Orlandi, Gregori, Cesaroni: una Commissione d’Inchiesta Parlamentare per risolvere i tre casi

“Una commissione di inchiesta parlamentare non si sostituisce alla magistratura ma ha il suo peso”

Da sinistra: Emanuela Orlandi, Mirella Gregori e Simonetta Cesaroni

Da sinistra: Emanuela Orlandi, Mirella Gregori e Simonetta Cesaroni

Tre casi chiusi ma per i quali in realtà non esistono verità definite, certe. Anzi, a distanza di decenni rappresentano veri “buchi neri”.

Tre nomi legati dal mistero sulla loro sorte

Emanuela Orlandi, Mirella Gregori, Simonetta Cesaroni, tre nomi ormai più che noti all’opinione pubblica, sono legate da un filo rosso, quello del mistero sulla loro sorte e soprattutto sui moventi che hanno portato le prime due alla sparizione e la terza a una morte violenta.

Sulle loro tracce si mette in moto ora la politica con una iniziativa di legge promossa da Pd, Azione e M5S per istituire una commissione di inchiesta bicamerale che possa far emergere elementi importanti per fare luce.

Morassut: “La spinta parlamentare ha il suo peso”

“Una commissione di inchiesta parlamentare non si sostituisce alla magistratura – ha ricordato Roberto Morassut, tra i primi firmatari dell’iniziativa – ma ha suoi poteri e suoi strumenti con cui poter far emergere elementi da trasmettere poi, nel rispetto della separazione dei poteri, alla magistratura che farà le sue valutazioni. Certo, però, la ‘spinta’ parlamentare ha il suo peso”.

Calenda: “Il Vaticano sa molto di più di quello che dice”

L’iniziativa mira a coinvolgere forze politiche di tutto l’arco costituzionale ed anzi, aggiunge il leader di Azione, Carlo Calenda, “non dovrebbe essere del solo Parlamento ma addirittura del governo” in particolare per quanto riguarda il caso Orlandi su cui Calenda muove accuse allo stesso Vaticano: “C’è un grande non detto, l’evidenza da quello che è emerso è che il Vaticano sa molto di più di quello che dice, e c’è la necessità che uno stato sovrano, stato nel cui territorio è avvenuto il rapimento di Emanuela Orlandi, si faccia sentire e non stia passivamente alla versione che il Vaticano dà di questa vicenda” (ANSA).