Caso Cospito, Avv. Nino Marazzita: “41 bis? Una minaccia per la democrazia”

L’Avv. Nino Marazzita interviene sul caso Cospito e sul 41 bis: “Lo Stato italiano non protegge il detenuto”

L'Avvocato Nino Marazzita durante un intervento televisivo

Nino Marazzita

Caso Cospito e 41 bis, una questione molto sentita e discussa negli ultimi giorni. Un tema che evidentemente sta dividendo l’opinione pubblica, tra favorevoli e contrari all’abolizione del regime carcerario. A esprimere oggi un’opinione sull’argomento, l‘Avv. Nino Marazzita.

L’avvocato penalista che esercita la professione dal 1965, parte civile nel processo per l’omicidio dello scrittore Pier Paolo Pasolini, ha espresso un parere e sulla questione legata ad Alfredo Cospito e sul particolare regime carcerario volto a ostacolare le comunicazioni tra detenuti e organizzazioni criminali.

Il pensiero sulla questione Cospito

“Per quanto riguarda Cospito, lo Stato non può trattare davanti allo sciopero della fame” – ha detto l’Avvocato – “deve essere sempre forte, al di sopra del cittadino che si lamenta in un modo improprio. Se lo facessero tutti, lo Stato dovrebbe cedere in continuazione. Bene fa lo Stato a non cedere. Bene fa il Ministro di Grazia e Giustizia a non decidere di revocare il regime di 41 bis, perché deve restare correttamente in attesa della decisione della Cassazione. E’ stato impugnato il provvedimento di Cospito, il Tribunale di sorveglianza ha dato torto ai difensori, adesso questi hanno fatto ricorso per Cassazione. Per il Ministro della Giustizia è corretto aspettare il responso della Cassazione, prima di prendere una decisione”.

Alfredo Cospito
Alfredo Cospito

“Il 41 bis minaccia la democrazia”

“Per il 41 bis” – continua Marazzita esprimendo a riguardo il proprio punto di vista – “la domanda è: possibile che i cosiddetti professionisti dell’antimafia non abbiano un sistema diverso per tutelare e proteggere lo Stato, che non siano le norme che violano la carta costituzionale? Il provvedimento del 41 bis è un provvedimento provvisorio, che doveva durare due anni. C’è l’alibi riguardante il fatto che si tratta di un provvedimento amministrativo, ma prima di violare la Costituzione, viola la divisione della separazione dei poteri. E’ il ministro e quindi la politica che entra nella vita giurisdizionale di un processo. E’ un fatto fuori da ogni regola e minaccia la democrazia. Il problema deve essere affrontato seriamente dalla Corte Costituzionale, perché si dimentica la funzione di riabilitazione del cittadino. Possibile che non ci sia un sistema diverso per proteggere lo Stato che non sia quello di violare la Costituzione?”

Lo Stato non protegge il detenuto?

Ma in quale modo viene violata? E’ proprio l’Avvocato Marazzita a spiegarlo.

“Il detenuto viene privato della possibilità di curarsi adeguatamente, la pena lo sottopone a umiliazioni notevoli, alla censura, alla restrizione della libertà e comunicazioni con l’esterno, per citarne alcune. E’ una violazione di uno Stato che non protegge il detenuto. Il detenuto ha il diritto di comunicare con l’esterno”.

Una situazione da migliorare

Cosa quindi suggerirebbe Marazzita per migliorare la situazione?

“Stretti controlli senza violazioni di legge in tema di salute e dignità, la protezione della personalità del detenuto anche colpevole” – ha detto Marazzita – “Ricordo che il 41 bis può essere applicato anche a persone che sono in attesa della sentenza definitiva. E questo supera ogni buon senso politico. La politica di una volta era di gran lunga migliore rispetto a quella che c’è attualmente. Ricordiamo grandi uomini come De Gasperi, Togliatti, Nenni. La politica vera è la mediazione tra la protezione dello Stato e la protezione del cittadino, i cui principi fondamentali non possono essere ignorati. Matteo Messina Denaro viene curato, ma ci sono dei precedenti in cui i detenuti sono morti in carcere. In Italia c’è un qualunquismo strisciante e una cultura pseudofascista che continua ancora. Il processo penale italiano è un produttore continuo di errori giudiziari.