Bufera sulla condanna del giornalista a 8 mesi di carcere per diffamazione a mezzo stampa

Il caso di Pasquale Napolitano ha acceso i riflettori su una questione fondamentale per la democrazia italiana: la tutela della libertà di stampa

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In un caso che sta scatenando polemiche in tutta Italia, Pasquale Napolitano, giornalista del “Giornale”, è stato condannato in primo grado a 8 mesi di reclusione per diffamazione a mezzo stampa. La decisione ha sollevato un’ondata di indignazione da parte di giornalisti, politici e sindacati, che vedono in questa sentenza un grave attacco alla libertà di stampa.

La reazione dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti

Il presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli, ha espresso la sua ferma opposizione alla condanna, dichiarando: “Rifiutiamo l’idea che in un Paese democratico venga ancora comminata la pena del carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa. Il caso di Pasquale Napolitano è la goccia che fa traboccare il vaso di una normativa che non sta più in piedi”.

Bartoli ha sottolineato che l’uso strumentale delle azioni giudiziarie contro i giornalisti minaccia l’intera categoria, indipendentemente dalle loro posizioni. “Serve una riforma che tuteli la libertà di informazione, che non è una prerogativa dei giornalisti ma un diritto di tutti i cittadini e un pilastro della democrazia,” ha concluso.

“Un inaccettabile attacco alla libertà di informazione”

Anche l’Ordine dei Giornalisti della Campania e la Commissione Legalità dell’Ordine regionale hanno espresso solidarietà a Napolitano, definendo la sentenza “un inaccettabile attacco alla libertà di informazione”. In una nota congiunta, hanno dichiarato: “Non comprendiamo come si possa essere arrivati a una condanna a 8 mesi di carcere per un articolo che non aveva elementi di diffamazione e che ha assicurato il diritto di replica.”

Hanno inoltre criticato la decisione di considerare la condivisione dell’articolo sui social come un’aggravante e hanno espresso preoccupazione per il fatto che la sentenza sia stata emessa da un giudice onorario. “Ci auguriamo che il caso venga assolutamente rivisto in appello,” hanno concluso, ricordando che la Corte Costituzionale, con la sentenza n.150 del 2021, ha limitato le ipotesi di carcere per i giornalisti.

La Federazione Nazionale della Stampa Italiana

La segretaria nazionale della Fnsi, Alessandra Costante, ha definito la condanna di Napolitano “una vergogna italiana” e ha ribadito l’urgenza di eliminare il carcere come pena per la diffamazione a mezzo stampa. “In un Paese democratico, punire con la reclusione i cronisti non è accettabile. I giudici applicano le leggi esistenti, ma è il legislatore che deve intervenire per adeguare le norme,” ha dichiarato.

Costante ha inoltre avvertito contro l’imposizione di sanzioni economiche spropositate, che potrebbero avere un effetto paralizzante sulla libertà di stampa. “Rimaniamo in attesa che il legislatore faccia il proprio lavoro e recepisca le indicazioni della Corte Costituzionale,” ha concluso.

Il caso di Pasquale Napolitano ha acceso i riflettori su una questione di fondamentale importanza per la democrazia italiana: la tutela della libertà di stampa. La condanna a 8 mesi di carcere per diffamazione a mezzo stampa è vista da molti come un pericoloso precedente che rischia di minare l’autonomia e la sicurezza dei giornalisti. La comunità giornalistica e le istituzioni stanno chiedendo a gran voce una riforma legislativa che abolisca il carcere come pena per i reati di diffamazione, salvaguardando così un diritto essenziale per tutti i cittadini.