Roma 2021, lo stato dell’arte a meno di un anno dalla sfida Capitale

Nel M5S dubbi sulla ricandidatura della Raggi, sgradita al Pd che potrebbe boicottare un’eventuale alleanza. Intanto i dem cercano il grande nome, proprio come il centrodestra

roma 2021

Palazzo Senatorio di Roma

A meno di un anno dall’attesissimo appuntamento di Roma 2021, partiti e coalizioni stanno scaldando i motori per individuare il candidato migliore per il Campidoglio. Una partita quantomai incerta, già contrassegnata da colpi di scena che rimescolano continuamente le carte. Nel toto-nomi, così come nelle prospettive dei singoli, possibili protagonisti.

Roma 2021, lo stato dell’arte

Non tutte le competizioni sono uguali, e la sfida Capitale (non ce ne voglia nessuno) ha una valenza maggiore di altre. Non foss’altro perché, normalmente, i suoi risultati si riverberano anche a livello nazionale, con conseguenze spesso imprevedibili.

I fari, com’è naturale, sono puntati soprattutto sulla forza politica che ha espresso l’amministrazione attuale, il Movimento Cinque Stelle. Al cui interno si discute animatamente sull’eventuale ricandidatura del sindaco uscente, Virginia Raggi.

Un recente sondaggio ha evidenziato come due Romani su tre (per la precisione, il 66,8%) siano decisamente contrari a un secondo mandato di Virgy. Che, d’altronde, dovrebbe anche fare i conti con la regola interna al MoVimento sul limite delle due consiliature (l’ultima delle quali è in essere).

Di certo, poi, non aiuta il recente autogol del Garante Beppe Grillo, che ha rilanciato sul suo blog qualcosa di vagamente simile a una poesia. Un componimento apparentemente teso a sponsorizzare il primo cittadino, però attraverso una serie di insulti alla Città Eterna e ai suoi abitanti.

A complicare ulteriormente il quadro ci si è messa Monica Lozzi, presidente del Municipio VII, che ha annunciato la propria uscita dal M5S. Raccontando «l’amarezza e la delusione di aver creduto in un sogno mandato in frantumi da una classe dirigente non all’altezza».

A TESTA ALTA…!!! Ci sono giorni in cui bisogna prendere il coraggio a due mani e fare delle scelte importanti anche…

Pubblicato da Monica Lozzi su Giovedì 23 luglio 2020

L’ormai ex esponente pentastellata ha anticipato la decisione di correre alle prossime elezioni con il nuovo micro-partito dell’altro fuoriuscito Gianluigi Paragone. Appena battezzato con il sobrio nome di No Europa per l’Italia – Italexit con Paragone.

Difficile che la Lozzi possa essere davvero competitiva. Però potrebbe togliere voti al candidato ufficiale della sua formazione passata, voti che potrebbero anche essere decisivi per l’approdo al ballottaggio. Visti i rapporti difficili (per usare un eufemismo) con l’attuale inquilina di Palazzo Senatorio, non è escluso che al minisindaco vada bene così.

Roma 2021, i dubbi del Pd

La scelta dei Cinque Stelle potrebbe avere delle ripercussioni anche sui rapporti con gli alleati di Governo, e in particolare col Pd. Se non nell’immediato, perlomeno nella prospettiva del secondo turno, in cui è verosimile che dem e grillini si risolvano a unire le forze.

Il segretario Nicola Zingaretti ha escluso categoricamente qualsiasi tipo di sostegno alla Raggi. Definendo una sua eventuale riproposizione «una minaccia» per i Romani.

Ancora più tranchant Italia Viva, che in nessun caso vuole sentir parlare di apparentamento con i pentastellati. «Se l’idea è andare con i grillini, correremo da soli» ha avvisato il deputato Luciano Nobili.

I rumours provenienti da via del Nazareno testimoniano però delle difficoltà nell’individuare un big, circostanza che potrebbe precludere la via del ballottaggio. I principali nomi che circolano al momento sono quelli del Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e del Presidente dell’Europarlamento David Sassoli. I quali però dovrebbero rinunciare a degli incarichi prestigiosi per affrontare una campagna elettorale dagli esiti tutt’altro che scontati. Anche se il mandato dell’ex giornalista Rai scadrà a dicembre dell’anno prossimo, quindi pochi mesi dopo la tornata elettorale di Roma 2021.

Più che disponibile sarebbe invece la deputata Monica Cirinnà, che però appare meno spendibile. Sarebbe troppo divisiva, e inoltre non possiede la stessa visibilità di cui godono i suoi compagni di partito.

E il centrodestra?

Anche il centrodestra è alle prese con un rebus analogo. Da un lato vi sono autocandidature estemporanee, per non dire folcloristiche, come quella del patron laziale Claudio Lotito, stroncata sul nascere. Non foss’altro perché alienerebbe i consensi della stragrande maggioranza degli elettori, che nell’Urbe sono romanisti.

Dall’altro lato, ci sarebbe come carta privilegiata la presidente di FdI Giorgia Meloni, già in lizza nel 2016 e ancora molto forte nelle rilevazioni. Ma, con Fratelli d’Italia in forte ascesa, la leader intende perseguire ambizioni nazionali, soprattutto nel caso (molto probabile) di trionfo della coalizione alle prossime Politiche.

D’altronde, il segretario del Carroccio Matteo Salvini si era già detto convinto che «Roma ha bisogno di un manager come sindaco, non di un militante». Il Carroccio, forte anche del successo delle Europee 2019, vorrebbe puntare sulle periferie per disinnescare il rischio rappresentato da un’alleanza M5S-Pd al secondo turno. Tuttavia, FdI non sembra incline a lasciare l’ultima parola agli alleati-rivali della Lega, anche se c’è una variabile che potrebbe inaspettatamente spostare gli equilibri.

Secondo alcuni retroscena, infatti, si potrebbe prospettare un rimpasto di Governo, in seguito al quale Zinga otterrebbe un importante dicastero – forse il Viminale. In tal caso, lascerebbe la poltrona di Governatore del Lazio, e la contesa per la Pisana finirebbe per incrociarsi con quella per il Colle Capitolino. Facile, allora, prevedere che le due forze egemoni dell’opposizione si spartirebbero le candidature con l’obiettivo di fare all-in.

La corsa per Roma 2021, insomma, sta sempre più entrando nel vivo. E l’auspicio è lo stesso che riecheggia ormai da decenni sulla Capitale del Mondo. Roma nun fa’ la stupida stasera.

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