Domus Aurea: l’espressione più sublime dell’ingegno dell’impero

“Possis nihil urbe Roma visere maius” (tu non vedrai cosa al mondo maggiore di Roma), scriveva Orazio nel suo “Carmen Saeculare”

Domus Aurea

Visitare la Domus Aurea è una di quelle esperienze che lasciano il segno per sempre. Bisogna farlo cancellando tutti gli orpelli della vita reale, con animo pronto ad accogliere emozioni così intense e inaspettate da togliere il fiato, aperti alla meraviglia, alla bellezza, allo stupore.
Perché ciò che gli occhi vedranno, è qualcosa che non ammette domande, né paragoni, né catalogazione in uno spazio e in un tempo.
La Domus Aurea è l’espressione più sublime dell’ingegno e della creatività degli antichi romani. È pura bellezza.

È l’apoteosi della bellezza

Una bellezza alla quale ci si può solo arrendere e dalla quale è difficile staccarsi.
Un’opera che va oltre tutto, oltre la nostra capacità di comprendere, oltre ogni logica, oltre le leggi e le regole con le quali giudichiamo. E così, quando ti siedi e indossi il visore con cui, attraverso la realtà virtuale, vieni trasportato nel tempo e ti trovi a contemplare dall’esterno, dal giardino che dà sul lago dove cinquant’anni dopo sorgerà il Colosseo, la Domus nel periodo del suo massimo splendore, l’unica cosa che provi è l’annientamento. Vorresti parlare, vorresti respirare, vorresti piangere.

La luce ti abbaglia

Ma non hai voce, ti manca l’ossigeno e non trovi neanche le lacrime con cui esprimere la meraviglia che ti attanaglia e sembra non volerti far tornare nel mondo dal quale sei venuto e che non ti appartiene più.
Poi esci. Ti guardi intorno. La luce ti abbaglia. Voci, suoni, il Colosseo di fronte a te, il Colle Oppio alle spalle, in lontananza il campanile di Santa Francesca Romana e i contrafforti del Palatino. Roma infierisce su di te. Ma non provi dolore. Solo una struggente, incontenibile felicità. Andateci.

I padiglioni sul colle Oppio

I padiglioni oggi visitabili sono quelli collocati sul colle Oppio (Sala Ottagonale e complesso radiale, Cortile Pentagonale, Grande Criptoportico e vani adiacenti), probabilmente destinati a feste e banchetti, che, dopo la morte di Nerone, furono sepolti dalle grandi terme di Traiano, rimanendo sconosciuti sino al Rinascimento.
Dura 75 minuti, ma valgono dieci volte tanto. L’organizzazione è perfetta, le guide bravissime e impeccabili nelle spiegazioni.
Possis nihil urbe Roma visere maius” (tu non vedrai cosa al mondo maggiore di Roma), scriveva Orazio nel suo “Carmen Saeculare” con cui celebrava la grandezza dell’imperatore Augusto e lo straordinario potere con cui Roma governava buona parte del mondo.
Ebbene, dopo questa visita, saprete, se per caso aveste qualche dubbio, che il grande poeta latino aveva ragione da vendere.