Sfrattati i calciatori della Viterbese

Martedì la squadra ha indetto una conferenza stampa

Non è andato a buon fine l’incontro tra Petrelli e i giocatori della Viterbese.

La squadra ha indetto martedì una conferenza stampa per raccontare la situazione problematica che sta affrontando: la società non ha saldato il conto dell’albergo e, quindi, i gestori sono stati costretti a procedere allo sfratto dei calciatori, che dovrà concludersi entro giovedì, intimando ai ragazzi di provvedere da soli al pagamento.
“E’ impossibile continuare così, quando non c’è più nessun dirigente, siamo stati abbandonati, a parte il diesse Manfra, il team manager Cusi, la segretaria Palozzi, l’addetto stampa Ursini e il magazziniere Garzia. Solo loro sono rimasti al nostro fianco”, ha spiegato durante la conferenza Roberto Travaglione, centrocampista della squadra del mister Farris.

I ragazzi hanno anche tentato di incontrare il presidente dimissionario Graziani, ma senza buon esito.
Alla conferenza stampa è intervenuto il nuovo vicepresidente esecutivo, Massimiliano Petrelli, che ha declinato ogni responsabilità: “Io non c’entro niente con gli impegni che avete preso con i dirigenti che mi hanno preceduto. Vedetevela con loro, i miei compiti sono altri, come cercare degli acquirenti per il futuro. Non conosco nessuno degli amministratori, ho un ruolo rappresentativo”, ha dichiarato.
I tifosi, dopo la dichiarazione, hanno allontanato il vicepresidente dalla sala della conferenza.

Nel frattempo, oltre all’avviso di sfratto, i giocatori della Viterbese si sono anche ritrovati senza acqua: la Talete ha staccato l’allaccio al campo e agli spogliatoi. Eppure sembrava che la società avesse saldato tutti i debiti con l’azienda di gestione dell’acqua. Per fortuna l’intervento del Sindaco ha risolto la situazione, ripristinando il servizio idrico.

La disperazione della squadra è aggravata anche dal rischio di una mancata retribuzione: i calciatori hanno comunicato che è stato loro garantito il 75 % di altre due mensilità fino a fine stagione, ma non hanno alcuna sicurezza di ricevere gli stipendi, mettendo a rischio anche le loro famiglie.

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