Termovalorizzatori, quanti ce ne sono in Italia? Ecco come funzionano

Dopo l’annuncio di Gualtieri sulla costruzione di un impianto a Roma, il termovalorizzatore è diventato argomento di dibattito. Ma come funziona?

Roberto Gualtieri volto sorridente

Roberto Gualtieri (Facebook)

Alcune settimane fa, il Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri ha annunciato di voler costruire un termovalorizzatore entro il 2025, che “ci consentirà di chiudere il Tmb di Rocca Cencia e di abbattere del 90% l’attuale fabbisogno di discariche”. Ma come funzionano gli impianti, e quanti ce ne sono in Italia?

Roberto Gualtieri volto sorridente
Roberto Gualtieri (Facebook)

A rivelarcelo, come riporta SkyTg24, è l’ultimo rapporto elaborato dal Centro nazionale dei rifiuti e dell’economia circolare dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale riferito al 2020. Secondo il rapporto in Italia sono operativi 37 termovalorizzatori. Cifra di gran lunga minore rispetto ai 96 impianti presenti in Germania e i 126 della Francia.

Termovalorizzatori, quanti ce ne sono in Italia?

Secondo lo studio, 26 si trovano al Nord (solo in Lombardia 13); 5 al Centro e 6 al Sud. Rispetto a sette anni prima, inoltre, sono presenti undici termovalorizzatori in meno, di cui sette al Centro del Paese.

Gli impianti di incenerimento sono costituiti da una camera di combustione, una sezione di depurazione dei fumi, e una di recupero energetico. Nelle camere di combustione le alte temperature (950-1000°C) garantiscono “il completamento pressoché totale dell’ossidazione dei componenti organici nei processi di combustione”.

Ecco come funzionano

“I fumi – in seguito – sono sottoposti a un trattamento con l’obiettivo di ridurre in modo sostanziale le concentrazioni delle sostanze inquinanti“. Sezione “articolata e complessa, in conseguenza dei limiti sempre più rigorosi imposti dalla normativa e di un concreto progresso tecnologico”

Successivamente, il recupero di energia dall’incenerimento “viene comunemente ottenuto attraverso il raffreddamento dei fumi che si rende necessario per il loro successivo trattamento. Il recupero avviene sotto forma di produzione di energia elettrica e/o termica. Questa è ottenuta attraverso l’impiego del vapore generato in un’apposita caldaia, concettualmente costituita da uno scambiatore di calo”.

Posizioni contrastanti sull’impianto

All’interno del libro bianco sull’incenerimento dei rifiuti urbani c’è scritto che la “tecnologia del recupero di energia tramite incenerimento delle frazioni non riciclabili può dare un valido contributo” agli obiettivi di riciclaggio stabiliti dall’Unione europea.

Relativamente alle emissioni in atmosfera si rendiconta – si legge -, con diversi casi di studio ben dettagliati e focalizzati su diversi elementi inquinanti, quale sia l’impatto dell’inceneritore nell’area di interesse. Impatto che per tutti gli elementi ed i composti analizzati si rileva marginale ed in alcuni casi addirittura assolutamente non significativo”.

Ma le posizioni nei confronti dell’impianto non sono unanimi. Soprattutto a Roma, dopo l’annuncio del primo cittadino, sono state mosse alcune critiche al futuro termovalorizzatore della Capitale, considerato già vecchio per via delle tecnologie utilizzate, in rapporto al tempo che si impiegherà nel costruirlo.