Caro bollette, Coldiretti: “Nel Lazio una stalla su quattro a rischio chiusura”

Le aziende agricole del Reatino quelle più colpite, che a distanza di 5 anni dal sisma stavano provando a rialzarsi

bovini in stalla

Allevamento di bovini in stalla

Come riportato da Coldiretti, nel Lazio una stalla su quattro rischia di chiudere a causa del caro bollette. L’aumento dei costi energetici e delle materie prime, va a gravare su una situazione già compromessa dalla crisi legata alla pandemia. Il rincaro dei costi energetici rischia di mettere definitivamente al tappeto le aziende agricole del Reatino. In particolare quelle del cratere che a distanza di 5 anni dal sisma stavano provando a rialzarsi.

Coldiretti Lazio: “Necessario intervenire”

Sul tema è intervenuto il Presidente di Coldiretti Rieti, Alan Risolo, che ha spiegato: “Dobbiamo tutelare la dignità delle imprese di allevamento. Davanti all’esplosione dei costi di energia e mangimi e con il latte spot venduto sul mercato a quotazioni record, è necessario intervenire per salvare uno dei settori più colpiti. La zootecnia è fondamentale per l’economia del Lazio e per contrastare il degrado di interi territori che rischiano lo spopolamento”.

“Nel Lazio preoccupante diminuzione aziende”

“Non possiamo permetterci di mettere a rischio il futuro di un settore che produce ogni anno oltre 12 milioni di tonnellate di litri di latte di mucca grazie a circa 30 mila allevamenti diffusi lungo tutta la Penisola. Nel Lazio registriamo una preoccupante diminuzione di aziende negli ultimi anni. Una situazione che potrebbe peggiorare a causa della pandemia e dell’aumento delle materie prime. A Rieti affrontiamo la stessa situazione e negli ultimi due anni sono 20 gli allevamenti chiusi”, continua Risolo.

“A perdere saranno agricoltori e consumatori”

“Con la pandemia da Covid si è aperto uno scenario di riduzione degli scambi commerciali, accaparramenti, speculazioni e incertezza. È fondamentale puntare all’autosufficienza alimentare per stabilizzare le quotazioni e garantirsi adeguati approvvigionamenti di fronte alla situazione di instabilità che caratterizza i mercati dopo la pandemia, ma soprattutto tutelare il Made in Italy.

Il giusto prezzo e il contrasto alle pratiche sleali e agli abusi di potere lungo tutta la filiera rappresentano una questione di democrazia, giustizia e libertà. Se il prezzo del cibo diventa un campo di speculazione, a perdere saranno sempre gli agricoltori e i consumatori“.