Tivoli, fece trasfusione sangue a Testimone Geova contro sua volontà: medico condannato

Subito dopo l’ultima trasfusione, Michela, la Testimone di Geova, viene a mancare

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Trasfusione di sangue, sacca ematica

Un medico dell’ospedale di Tivoli è stato condannato per violenza privata a due mesi di reclusione per aver eseguito una trasfusione di sangue a una paziente Testimone di Geova contro la sua volontà.

Il dottore del nosocomio di Tivoli il primo ottobre è stato “anche condannato a risarcire i danni, la cui quantificazione è stata rimessa al giudice civile, a pagare una provvisionale al marito e ai genitori della vittima, e a coprire le spese legali”.

La vittima, una ragazza di Montelanico

Nel 2013 Michela – si legge in una nota dei Testimoni di Geova – una giovane donna di Montelanico (Rm), venne ricoverata all’ospedale di Colleferro (Rm) e poi trasferita d’urgenza a quello di Tivoli per una grave insufficienza respiratoria. Per facilitare le terapie, la donna viene subito messa in coma farmacologico

Le volontà della paziente sono comunque indicate chiaramente nelle sue Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT) e vengono confermate dall’amministratore di sostegno da lei preventivamente designato e nominato dal Giudice Tutelare con il precipuo potere di far rispettare la volontà di Michela di non essere sottoposta a emotrasfusioni. 

La donna accetta volentieri ogni terapia all’infuori delle trasfusioni di sangue.

Dopo ultima trasfusione la Testimone di Geova muore

Incurante di tali chiare e vincolanti volontà, il 4 aprile il medico le somministra ben quattro trasfusioni di sangue, nonostante la paziente fosse in fase terminale, come si evinceva dai dati clinici a disposizione dei sanitari.

Subito dopo l’ultima trasfusione, infatti, Michela viene a mancare. La condanna del Tribunale di Tivoli – si legge nella nota – conferma la centralità del diritto all’autodeterminazione terapeutica sancito dall’art. 32 della Costituzione e ribadito dalla recente legge 219/2017.

Ma fa di più: chiarisce che, anche se il paziente è incosciente, trascurare le sue volontà espresse tramite DAT e oltretutto ribadite dall’amministratore di sostegno appositamente nominato dal Giudice Tutelare espone il medico a una condanna penale.

“Sentenza destinata a fare giurisprudenza”

“Accogliamo con soddisfazione questa decisione, che è destinata a fare giurisprudenza”, commentano gli avvocati della famiglia di Michela. “Desideriamo ringraziare il Tribunale, in quanto nonostante il notevole carico di lavoro e la carenza di organico si è riusciti ad ottenere una sentenza prima del 4 ottobre, data in cui sarebbe maturata la prescrizione del reato”.

Perché i Testimoni di Geova rifiutano le trasfusioni di sangue?

Ma perché i fedeli di questa religione negano le trasfusioni? “La Bibbia comanda di non assumere sangue. Quindi non si deve accettare sangue intero o i suoi componenti principali in nessuna forma, che si tratti di cibo o di trasfusioni. È una questione di natura religiosa, non medica”, afferma la Congregazione dei testimoni di Geova sull’argomento. Per avvalorare questa tesi, vengono citati alcuni versetti dell’Antico e del Nuovo Testamento.

“Geova, al quale dobbiamo la vita, decretò che non si doveva mangiare sangue, anziché decidere in base a preferenze personali o a valutazioni mediche, ogni cristiano dovrebbe considerare seriamente ciò che dice la Bibbia. È una questione fra lui e Geova”. Si legge nel sito dell’organizzazione religiosa.

Un’interpretazione letterale e fondamentalistica della Scrittura non è corretta, secondo i teologi cattolici, “perché non tiene conto del contesto storico in cui gli originali furono scritti e dell’enorme distanza temporale che da essi ci separa”.

Testimone di Geova rifiutò trasfusione e morì

Circa un anno fa in un ospedale del Casertano si verificò una vicenda in cui fu implicata una paziente lo stesso Testimone di Geova. La donna rifiutò la trasfusione che avrebbe potuto salvarle la vita a causa di forti motivazioni religiose e morì pochi giorni dopo.

Il primario del reparto dove era ricoverata la paziente deceduta pubblicò su Facebook un post dove rammaricato raccontò la storia. Ecco cosa scrisse.

Post del primario che la curò

“Oggi sono triste e contemporaneamente incazzato nero. Una paziente è venuta meno nel mio reparto perché ha rifiutato una trasfusione di sangue. Era testimone di Geova. L’avrei salvata al 100% ma ha rifiutato ed è morta. I figli ed i parenti solidali con lei. Ho fatto di tutto.

Mi sono scontrato con tutti i familiari ma…nulla. Alla fine i figli si sono esaltati dicendo:“mamma sei stata grande, hai dato una lezione a tutti i medici ed a tutto il reparto”.

Mi chiedo: 1) come può una religione ancora oggi permettere un suicidio. 2) come è possibile che io deputato per giuramento a salvare le vite umane, sia stato costretto a presenziare e garantire un suicidio assistito?”

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