato‘ (perché questo è l’unico termine compatibile con l’entità delle lesioni refertate) quando si trovava alla stazione dei carabinieri di Roma Casilina dove era stato portato per il fotosegnalamento subito dopo il suo arresto“.

Giovedì, 7 aprile, invece, ci sarà un’altra sentenza, legata al processo sui presunti depistaggi, avvenuti dopo la morte di Cucchi. Otto i carabinieri imputati, accusati di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia. Per loro, sono state chieste condanne dal pm Musarò, che vanno da un anno e un mese, fino a sette anni.