Lazio misterioso: Arsoli e i Dolmen di Pozzo del Diavolo

C’è chi afferma, sulla scia di vecchi racconti, che i Dolmen di Pozzo del Diavolo ad Arsoli siano amanti tramutati in pietra per volere divino

Arsoli (Roma)

Arsoli (Roma)

Arsoli è uno dei paesi più estremi nella provincia di Roma, dominato dal Castello Massimo e nelle sue vicinanze si trovano dei dolmen denominati della femmina morta. Sembrano dei Moai dell’Isola di Pasqua ma non sono sculture, sono fenomeni naturali, inquietanti per l’aspetto umano e per la posizione che sembra indicare qualcosa.

Arsoli fa parte del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini, e si trova a 460 metri s.l.m. con meno di 1.700 abitanti, nel lembo orientale più estremo della provincia di Roma, del quale Comune Metropolitano tuttavia fa parte. Nell’antichità è stato abitato dagli Equi e successivamente dai Romani, della cui civiltà è facile trovare tracce. E’ stato inizialmente feudo dei Benedettini e successivamente dei Passamonti, che lo cedettero agli Zambeccari nel 1536 e questi ultimi lo vendettero a Fabrizio Massimo nel 1574, sotto consiglio di San Filippo Neri che era il suo confessore e direttore spirituale.

Pirandello passava ad Arsoli le sue vacanze estive

Per oltre quattro secoli i Massimo dominarono queste terre. Durante il ‘600 questi feudatari illuminati riuscirono a dotare Arsoli di molte importanti opere, tra cui un acquedotto e a rilanciare la vita civile e sociale dopo una devastante epidemia di peste. Fu in quell’occasione che il paese adottò come stemma l’araba fenice, l’uccello che rinasce dalle proprie ceneri.

Più che di paese, si potrebbe forse parlare di cittadina, visti l’armonia del tessuto urbano e l’appellativo di “piccola Parigi” attribuito all’abitato da Pirandello, che era solito frequentare con piacere durante le estati. Durante l’ultima guerra Arsoli divenne città ospedaliera dei Tedeschi che raccoglieva i feriti del fronte di Cassino e dei mitragliamenti effettuati nella zona dagli aerei alleati. La liberazione del Paese avvenne il giorno 8 Giugno 1944, festa del Corpus Domini.  Per arrivare ad Arsoli si può prendere il treno della linea Roma Pescara che ha una fermata nella Stazione di Arsoli. Oppure si percorre l’autostrada A24, che collega Roma a Teramo e poi la provinciale 39/b che collega Arsoli a Cervara di Roma. Si può giungere qui anche dalla Tiburtina.

Il castello Massimo e il borgo medievale

Arsoli è un borgo vivace e pittoresco, con bellissime vedute sui campi di ulivi, sui boschi, ma soprattutto sul Castello Massimo, una possente fortezza che veglia su tutto il paese. Il borgo è bello da visitare e contiene dei tesori e dei misteri che ne fanno una delle mete del Lazio misterioso più significative. Per il momento ci limitiamo a visitare la cappella di San Rocco che contiene degli affreschi davvero belli appartenenti al 1500 e la parrocchiale del Santissimo Salvatore. Ma soprattutto uno dei punti più interessanti di Arsoli abbiamo detto è il maestoso Castello, che si trova nella parte più alta del borgo. Possente, grande, magnifico: sembra uscito da un libro di fiabe.

Gli arazzi, i mobili ma soprattutto i quadri lo rendono davvero incantevole. Suggestiva è in modo particolare la sala del trono. A impreziosire questo gioiello c’è poi un romantico giardino all’italiana, ricco di aiuole e fontanelle e piante, che si affaccia sul meraviglioso panorama dei Monti Simbruini. Il fascino del castello ha fatto si che venisse spesso scelto come location per serie tv come La baronessa di Carini o per film come La morte negli occhi del gatto (1973) di Antonio Margheriti o Dellamorte Dellamore di Michele Soavi, del 1994, girato anche nel cimitero di Arsoli.

I Dolmen o Rocce della Femmina Morta

È nei dintorni di Arsoli che si scoprono le cose più intriganti. Non tanto la Grotta di re Pipino. Qualcuno ve ne parlerà. Secondo le leggende pare che questa ospiti al suo interno un tesoro del re francese Pipino il Breve, oppure se non proprio del Re, di un uomo ricco chiamato Pipino. La cosa in sé già viene venduta male. C’è o non c’è il tesoro del Re Pipino? È evidente che si tratta della solita leggenda, oggi diremmo una fake new… Seppure ci fosse stato un tempo, state pur certi che non hanno lasciato niente di intentato per trovarlo. Se volete andarci fate pure ma di misterioso c’è solo il perché esista questa leggenda.
La Valle dell’Aniene invece, custodisce alcuni tra gli scorci più suggestivi del Lazio, e tra questi troviamo i Dolmen di Pozzo del Diavolo. I balzi delle acque, la vegetazione lussureggiante, ma anche gli antichi cenobi e i conventi posti a strapiombo sulle gole, affascinano da sempre il viaggiatore come fu per i turisti del Grand Tour settecentesco.

Poco sotto la Via Tiburtina, quasi all’apice del Vallone Bagnatore, si ammira uno straordinario fenomeno naturale. Si tratta di due veri e propri torrioni calcarei, dalla forma snella e affilata, di circa 15 metri ognuno. Localmente noti come le Rocce della Femmona morta.

Sembrano scolpiti dall’uomo e invece sono fenomeni carsici

La visita ai dolmen di Pozzo del Diavolo è libera. L’itinerario è segnato da tabelloni e bordato da una staccionata. Tra andata e ritorno è lungo circa 2 km e richiede un paio d’ore. È abbastanza ripido e presenta un dislivello di quasi 300 metri, ed alcuni tratti sono un po’ ripidi e scoscesi.

Appaiono all’improvviso nel bosco, l’uno di fronte all’altro, seguendo il sentiero del Pozzo del Diavolo. Questo si svolge lungo una parte del corso del Torrente Bagnatore, tra orridi, speroni e massi rocciosi, cascatelle e lecci secolari.

Uno di questi dolmen ha la forma di una lama sguainata e borda il sentiero alla destra di chi lo percorre. L’altro, un po’ più alto e coperto alla base dalla fitta macchia, è davvero inquietante. Se ci si sofferma ad osservarlo bene ricorda vagamente un Moai dell’Isola di Pasqua. Sembra scolpito dalla mano dell’uomo. Se lo guardiamo di profilo si riconoscono chiaramente un occhio (una cavità), il naso, la fronte, la bocca con tanto di labbra, ed il mento. Il tutto coronato da un misterioso copricapo che lo fa sembrare una specie di stregone. Molte leggende popolari sono legate a questo luogo, fortemente caratterizzato dal carsismo, che vi ha formato grotte e inghiottitoi, tra cui quello che ha dato il nome allo stesso sentiero.

Due guardiani di pietra che sembrano indicare qualcosa

C’è chi afferma, sulla scia di vecchi racconti, che si tratti di due demoni maledetti o di due amanti tramutati in pietra per volere divino, stranamente insieme al loro cagnolino, che corrisponderebbe al piccolo torrione mozzato che si intravede affianco al dolmen più grande. sempre gli amanti vengono puniti in queste maniere drammatiche, dev’essere l’invidia di maghi che li fa agire in questo modo turpe.

Potrebbero anche essere antichissime sculture degli Equi, il popolo che abitava queste terre in epoca pre-romana, con una valenza di tipo religioso od astronomico. Sempre i popoli antichi erano costretti ad osservare gli astri giorno e notte, per interpretare il volere delle divinità in cui credevano. Per molti secoli la gente di Arsoli ha festeggiato qui i riti legati al passaggio delle stagioni.

L’emozione, quando si arriva alla fine del percorso, è notevole. Mentre lo sguardo spazia, dall’alto, sulla forra scavata dal Bagnatore, l’immagine dei due dolmen è molto inquietante. Per l’eternità quei guardiani di pietra fisseranno il panorama superbo ed incanteranno il visitatore che venga a far loro visita. Sappiamo il perché dei fenomeni ma ci piace immaginare che oltre al fatto naturale ci sia una volontà imperscrutabile, una forza superiore, che esprima così il suo potere. Non c’è niente da fare. Il pensiero magico ce l’abbiamo nell’inconscio collettivo dei tempi.

La scalinata degli artisti a Cervara

Appena fuori Arsoli, un quarto d’ora d’auto, si trova poi Cervara di Roma, il comune più alto di tutto il Lazio, arroccato su uno sperone dei Monti Simbruini in posizione panoramica. È conosciuto per la scalinata degli artisti. Un percorso davvero unico, ricco di sculture e decorazioni realizzate dagli artisti contemporanei, su una parete rocciosa a picco sulla Valle dell’Aniene. È un luogo da cartolina, che regala degli incantevoli scorsi, tutti da fotografare.

Arsoli è poi avvolta dal Parco dei Monti Simbruini, che sono ricchi di sentieri da percorrere che sicuramente soddisferanno gli amanti de trekking e della natura regalandogli così delle esperienze magiche.

Foto di Lauretta Franchini sulla pagina del Sindaco di Arsoli