Omicidio Willy, fratelli Bianchi scaricati dall’amico: “Facevano una vita accelerata”

Dalle intercettazioni di Omar Sahbani al cugino emergono nuovi particolari sui fratelli Bianchi, a due settimane dall’omicidio di Willy: “Danno in capo i soldi”

Una foto che ritrae i Fratelli Bianchi in camicia

I fratelli Bianchi, prima ancora dell’omicidio di Willy Monteiro Duarte, nella notte tra il 5 e il 6 settembre 2020 a Colleferro, stavano facendo terra bruciata attorno a loro. Questo è emerso da una telefonata intercettata – riportata da Dagospia – risalente a due settimane dopo l’omicidio, tra Omar Sahbani, il picchiatore amico dei due che quella notte li chiamò, e suo cugino.

Sahbani: “È un po’ che cerco di allontanarmi da loro”

Secondo gli inquirenti, in un primo momento Omah Sahbani, interrogato dai carabinieri assieme a Michele Cerquozzi, avrebbe anche cercato di sminuire il ruolo di Marco e Gabriele Bianchi e di scaricare le colpe maggiori su Francesco Belleggia. Ma nella chiamata intercettata tra lo stesso Sahbani a suo cugino, finita ora nella perizia disposta dalla Corte d’Assise del Tribunale di Frosinone, dopo due settimane dalla tragedia, le cose sembrano essere un po’ diverse.

Sahbani, appassionato di MMA e conivolto in un giro di spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsioni come i Bianchi, afferma nella chiamata che da qualche tempo stava cercando di prendere le distanze da loro. “Guarda io credo in parte… io credo che in parte cugì sta cosa è stata pure un pochettino la salvezza mia, eh. Cioè da… chi è purtroppo perché che è così.. è un periodo che sto a cercà di allontanarmi comunque, io non è che… non mi ritrovavo più in quell’ambiente, non mi ci proprio ritrovavo più, non era la vita mia”, dice.

Il racconto ai carabinieri sul massacro di Colleferro

“Cugì, io gli so risposto: “Io penso che se lei si trova con un suo collega, il suo collega dà de matto, comincia a sparà in faccia alla gente, lei si trova vicino a questo, e ve ne rinnate (riandate) insieme, tu che colpa ci hai? Ci so ditto (ho detto) “cioè non hai potuto fa niente, perché tu più che provarlo a fermà e digli aho fermati che cazzo stai a fa! Non hai potuto fa niente, quello ha continuato. Che colpa ci hai?” Quindi gli so risposto io: “io che colpa devo avé? Che colpa devo avé? E che io sapevo che gli amici miei… sì sapevo che erano (parola incomprensibile) e tutto, ma sapevo che magari andava a finì che ci scappava un morto? Un ragazzo che non ci entrava niente?”. Quello mi fa va bè, allora intanto io comunque te lo dovevo dì, poi tu sta a te adesso se dire la verità o.. o.. o vuole fa lo stupido, tipo quello mi ha ditto (ha detto) e io ci ho risposto: “Fa lo stupido?”. Ma ci so ditto (ho detto) “scusa un attimo, scusate ma perché mi ritrovo nella posizione di poté dì una cazzata?”.

“I Bianchi facevano una vita accelerata”

Il cugino: “Cugì, parlamose (parliamoci) chiaro no, cioè questi tenevano una vita un po’ accelerata no, facevano quello che facevano, mo senza dirlo però si sapeva quello che facevano, no?”. Sahbani: “Sì, sì, sì…”. Il cugino: “Quindi di conseguenza tu non è che puoi…”. Ancora Sahbani: “Issi (loro) erano pigliato una cosa che comunque se non volevi ai (andare) a cena fuori non poteva esse (essere) se non… se non porti.. cioè capito? se non porti l’orologio d’oro non ti fai la foto coatta, non ti fai la storia mentre stai a magnà. Ma a mi che cazzo me ne frega di ste stronzate, aho, a me che cazzo me ne frega”.

Il cugino: “Menomale che te ne sei accorto allora, cugì”. Sahbani: “Ma io solo che.. solo che verbalmente mi rimaneva difficile sbatterglielo in faccia, dirtelo no. Quindi dico li ho lasciato ì (andare), piano piano, piano piano li ho lasciati…“. Il cugino: “Io… io te lo so ditto (ho detto) la prima volta, quando la prima volta che noi simo (abbiamo) parlato, ti so ditto (ti ho detto) cugì guarda che questa… a me mi dispiace e tutto, però è stata la salvezza tua, la prima volta te lo so ditto (ho detto)”.

Una deriva a cui Marco e Gabriele sembravano destinati, stando anche al cugino: “Troppo tempo, troppo tempo che (incomprensibile) quindi di conseguenza… che ne sai, hanno beccato proprio il ragazzino, perché quello è un ragazzino sbagliato al momento sbagliato proprio. Lo stesso Omar Sahbani non lo nega, ammettendo che i soldi potrebbero aver dato loro alla testa: Danno in capo i soldi, danno in capo. Li dovresti solo da apprezzà perché non li si mai tenuti, mo’ che tiè due soldi stai a fa lo stupido”.

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