Latina, rientro a scuola senza docenti e senza misure di prevenzione contro il Covid

Sono circa 50 cattedre mancanti nella provincia di Latina, che saranno però sostituite da supplenti per tutta la durata dell’anno

aula di una scuola

Un nuovo anno scolastico sta per cominciare, ma a Latina non sono state assegnate ancora tutte le cattedre ai docenti. Ma non solo, non sono state rese note anche la misure da seguire, per la prevenzione del Coronavirus.

Le dichiarazioni della Gilda Insegnanti

Patrizia Giovannini, coordinatrice del sindacato “Gilda degli Insegnanti” di Latina, ha dichiarato: “Nonostante i proclami, anche quest’anno la gestione del personale è stata pessima e la nuova stagione scolastica inizia all’insegna dell’incertezza, senza le misure di prevenzione adeguate né il numero di insegnanti necessario. 

A poco più di dieci giorni dalla ripresa delle lezioni siamo alle solite. Le promesse sono finite in fumo; sebbene siano stati assunti molti docenti e gli iscritti calino a causa del tasso di denatalità, non si arriverà a coprire con le assunzioni nemmeno il 50% dei posti autorizzati dal Mef e il numero di supplenti resterà incredibilmente alto”.

I docenti mancanti

La situazione è grave in tutto il Paese, ma nella provincia di Latina è ancora più difficile la ricerca di docenti delle materie principali.  

La coordinatrice Giovannini riporta: “Mi riferisco a materie come italiano e matematica. spiega ancora la sindacalista, dove già dallo scorso anno si fa fatica a trovare supplenti, soprattutto per assenze brevi. L’Ufficio scolastico regionale, infatti, ha stabilito che una parte dei posti che doveva essere coperta con docenti in ruolo dalle graduatorie dell’ultimo concorso straordinario, sarà accantonata e tolta dal sistema informatizzato che sta assegnando in questi giorni le nomine annuali.

Ciò vuol dire che circa 50 cattedre, solo tra matematica e italiano, nelle scuole della provincia di Latina non avranno un docente stabile per tutto l’anno, ma diversi supplenti, a scapito della continuità didattica”.

Inoltre, ha aggiunto: “In due anni sono stati banditi cinque concorsi che avrebbero dovuto risolvere l’annoso problema del precariato e della stabilizzazione dei posti, eppure ci ritroviamo con un nulla di fatto, con prove concorsuali ancora da svolgere e graduatorie non ancora compilate. Siamo di fronte a un caos addirittura peggiore degli scorsi anni, con procedure inattendibili e fallimentari e diritti di graduatoria calpestati.

Basta riflettere un attimo sul concorso ordinario 2020: ancora oggi arrivano segnalazioni di errori nei quesiti scritti somministrati per cui non si può procedere con le prove orali nei tempi utili all’attribuzione dei posti”.

Il problema della sicurezza

Secondo la coordinatrice del sindacato Gilda Insegnanti, un altro problema importante è la sicurezza: “É un azzardo incomprensibile che non siano state previste le misure minime di prevenzione e contenimento del contagio da Covid, come il mantenimento delle mascherine in classe e nei luoghi di assembramento. Tantomeno è stato effettuato alcun intervento sui sistemi di aerazione negli istituti, né si è provveduto all’ampliamento degli ambienti scolastici.

Tutto è rimasto com’era prima della pandemia: le scuole restano assolutamente inadeguate dal punto di vista infrastrutturale, nemmeno l’emergenza sanitaria è bastata a indirizzare investimenti su questo fronte. Invece, si vanno investendo milioni di euro in formazione per i docenti: il Pnrr e il decreto Aiuti, sulla scia dell’ultima riforma sul reclutamento introducono la figura del “docente esperto” e una forma di progressione di carriera legata alla formazione professionale piuttosto che agli scatti di anzianità. Un provvedimento che, come sindacato, abbiamo già bocciato, insieme a tutto l’impianto della riforma voluta dal ministro Bianchi”.

La Gilda, insieme agli altri quattro sindacati di categoria, ha chiesto un confronto nazionale unitario con i partiti sulle politiche in materia di istruzione e formazione. L’incontro si terrà il prossimo 8 settembre a Roma.

La Giovannini infine conclude riportando: “Ci auguriamo che si possa trovare una soluzione definitiva alle problematiche aperte nel settore, a partire dalla necessità di investimenti, dal precariato, dalle rivendicazioni sacrosante che hanno portato il popolo della scuola in piazza lo scorso 30 maggio”.