Ecco chi ha il porto d’armi in Italia e le donne sono in aumento

Nel Nord sono soprattutto elettori di Forza Italia e Lega e in generale il maggior numero di persone che hanno un’arma vota a destra

Pistola

Puntuale come una cartella di Equitalia, in occasione dell’incidente di Rosazza, è tornata la polemica politica sulla detenzione delle armi. Fiumi d’inchiostro e migliaia di dichiarazioni, volte più ad intercettare chi è a favore e chi è contro, magari con finalità elettorali.

In aumento le donne che detengono un’arma

Ma chi è l’italiano che detiene un’arma? E’ possibile farne un Identikit?. Ci proviamo. L’età varia dai 20 ai 70 anni, generalmente maschio, ma sono in aumento le donne. Il credo politico è abbastanza fluido. Partiamo infatti da persone che votano a sinistra, soprattutto in Toscana, Emilia Romagna e Umbria, dove regna incontrastato l’associazionismo dei cacciatori, per poi passare a posizioni più sfumate nel centro Italia e Meridione. Nel Nord più Forza Italia e Lega, per il resto una buona consistenza di chi ha un’arma vota a destra ma non sono molti di più degli elettori di centro sinistra.

Da sfatare quindi il mito che chi detiene armi è esclusivamente di destra o peggio ancora fascista. Da un punto di vista sociale non c’è un livellamento economico. Nel senso che chi detiene un’arma non ha una precisa connotazione economica tantomeno un appartenenza ad una fascia sociale determinata. Nei poligoni di tiro si può incontrare lo studente universitario, l’operaio, l’impiegato o il manager d’azienda.

L’orientamento sessuale: da sfatare il mito del macho alla Rambo

E’ chiaro che per affrontare una gara di tiro occorre anche una certa preparazione atletica, ma di “pance in libertà” sulle linee di tiro se ne vedono molte… L’orientamento sessuale: per usare un termine molto in voga oggi, si può tranquillamente affermare che è “Fluido”. Poco del maschio latino insomma. Sulla linea di tiro sono tutti uguali, dove scompare l’appartenenza e cresce l’aspetto atletico (donne comprese).

Va detto, sia concesso, che la stragrande maggioranza delle licenze concesse dalle Questure d’Italia, vengono rilasciate o per fini sportivi o per fini venatori. Sono in aumento le licenze per uso sportivo e in calo quelle per uso Caccia (in via d’estinzione anche i cacciatori?). Fenomeno questo che si è ridotto, nel tempo con un calo progressivo e costante, basti pensare che negli anni settanta erano più di 2 milioni e oggi non arrivano a cinquecentomila. Le continue e costanti vittorie degli atleti italiani, soprattutto nelle discipline olimpioniche del tiro al piattello invece, stanno sempre di piu’ avvicinando gli italiani a questo sport, in grado di regalare notevoli soddisfazioni.

Il porto d’armi

Discorso a parte è la vera è propria licenza di porto d’armi, ovvero la facoltà di circolare armati nella vita quotidiana. Sono poco più di 12.000. Un’inezia, rapportata al numero di abitanti in Italia. I requisiti per il rilascio sono estremamente stringenti e discrezionali e comunque, anche questo tipo di licenze sono in netto calo. I controlli: tutti possono avere un’arma? No. Non siamo negli Usa, dove in alcuni stati è considerato un diritto inalienabile. In Italia è vietato possedere armi, tranne nei casi consentiti dalla legge. La Licenza in realtà è una concessione.

Ovvero lo stato, nella fattispecie le Questure e Le Prefetture, si impegnano ad esercitare dei controlli onde valutare l’idoneità del soggetto a detenere un’arma. E quindi controlli Sanitari, controlli sulla fedina penale e condotta cristallina. Ovviamente se tali caratteristiche dovessero mancare la licenza non verrà concessa. In sintesi: Totò Riina non aveva il porto d’armi quando fu arrestato. Anche il dopo non è da sottovalutare; se il legale detentore commette reati o subisce anche una semplice querela, in un batter d’occhio le forze dell’ordine provvedono al ritiro della licenza e delle armi (articolo 39 del Testo Unico leggi di pubblica sicurezza).

Ultimamente, e giustamente aggiungerei, si sta applicando l’articolo 39 anche per guida in stato d’ubriachezza. Insomma la condotta dell’appassionato di armi e tiratore sportivo, per le leggi italiane deve essere cristallina e specchiata alla stessa stregua di un Santo Francescano. Prendendo il discorso a livello europeo va detto che l’Italia, nonostante il mainstream snoccioli cifre altisonanti, non conosce una diffusione di carabine e pistole elevata come in altri paesi del vecchio continente.

Chi detiene il Primato è la Finlandia (37%) in rapporto alla popolazione, seguita dalla Svizzera (27%), la Norvegia (26%), l’Islanda (23,5%) la Grecia (20,6%) e cosi via. L’Italia è al decimo posto con una percentuale del 12% di tasso di detenzione. Nella maggior parte di queste nazioni, le armi vengono detenute a solo scopo venatorio, l’esatto contrario dell’Italia dove sempre più sta nascendo una coscienza sportiva sull’uso delle armi da fuoco.

Massimiliano Burri, perito balistico