Velletri, l’ex carabiniere che uccide la moglie e i violenti nelle Forze dell’ordine

Esiste un nesso con l’appartenenza alle forze dell’ordine o si tratta solo di fatti isolati che hanno una maggiore ridondanza nella cronaca?

In provincia di Roma, a Velletri, nei giorni scorsi, un uomo di 72 anni avrebbe ucciso la moglie per poi andare incontro al suicidio gettandosi dalla finestra del loro appartamento al terzo piano. Si è ipotizzato un femminicidio seguito dal suicidio del 72enne.

Il dramma di Velletri

Il fenomeno della violenza di genere è ormai da tempo una vera e propria emergenza sociale, ma all’attento lettore non sarà sicuramente sfuggito che c’è un’altro aspetto che comincia  ed essere statisticamente rilevante. Quello che vede in molti di questi episodi protagonisti uomini con un passato o un presente nelle forze dell’ordine.

Nel caso specifico un ex carabiniere, ormai in pensione da 15 anni è l’autore prima del femminicidio e poi vittima suicida della vicenda avvenuta l’altra mattina a Velletri.

Intorno alle ore 10 i passanti notando un uomo agonizzante all’interno del giardino della sua abitazione, hanno avvertito i carabinieri della compagnia di Velletri con a seguito il  nucleo investigativo del gruppo di Frascati e il 118. Inutili i tentativi di rianimarlo e la corsa verso il pronto soccorso. Le gravi ferite riportate nell’impatto con il suolo non hanno concesso alcuna possibilità ai soccorritori. Ma lo scenario diventa più grave quando all’interno dell’abitazione viene  trovato il corpo senza vita della moglie, Lucia Massimo di 70 anni, già esamine in una pozza di sangue.

Secondo le prime ricostruzioni, l’uomo avrebbe colpito più volte la donna con un corpo contundente (forse un vaso oppure un martello) mentre lei si trovava sul letto. Poi si sarebbe lanciato nel vuoto dalla finestra della loro abitazione al terzo piano della palazzina.

Le indagini sulla vicenda sono coordinate dalla procura di Velletri. Gli inquirenti che per il momento non sembrano avere dubbi in merito all’ipotesi del femminicidio-suicidio. Dalle prime informazioni emerse inseguito all’accaduto, il 72enne, soffriva di depressione ed era seguito da anni da uno psichiatra.

Il rischio della depressione in alcune categorie di lavoratori

Purtroppo rimane non nuovo lo scenario che si cela dietro quest’ultimo drammatico evento. Un appartenente alle forze dell’ordine, un disagio psichico e il carico di una famiglia che non si riesce più a supportare.

Ma esiste un nesso fra la professione e questi episodi o si tratta solo di fatti isolati che in qualche modo hanno una maggiore ridondanza nella cronaca?

Purtroppo non possiamo sottrarci dalla necessità di osservare il fenomeno solo attraverso uno studio attento dei dati, per i quali non vi sono report ufficiali. La casistica non fa differenziazioni sui ruoli, le professioni o sul passato dei soggetti interessati.

Forze dell’ordine e gesti violenti

Ma è fuori dubbio che la cronaca ci riferisce sempre più spesso di dipendenti o ex dipendenti delle diverse forze dell’ordine responsabili di gesta repentine quanto drammatiche. Nel caso specifico di Velletri e dietro il racconto di cronaca, appare subito  chiaro che la   depressione di cui l’uomo soffriva sia alla base del folle gesto. Ma quanto sappiamo su questa patologia psichica? La depressione è una malattia piuttosto comune. 

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità colpisce 350 milioni di persone, cioè circa il 5 per cento dell’intera  popolazione, ed entro il 2030 sarà la seconda causa di disabilità dopo le patologie cardiovascolari. Sintomo tipico della depressione sono le idee suicidarie, idee che non di rado, purtroppo, si concretizzano tra il 2% e 15% dei casi. L’OMS stima che, nel mondo, ci siano 800.000 suicidi l’anno e in  circa la metà dei casi il suicidio è una conseguenza della depressione. Ma tornando al parallelismo con i fattori stressogeni che certe professioni offrono non possiamo sottovalutare che alcune figure lavorative risultano maggiormente predisponenti di altre.

Professioni in cui il carico emotivo e l’investimento empatico del lavoratore vedono un quotidiano di dolore e sofferenza in contemporanea ad una propria disponibilità continua e imprescindibile data proprio dalla funzione che si è tenuti a svolgere finendo  inevitabilmente per essere predisponenti a certe disfunzioni psicologiche.

Burnout e ideazione eterolesiva

Il burnout ad esempio risulta una delle patologie a più alto rischio per le cosiddette self-professional. Tanto che nei manuali di psicologia vede come sintomatologia di base proprio una depersonalizzazione del soggetto e un vero e proprio esaurimento emotivo che si concretizza nelle diverse fasi della depressione.

Un serio investimento nel supporto psicologico per coloro che svolgono certe professioni diventa più che mai necessario,  visto anche come l’approccio con il quale certi organismi di polizia devono fortunatamente oggi seguire (non sempre facili da gestire dal punto di vista del self-control) e come gli scenari nei quali si interviene si sono fortemente differenziati e complicati sotto tutti i punti di vista.

L’altra faccia della medaglia è la cosiddetta “ideazione eterolesiva”, cioè l’idea di fare del male ad altri. Nel caso specifico molto probabilmente l’offesa è più riconducibile al pensiero che la donna non potesse  essere adeguatamente seguita da altri o al dolore insopportabile per la sofferenza della malattia che la moglie sembra combattesse da tempo. Purtroppo non sapremo mai l’esatta motivazione. Ma resta un dato di fatto. In questa moderna società siamo tutti più soli, specie chi è più debole o già in difficoltà.

In collaborazione con la Dott.ssa Jessica Carianni

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