Nelle famiglie di Roma ci sono più cani adottati che bambini nati

Per avere un figlio ci si pensa mesi e poi non si decide mai. Un cane invece lo si prende con troppa superficialità

Cane di razza rottweiler

Cane di razza rottweiler

Cresce la presenza canina nelle case ma non la consapevolezza di come si tratta un animale. Non calano gli abbandoni e sono due milioni i randagi in Italia, soprattutto dal Lazio in giù. Nonostante l’allarme di Papa Francesco, nelle famiglie di Roma ci sono più cani adottati che bambini nati.

Li potete vedere correre liberi, finalmente, nei prati di Villa Borghese, alla Valle dei cani, dove bisogna stare solo attenti a dove si mettono i piedi, mentre padroni e padrone si intrattengono in amabili conversazioni, al timido sole invernale. Oppure a Villa Ada, nella loro area riservata, al Roseto Comunale, al campo del tiro con l’arco. Secondo Eurispes cani (e gatti) sono gli animali domestici più apprezzati dagli Italiani e Roma non fa eccezione.

Il Papa auspica più figli e meno cani ma qual è la ragione?

Papa Francesco si lamenta perché nelle famiglie si preferisce adottare un cane piuttosto che fare un figlio. Meno male dico io, caro Francesco. Tu sei prete e non sai cosa significhi per una famiglia avere un figlio di questi tempi e con la carenza di servizi che c’è, la gestione di quel bambino ricadrebbe tutto sulle spalle della madre, che avrebbe difficoltà a trovare lavoro o a mantenerlo se caso mai l’avesse trovato.  Non facciamo i patriarcali. I dati parlano chiaro: a Roma dal primo gennaio 2023 sono nati 3.400 bambini, in tutto il Lazio ci sono 1.145.716 cani, il numero è riferito ai soli adottati dai canili.

Quindi potrebbero essere molti di più. La media calcolata per la sola città di Roma è di 2/3 cani ad abitante, tra quelli a casa e quelli vaganti per le periferie e la campagna e quelli nei canili. Nel 2006 a Roma i cani registrati all’anagrafe canina delle ASL erano 190.000. A questi si sommavano 280.000 cani di proprietà non registrati, per un totale di 468.000 cani.  Già allora il 40% dei cani non risultava registrato. Non sappiamo quanti fossero i cani che almeno una volta all’anno venivano portati dal veterinario. Si presume che un 10% dei cani presenti sul territorio nazionale non fosse mai stato visitato da un veterinario. Mentre i cani che in cura dai veterinari a Roma erano 422.000. E adesso?

Una ricerca conferma la crescita del mercato degli animali d’affezione

C’è addirittura una classifica degli animali domestici più diffusi in Italia. Primi, non lo credereste, sono i pesci: 30 milioni. Stanno nell’acquario, in silenzio, non rompono le scatole e ogni tanto li guardi nuotare, coi loro colori variopinti. Bisogna solo ricordarsi di dar loro il mangime e mantenere pulito l’acquario, ma ci sono le domestiche cui si può demandare l’incombenza. Difficile infatti trovare un acquario nelle case popolari. Lì il pesce va nel forno. Un po’ più impegnativi poi ci sono gli uccelli: 13 milioni. In gabbia ovviamente ma c’è chi li abitua a volare in casa o a vivere nelle voliere in giardino o addirittura fuori dalle gabbie. Colombi, tortore e pappagalli restano volentieri a casa, per non parlare dei falchi e delle civette. Dopo gli uccelli, liberi per la loro indole, ci sono i gatti: 10 milioni e i cani: 9 milioni. Conigli e cincillà o simil ratti: 1,8 milioni e infine rettili e affini: 1,3 milioni, incluse le tartarughe. Cosa induca una persona a mettersi in casa un serpente o un iguana non arrivo a comprenderlo ma evidentemente alla passione non si comanda.

La pandemia ha segnato un incremento nella presenza di animali in casa

La pandemia ha segnato una svolta: dal 2015 al 2022 il dato relativo a coloro che hanno deciso di accogliere in casa più di un animale è quasi raddoppiato: 9,9% nel 2015 e 17,2% nel 2022. Nonostante si fosse appena usciti dalla pandemia, nel 2022 si è registrato un aumento nella scelta di quale animale accogliere in casa. Lo dimostrano la crescita del mercato dei prodotti per cani e gatti, mentre si tagliavano altre spese. Ben 673.000 tonnellate di prodotti alimentari per animali sono state vendute l’anno passato, con un aumento dello 0,8% ed è quindi cresciuta la spesa per gli stessi alimenti dell’11,4%. Sono dati raccolti nel Rapporto Assalco-Zoomark 2023: Italia sempre più pet-friendly. Un orribile angloitalianismo per dire che l’Italia è sempre più fanatica degli animali domestici. Ma ormai c’è tutta una parte di popolazione che parla con termini come spoilerare, cool, small, smartphone, chattare. Bisogna sorriderne.

Presentato a giugno a Bologna, questa XVI edizione del Rapporto, conferma la forza del mercato dell’alimentazione e il valore della relazione con gli animali d’affezione in Italia.

Il cane è l’animale da compagnia più amato, seguito dal gatto, ma i gatti sono più dei cani

Nelle famiglie italiane sono 65 milioni gli animali da compagnia, di cui come abbiamo visto circa 10 milioni sono gatti e 9 milioni sono cani. Stando a quanto rilevato, è quindi il cane l’animale da compagnia più amato: ben il 62% degli intervistati ha scelto la compagnia di Fido, il 55% ha optato per un micio, mentre il 27% ha voluto distinguersi ed ha deciso di acquistare pesci, volatili, roditori e animali esotici come serpenti e iguane.

Fuori dai nostri confini la crescita è anche più grande. Grazie forse al vastissimo spazio, gli Stati Uniti d’America detengono il primato mondiale del maggior numero di cani presenti: ben 83 milioni! È un dato abbastanza vicino alla realtà, perché negli USA è obbligatorio registrare i propri animali domestici.

Non ovunque i cani sono apprezzati come fedeli compagni di vita. Ci sono paesi nei quali li apprezzano più come alimento. Stando a Mail online il quadrupede amico dell’uomo viene mangiato non solo in Cina, come molti già sanno, ma anche in Indonesia, Corea, Taiwan, Vietnam, Messico, Filippine, Polinesia e addirittura in Svizzera, almeno fino al 1996, quando un quotidiano locale rivelò il consumo di carne di cane nei cantoni di Appenzello e San Gallo. Non mi sono mai stati simpatici gli svizzeri ma ora ho un motivo in più.

Le città dove si amano di più i cani sono nel mondo: San Francisco e Bergamo in Italia

La città con più cani al mondo non stupisce quindi se è americana: San Francisco, seguita da Seattle (Stato di Washington) e Tel Aviv (in Israele). Seattle addirittura è la città con più cani pro capite (246,67 per 1000 abitanti).

In Italia il primato della città più cinofila spetta Bergamo, uno ogni 9 abitanti, più o meno come Milano: siamo nell’ordine di un esemplare ogni 11 abitanti, per un totale che supera i 120mila esemplari domestici registrati.

Come regione è la Puglia la regione nella quale si adottano più cani in Italia: oltre seimila nel 2021.

Basilea, in Svizzera, è invece la migliore per il minor tasso di abbandoni, seguita da Zurigo e Oslo. New York è invece la peggiore città da questo punto di vista, seguita da Miami e Los Angeles. Gli americani sono così: s’innamorano e divorziano in tempi rapidi.  

La riflessione che mi viene da fare è che per avere un figlio ci si pensa mesi o anni e poi non si decide mai. Ma se capita allora spesso si tiene. Un cane lo si prende con troppa superficialità e questo comporta che una volta verificato l’impegno che richiede, tra pappe e uscite per i bisogni, danni in casa e visite dal veterinario, con altrettanta superficialità si decide di disfarsene. Il problema è anche che certe persone fanno lo stesso in amore con il partner.

Il randagismo è presente soprattutto dal Lazio in giù

Secondo una ricerca di Legambiente dedicata agli Animali in città, abbiamo un problema serio del quale se ne sa poco o nulla e per questo nessuno pensa alle soluzioni. Il fatto è che ci sono milioni di animali fantasmache vagano sul territorio senza che se ne tenga traccia. Mancano all’appello dell’anagrafe canina almeno due milioni di cani, di cui 1,5 milioni localizzati in cinque regioni dal Lazio in giù. In particolare, a preoccupare nel 2022 è il numero dei cani vaganti, ossia cani randagi e padronali con una gestione non controllata. In tutta la Penisola sarebbero tra i 400 e 700 mila il numero dei cani propriamente randagi, senza proprietari che li rivendicano.

Il Sud resta l’area del Paese più colpita dal fenomeno, con Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e Lazio che registrano i numeri più significativi. Il numero di cani vaganti complessivo oscilla da 290 a 480 mila. Solo nel Lazio e in Campania, il numero di cani vaganti ma con un padrone, oscilla da 100 a 200 mila. Mentre il numero di cani randagi, senza padrone, oscilla tra 145 e 240 mila. Nel 2022 ben 71mila cani sono stati abbandonati! In lieve flessione rispetto al 2021, quando però ci fu un forte aumento sul 2020 (+43%), a causa della crisi economica probabilmente.

Preoccupa che non si abbiamo dati certissimi e che non sia sotto controllo un dato così importante. Il randagismo non è una cosa di poco conto. I cani randagi tendono a formare branchi, secondo il loro istinto, con lo scopo di attaccare prede per sfamarsi e tra le prede possono esserci altri animali domestici ma potrebbero esserci anche bambini. Il monitoraggio e anche l’abbattimento si rendono necessari per la salvaguardia della salute in generale, perché il morso di un randagio potrebbe attaccare la rabbia.

I Comuni non conoscono il problema, per il quale pure ricevono fondi

Ai questionari inviati da Legambiente, hanno risposto in modo completo 552 Amministrazioni comunali su 7.904 totali (di cui 57 Comuni capoluogo di provincia pari a circa il 53% dei Comuni capoluogo italiani) e 38 Aziende sanitarie su 112 totali. Il dato complessivo che emerge è che il 39,5% tra le Amministrazioni comunali (più di una su tre) ed il 94,7% tra le Aziende sanitarie (più di nove su dieci) che hanno fornito informazioni hanno raggiunto performance almeno sufficienti.

A fronte di una crescente spesa pubblica italiana del settore, che nel 2022 è stata pari a 229 milioni di euro, di cui 181 milioni ai Comuni e 48 milioni alle Aziende sanitarie, non ne corrisponde una gestione efficiente. Mancano i dati, manca la regolamentazione e anche i controlli. Una spesa pubblica che, badate bene, equivale a circa 6 volte la somma impegnata per la gestione di tutti i 24 Parchi nazionali e addirittura a 30 volte la somma impegnata per la gestione di tutte le 27 Aree marine protette. Una gestione carente del settore che si dimostra dalla scarsa conoscenza dei Comuni, di quali siano le strutture dedicate agli animali d’affezione presenti sul territorio, tra le quali rientrano anche i canili.

Solo il 43,8% delle Amministrazioni comunali che ha fornito dati dichiara di conoscere con esattezza la situazione del randagismo, ancora meno (40%) per quel che riguarda la conoscenza delle colonie feline. Ancora più bassa è la soglia dei Comuni che hanno dichiarato di avere spazi aperti dedicati agli animali d’affezione (solo il 37%) con differenziazioni tra nord e sud. Per esempio a Grignasco (NO) è presente 1 area ogni 105 cittadini, contro Mazara del Vallo (TP) con 1 ogni 50.000 abitanti.

Anagrafe canina e sterilizzazioni, pochi sanno di che si tratti

Solo il 41,8% dei Comuni (231 su 552) dichiara di conoscere il numero complessivo dei cani iscritti in anagrafe canina presenti nel proprio territorio, ossia 1.176.322 cani. Percentuale che cala al 39,3% per quel che riguarda la consapevolezza delle nuove iscrizioni avvenute nell’anno 2022, pari a 70.128 cani.

Sulla sterilizzazione i numeri sono ancora lontani se si vuole puntare ad una seria politica di controllo demografico. Nonostante un leggero incremento rispetto al 2021 del 3%, solo il 50% delle Aziende sanitarie ha dichiarato di aver effettuato azioni di prevenzione, con la sterilizzazione di 4.881 cani (il 18% rispetto ai cani dichiarati entrati nei canili sanitari) e 21.042 gatti (circa il 14% di quelli presenti nei gattili sanitari o nelle colonie feline, nelle quali oltre 130.000 gatti risultano non sterilizzati).

Infine, per quel che riguarda i controlli, meno di un Comune su due (il 42,9%) ha effettuato specifici controlli e solo il 53,6% dichiara di aver dotato il proprio personale di lettore microchip. Di questi, ne risultano in totale 491, ossia in media 1,7 per ciascuna delle 296 Amministrazioni comunali che li hanno dichiarati.

I “genitori” dei cani hanno altro a cui pensare: dalle socializzazioni ai vestiti

Viviamo con la testa in una nube. Non sappiamo quello che succede intorno a noi e nemmeno ce ne preoccupiamo ma siamo in pena per cose futili. Parlo delle famiglie italiane con un cane che hanno tra le loro preoccupazioni quella di trovare degli amici al cane. Non sto scherzando. Oggi tutte le famiglie in città fanno una vita riservata. Casa e ufficio, ufficio casa. Ogni tanto ci si vede con gli amici e i parenti e stop. E il cane? Anche lui deve socializzare, altrimenti quando lo porti a spasso diventa aggressivo con ogni altro suo potenziale partner o amico. Da qui nascono le esigenze dell’addestramento o anche quelle della dog sitter. Glielo affidi alla ragazza e per una modica spesa ci pensa lei a portarlo in giro. Ma così non si risolve nessun problema, si delega ad altri.

I “genitori” spesso si comportano coi cani come farebbero coi figli. Se ne fregano tranne che per le cose che piacciono loro. Se si deve andare a un matrimonio anche il cane deve avere i suoi vestiti da cerimonia! Intonati con quelli dei “genitori”. Specie se il matrimonio è proprio il loro, quello dei padroni! Il vestitino per i volpini o per i bassotti è cosa ormai abituale in città. Ci sono anche le scarpe! Per farli camminare sull’asfalto rovente d’estate. E adesso hanno inventato un impermeabile per cani, che copre la testa e il corpo fino alla coda, per i giorni di pioggia. Ridicolo, ma ho visto anche questo: un impermeabile sul quale si monta un ombrellino colorato.

Probabile che non funzioni nel caso dei Border Collie, del Barboncino, o del Pastore Tedesco, Golden Retriever e Doberman Pinscher. Sono le 5 razze più intelligenti. Speriamo che si facciano capire dai padroni e li sconsiglino sull’impermeabile e l’ombrello per cani e anche sulle scarpe. Ah se li sentisse mio zio Armando, buonanima, che andava a caccia nel dopoguerra e il cane (una Springer spaniel) dormiva in giardino, con qualsiasi stagione e temperatura e mangiava gli avanzi del pranzo e della cena!