Viterbo, venduta dal fidanzato come schiava e costretta a prostituirsi: 5 arresti

Il giro di prostituzione e schiavitù era diretto da una donna di origini romene

E’ stata venduta come schiava e costretta a prostituirsi da una donna e quattro uomini. L’incubo, durato quasi due anni, è finito ieri, 15 marzo, per una ventenne di origini romene.

I carabinieri del Nucleo investigativo di Viterbo, su delega della Direzione distrettuale antimafia di Roma hanno arrestato quattro stranieri.

Sono gravemente indiziati, a vario titolo, dei delitti di riduzione in schiavitù, tentata alienazione di schiavi, tentata estorsione aggravata, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, cessione di sostanze stupefacenti.

20enne venduta come schiava dal fidanzato

Le indagini sono iniziate nell’estate del 2019. Una donna di origini romene si è presentata presso la stazione carabinieri di Tuscania, in provincia di Viterbo, denunciando la scomparsa della figlia ventenne, della quale non aveva notizie da diverso tempo.

Ascoltata in seguito, la madre ha poi ammesso ai carabinieri di sapere che la figlia era stata portata dal fidanzato prima in Inghilterra e poi in Romania. E infine in Italia, dove veniva fatta prostituire nella zona nord-est della Capitale.

La Direzione distrettuale antimafia di Roma, ha delegato le indagini al Nucleo investigativo di Viterbo. Esso ha avviato complesse attività investigative, anche con l’attivazione di canali di cooperazione internazionale delle Forze di Polizia.

Ha così accertato che la giovane della quale era stata denunciata la scomparsa, una volta condotta in Italia, era stata letteralmente venduta dal fidanzato, per la somma di 10.000 euro, ad una donna.

Quest’ultima, anche lei di origini romene a Roma, gestiva la prostituzione di diverse altre donne straniere.

Venduta come schiava poi drogata, segregata e umiliata

Per farle riscattare la somma pagata, la ventenne, peraltro con un leggero deficit cognitivo, era costretta a prostituirsi in strada di notte, ogni giorno, e sottoposta a continue vessazioni. La donna era anche drogata prima di essere portata in strada per iniziare il suo “turno di lavoro”.

Quando non era costretta a prostituirsi era tenuta segregata in casa. Un cliente della giovane donna, innamoratosi, aveva tentato di salvarla, ma la sfruttatrice e i suoi complici avevano preteso per “liberarla” la somma di 8.000 euro; al rifiuto dell’uomo di versare l’importo, gli indagati lo avevano minacciato per costringerlo a pagare, ma l’uomo è riuscito a scappare.

La donna, dopo diversi mesi, è riuscita a sfuggire dal controllo degli aguzzini, riuscendo a rientrare, con l’aiuto di un connazionale, a Tuscania, presso l’abitazione della madre, dove i carabinieri le hanno garantito sostegno e tutela.

Giro di prostituzione e schiavitù capeggiato da una donna

I carabinieri, nel corso delle indagini, hanno accertato che la donna aguzzina, con la complicità due albanesi e un suo connazionale, gestiva un giro di prostituzione, sfruttando diverse giovani donne di origini moldave e rumene.

In particolare, l’attività di prostituzione prima del periodo di lockdown del mese di marzo 2020 era gestita in strada, in via dei Prati Fiscali. Qui gli indagati si erano accaparrati un tratto di marciapiede, sul quale facevano prostituire, sotto un controllo costante, le “loro” donne.

Durante il lockdown, invece, l’attività era svolta in appartamenti della Capitale, pubblicizzati attraverso siti internet oppure, a richiesta dei clienti, a domicilio.

Nel corso delle indagini, inoltre, è stato accertato che gli indagati gestivano nella Capitale una fiorente attività di spaccio di cocaina, con oltre cinquanta clienti.

Agli assuntori la droga era consegnata anche a domicilio, ricorrendo ad escamotage come quello di utilizzare taxi oppure spacciarsi per riders.

Nel corso delle stesse indagini i carabinieri hanno accertato che uno dei soggetti coinvolti nello spaccio di droga si era reso responsabile anche di una rapina impropria.

Infatti, il 26 febbraio 2020, insieme ad un complice si era introdotto in un’abitazione della Capitale per rubare; scoperto dagli agenti della polizia di Stato, si era scagliato contro uno di questi per guadagnarsi la fuga. 

Droga e prostituzione: un grosso volume d’affari

 Il volume d’affari degli indagati era veramente importante. Per la prostituzione riuscivano ad incassare 600 euro al giorno, mentre per il giro di droga, realizzavano quotidianamente 1.500 euro.

I militari del Nucleo investigativo di Viterbo, con la collaborazione di quelli di Catania e Roma, hanno tratto in arresto la quarantaquattrenne, di origini rumene, rintracciata a Catania. Hanno messo in manette una quarantenne, di origini albanese, rintracciato a Roma; un ventisettenne, di origini albanese, rintracciato a Roma e un ventenne, di origine albanese, rintracciato a Roma.

Assieme a loro è stata inoltre arrestata una ventunenne di origine romena, sorpresa in possesso di 50 grammi di cocaina.

Gli agenti hanno condotto i 4 uomini presso le carceri di Viterbo, a disposizione dell’Autorità giudiziaria.

Il giudice processerà oggi la ventunenne a Roma con rito direttissimo.

Immagine di Archivio

Lascia un commento