Abbiamo trovato la casa di Michelangelo Buonarroti a Roma. Sapete dov’è?

La facciata della cosiddetta dimora di Michelangelo mi accoglie timida e silenziosa. Sono il solo turista accorso per lei

Casa di Michelangelo Buonarroti

Casa di Michelangelo Buonarroti

In realtà, che si tratti della casa di Michelangelo, non v’è assoluta certezza. E anche la targa, posta sulla facciata non si sbilancia più di tanto: “Questa facciata della casa detta di Michelangelo…”

Quel “detta”, se da una parte spegne un po’ gli entusiasmi, dall’altra non scalfisce più di tanto l’emozione che si prova quando si è davanti alla possibile dimora o, almeno, a quanto resta dell’abitazione “detta” del genio di Caprese. Michelangelo Buonarroti visse gli ultimi trent’anni della sua vita a Roma, dove aveva acquistato nel 1531 una casa nei pressi del Foro di Traiano, in Via dei Fornari, in pratica dove oggi sorge il Palazzo delle Assicurazioni Generali.

Due targhe poste sul lato del Palazzo delle Assicurazioni Generali che guarda verso la Colonna Traiana ricordano la casa dell’artista. La lapide in alto è la targa originale apposta fuori la vecchia casa e riporta: “Qui era la casa consacrata dalla dimora e dalla morte del Divino Michelangelo – S.P.Q.R 1871″. La seconda recita: “Questa epigrafe apposta dal Comune di Roma nella casa demolita per la trasformazione edilizia è stata collocata nello stesso luogo per cura delle Assicurazioni Generali di Venezia”.

Purtroppo di questa casa in Via dei Fornari non è rimasta alcuna testimonianza che permetta di chiarire se il prospetto del Gianicolo sia proprio la facciata originale oppure quella del cortile interno di questo edificio. La casa era piuttosto modesta e comprendeva due camere da letto, la bottega al pianterreno, un tinello e la cantina. Per più di trecento anni, di essa non si seppe nulla, finché fu alla fine dell’800 (1881), in occasione del primo Piano Regolatore di Roma che prevedeva l’abbattimento degli edifici esistenti per la realizzazione del Vittoriano, che questa assurse alle luci della ribalta.

Successivamente, fu trasferita in Via delle Tre Pile, proprio sul lato destro della scalinata del Campidoglio, ma durante il periodo fascista, in seguito allo sventramento del colle capitolino necessario per realizzare la Via del Mare, la presunta casa di Michelangelo venne spostata una terza volta. La definitiva collocazione si deve ad opera dell’ingegnere Adolfo Pernier (Roma 1874-1937), membro corrispondente dell’Accademia dei Lincei, il quale richiese al Principe Gian Giacomo Borghese, capo del Governatorato di Roma, l’autorizzazione per collocarli presso la Passeggiata del Gianicolo, nel tratto che va dal Monumento di Garibaldi a Porta San Pancrazio.

Lo scopo era quello di nascondere un grosso serbatoio idrico, il cosiddetto “Serbatoio Gianicolense”, realizzato dall’AGEA (Agenzia Governatoriale Elettricità e Acque, la futura “Azienda Comunale Energia e Ambiente”). Incuriosito da questa storia, decido di andare a verificare.

Una puntata nel traffico caotico di piazza Venezia per osservare le targhe sul palazzo delle Assicurazioni Generali e poi via, verso il Gianicolo.

La facciata della cosiddetta dimora di Michelangelo mi accoglie timida e silenziosa. Sono il solo turista accorso per lei. Rari passanti camminano sul marciapiede opposto senza minimamente curarsi di lanciare almeno un’occhiata allo strano, solitario edificio che forse una volta è stato sfiorato, toccato dalle mani di Michelangelo e che oggi è quasi ignorato e immerso in un contesto di degrado e abbandono che non merita.

Cartacce e rifiuti ovunque, sanpietrini divelti, buche, vegetazione incolta, sono l’unica compagnia di questo monumento dell’antichità. Una fine ingloriosa che faccio fatica a comprendere e che pone l’accento sull’inspiegabile disinteresse da parte di chi amministra la città verso alcuni luoghi storici della città. Rimango qualche minuto, scatto una manciata di foto e poi mi congedo. Lo sguardo basso come a scusarmi al posto di chi lo dovrebbe fare, un velo di tristezza che mi accompagna mentre torno a casa. E la speranza che questo breve reportage possa servire a ridare dignità alla “detta” parte della casa di uno dei più grandi artisti della storia dell’umanità.