Blocco stipendi statali: norma illegittima ma non per il passato

La Corte Costituzionale dichiara incostituzionale la norma che però non è retroattiva

Conclusione un pò all'italiana, dopo due giorni di camera di consiglio, della vertenza relativa alla questione di legittimità relativa al blocco degli stipendi dei dipendenti della PA: la Corte costituzionale boccia il blocco dei contratti e degli stipendi dei dipendenti pubblici, ma non per il passato.

In questo modo ha teso la mano al Governo che altrimenti si sarebbe visto subissato da una possibile richiesta di arretrati per 35 miliardi di euro. 

I giudici della Consulta hanno quindi accolto la memoria dell'Avvocatura dello Stato secondo cui "l'onere" della "contrattazione di livello nazionale, per il periodo 2010-2015, relativo a tutto il personale pubblico, non potrebbe essere inferiore a 35 miliardi", con "effetto strutturale di circa 13 miliardi" annui dal 2016.

Una situazione che avrebbe rischiato di far esplodere i conti pubblici. Soprattutto poche settimane dopo che la stessa Corte aveva messo "fuorilegge" lo stop alla perequazione delle pensioni sbloccando gli adeguamenti rimasti fermi. 

La Corte ha applicato la nuova formulazione dell'art. 81 (recentemente modificato) che "assicura l'equilibrio fra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico".

La sentenza farà molto discutere perchè sembra essere un ulteriore esempio di provvedimento dettato più da una "ragion di stato" che da una esigenza di giustizia ed equità; il tutto, peraltro, a danno di una categoria (quella dei dipendenti pubblici) già notevolmente bistrattata economicamente e che certamente non naviga nell'oro.

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