#RomaPride bello, senza fasti con l’emozione della ricorrenza

Vent’anni di Pride a Roma e, due decenni dopo la paura di essere immortalati, la gioia comune di metterci la faccia

#RomaPride bello, senza particolari fasti ma con l'emozione della ricorrenza. Vent'anni di Pride a Roma e, due decenni dopo la paura di essere immortalati, la gioia comune di metterci la faccia. Anche chi non c'è stato fisicamente si è fatto il selfie colorato con l'app del sito RomaPride.it. Questo Pride dalla sua può dire di aver avuto il sindaco di Roma in corteo da cima a fondo con la fascia tricolore e molti minisindaci attorno. Un evento a suo modo storico che ha reso il Pride del ventennale, insomma, di lotta e di governo.

Che tiene conto del "fenomeno" Renzi e del nuovo Pd elettoralmente roboante ma resta tutto sommato ancorato alla sinistra rinata in salsa greca con Tsipras. Io stavolta ho partecipato con la testa e con il cuore rivolto solo al mio padre spirituale, Massimo Consoli. Indossavo la sua cravatta verde in ossequio alle origini del movimento omofilo europeo, un secolo prima di Stonewall e di Milk. Ho rivisto con gioia facce di amici carissimi, tutti un po'cresciuti, un po'più stanchi ma non per questo domi, coi quali ho condiviso la speranza di veder rinascere in Italia un movimento LGBT che finalmente porti a casa anche qualche risultato in termini di #diritticivili.

Per ritrovarci finalmente a festeggiare un Pride di orgoglio e di gioia, onorando così, a ragion veduta e con il risultato in tasca, la memoria di chi nei decenni passati ci ha preceduto, insegnato, aperto la strada alla libertà di metterci la faccia e – speriamo presto – diventare davvero cittadini italiani a pieno titolo. Non possiamo né vogliamo più aspettare #civediamofuori tutto l'anno

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