Sanità pubblica: concorsi deserti, medici e infermieri in fuga all’estero

Gli italiani sanno che a breve resteranno scoperti da molte prestazioni assistenziali di sanità pubblica soprattutto in certe zone del Paese?

Servizio Sanitario Nazionale

Ospedale pubblico, pronto soccorso

Il Servizio Sanitario Nazionale nasce nel 1978 con la Legge 833, prima firmataria il Ministro della Sanità On.le Tina Anselmi. Una legge che ha l’ obiettivo di attuare l’ art. 32 della Costituzione: regionalizzare la gestione della Sanità, istituire le USL e universalizzare le cure mediche, superando il precedente sistema mutualistico.

Medici e infermieri un tempo prtagonisti

Il cardine del SSN dal 1978 a oggi è stato ovviamente la risorsa umana che ci lavorava dentro e in particolare il Medico e l’ Infermiere. Per ciò che attiene la seconda figura professionale, pur essendoci una costante carenza ed incompletezza dei ruoli il percorso professionale è stato implementato soprattutto dal superamento del vecchio sistema dei “mansionari” e dalla realizzazione del percorso di formazione superiore con Laurea Magistrale e relativa istituzione dell’ Ordine Professionale.

Invece, il personale sanitario laureato in Medicina e Chirurgia, negli ultimi 30 anni ha attraversato una profonda crisi identitaria, una obsolescenza dei percorsi formativi universitari, parallela praticamente alla istituzione del numero chiuso e all’ abbandono delle iscrizioni di massa degli studenti degli anni ’60 e ’70 del secolo scorso “cosiddetta pletora medica”).

Pochi medici specialisti e scarsa retribuzione pubblica

Negli ultimi decenni in Italia quindi abbiamo assistito a una lenta e progressiva depauperazione delle scorte di professionisti medici (soprattutto specialisti), che in alcuni casi hanno determinato la scopertura assistenziale di intere aree geografiche italiane. Soprattutto nelle isole e nel settentrione. Complice anche il fenomeno della scarsa retribuzione pubblica del medico e del contemporaneo crescere del contenzioso medico-legale, alcuni rami e specialità della medicina si sono essiccati e addirittura alcuni posti delle Scuole di Specialità vengono lasciati deserti dalla mancanza di giovani che vogliono fare questi mestieri più faticosi e più rischiosi (chirurgie varie, anestesie, ecc).

Recentemente dal 2018 – 2019 a oggi, si assiste anche a un altro preoccupante fenomeno che rischia di desertificare ulteriormente la già scarseggiante offerta assistenziale del SSN. Sto parlando dell’ abbandono crescente del SSN (dimissioni e prepensionamenti di varia natura) di medici esperti e di mezza età in ruolo da decenni e che emigrano o verso estero o verso più accoglienti e meglio retribuite cliniche private (pure o accreditate con SSN), oppure verso la pensione.

Medici ospedalieri che danno le dimissioni

Secondo uno studio del Sindacato dei medici ANAAO nel 2019, dai dati del Conto Annuale del Ministero della Economia e Finanze, il 2,9% dei medici ospedalieri ha deciso di dare le dimissioni: licenziandosi e/o andando in pensione prima del tempo. Secondo questo studio oltre 3000 medici hanno visto un’alternativa migliore nel privato o nel lavoro sul territorio. Alternativa migliore dal punto di vista economico, forse, ma certamente anche di qualità di vita con meno pressione lavorativa e psicologica, meno attacchi personali, meno rischi di aggressioni alla propria incolumità fisica.

Questo fenomeno è completamente nuovo in Italia e se lo associamo alla costante emorragia di giovani e giovanissimi laureati che neanche provano ad entrare ne mercato del lavoro SSN decidendo invece di emigrare in Paesi UE ed extra-UE (circa 1000 annui), il risultato complessivo è che il SSN tra 4-5 anni sarà desertificato. Privo delle minime esperienze e risorse umane e professionali che sono assolutamente necessarie a mantenerlo in vita come tale su tutto il vasto territorio nazionale.

Senza adeguate risorse umane, potrà il SSN sopravvivere e con esso l’ universalità delle cure a cui ormai noi Italiani siamo abituati?

I Governi che si sono succeduti hanno provato ad arginare il pericolo, intervenendo sullo stato giuridico degli infermieri attribuendogli gradualmente sempre nuove competenze, in evidente sostituzione dei medici. Tuttavia, è questo che la gente comune si aspetta come risposta dal SSN e dalla politica?

Noi sappiamo che mediamente il SSN costa alla collettività circa il 7 % del PIL per una cifra complessiva di circa 116 mld euro annui. A questi se ne devono aggiungere circa altri 30 mld euro annui della cd spesa sanitaria privata suddivisa in varie voci. Questa spesa privata è a carico totale delle famiglie, non prevede una defiscalizzazione da parte dello Stato salvo rari casi. Non risolve il problema alla radice. Anzi, sottrae risorse private alla impresa ed agli investimenti.

Il sistema formativo universitario, ingessato da un numero chiuso poco produttivo e spesso sottilmente discriminatorio, è diventato obsoleto. E anche poco in grado di rispondere alle mutate e aggressive esigenze sanitarie della società italiana: società che ricordiamocelo tutti è tra le più anziane del mondo e quindi necessita più di altre di cure mediche.

Prima eroi adesso untori

La recente lezione del Covid con il suo alto bagaglio di morti in Italia dovuti soprattutto alla desertificazione della sanità territoriale, ha ulteriormente dimostrato come siamo arrivati a raschiare il fondo della botte sanitaria. In più il Governo ha dimostrato poca attenzione e sensibilità verso medici e infermieri (che fino a pochi mesi addietro erano considerati eroi dal cd “mainstream mediatico” e oggi declassati in pochi mesi ad untori) imponendo loro un anacronistico, discriminatorio e sanitariamente ingiustificabile obbligo vaccinale.

Pena la sospensione e il licenziamento degli obiettori, che ne ha ulteriormente fiaccato la compattezza e lo spirito di servizio al Paese. E questo con il miope aiuto delle principali OO.SS. dei medici e purtroppo anche della Federazione degli Ordini dei Medici Chirurghi.

Il tempo, come sempre avviene, dirà dove stava la Via Maestra e farà dare il suo giudizio implacabile.

Verso un sistema sanitario privatistico o pubblico-privato misto

Ma in chi scrive, resta forte il sospetto che il trapasso verso un sistema sanitario privatistico o pubblico-privato misto sia in realtà un obiettivo auspicato, cercato e fortemente voluto dalle attuali classi dirigenti politiche e imprenditoriali italiane ed europee.

Gli italiani saranno d’ accordo con queste scelte e soprattutto sono informati che a breve con la gobba pensionistica medica del 2024-2025 e il massiccio esodo fuori ruolo dei medici italiani dal SSN, resteranno scoperti da molte prestazioni assistenziali soprattutto in certe zone del Paese? E soprattutto ne saranno contenti?

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