La Tari nel Lazio: a Viterbo la meno cara, a Roma la più salata

La Tari ha sostituito dal 1° gennaio 2014, i preesistenti tributi dovuti al Comune da cittadini, enti e aziende quale pagamento del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti

Da uno studio della Confesercenti sull'incidenza della Tari, la tassa sui rifiuti, nel 2015 nel territorio nazionale, il Lazio occupa la prima posizione nella classifica sulle tariffe della Tari nelle regioni italiane con + 27,3 % rispetto alla media nazionale, seguito dalla Liguria, Toscana e Campania. Dal 2008 al 2015 a livello nazionale si è registrato un aumento di oltre il 100 %. Nel 2015 la Tari ha prodotto entrate per 10 miliardi di euro. Nel Lazio, Viterbo è risultato il capoluogo dove la Tari è la meno cara, 220 euro, considerando una famiglia composta da tre persone, con una casa di circa 100 metro quadrati; a Frosinone vi è stata una flessione del 4,5 %, con un importo di 360 euro annui; a Rieti la Tari rimane invariata, come lo scorso anno, pari a 329 euro; Latina si è distinta come il capoluogo con il calo più evidente (-4,7 %); Roma è l'unico capoluogo nel Lazio dove dal 2014 al 2015 vi è stato un aumento (+1,5 %), pari a 425 euro annui, sempre per la famiglia di tre persone con una casa di 100 metri quadri. Tari o Tares o Tia o Tarsu…, cambia la sigla ma la sostanza rimane, anzi peggiora per le famiglie italiane. La Tari ha sostituito dal 1° gennaio 2014, i preesistenti tributi dovuti al Comune da cittadini, enti e aziende quale pagamento del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, noti con l'acronimo di Tarsu, e successivamente di Tia e di Tares.

Il Presidente di Confesercenti, l'Associazione di categoria che rappresenta le piccole e medie imprese italiane, Massimo Vivoli, ha commentato l'esito dello studio realizzato dalla sua Associazione: "La Tari sembra essere diventata un'imposta locale basata sulla superficie dell'attività e del tutto slegata dalla effettiva produzione di rifiuti e dall'efficienza dei sistemi di raccolta. Un tributo salatissimo, che praticamente in tutti i comuni non appare proporzionato né ai consumi prodotti né al servizio ricevuto e che sta mettendo in ginocchio le imprese del commercio e del turismo. Ci sono state proteste in molti comuni, in tutta Italia. La difformità territoriale non è l'unico problema – spiega ancora Vivoli – Il prelievo della Tassa sui rifiuti è cresciuto continuamente negli anni, non solo per le imprese "inquinanti", ma anche per quelle più attente che riciclano e producono meno rifiuti. E' evidente, a questo punto, che occorre rivedere al più presto la struttura dell'attuale sistema di prelievo, ridefinendo, con maggior puntualità coefficienti e voci di costi in base al tipo e al quantitativo e qualità di rifiuti effettivamente prodotti, premiando piuttosto chi mette in atto azioni di riduzione della produzione dei rifiuti e chi ricicla. L'annunciata istituzione della "Local Tax" è l'occasione giusta per evitare che, per una volta, l'imposta diventi l'ennesimo strumento per mascherare l'inefficienza delle amministrazioni locali spalmando i costi impropri sulle imprese", così il Presidente nazionale della Confesercenti.

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