Condannato il cacciatore di squali bianchi

Il primo caso di condanna ai danni di un pescatore di frodo di squali bianchi fa il giro del mondo

(Mossel Bay, Sud Africa) Leon Bekker, residente a George, una graziosa cittadina a pochi chilometri dalla costa sud orientale del Sud Africa, è stato condannato per aver pescato, causandone la morte, uno squalo bianco (Carcharodon carcharias) lungo la costa frastagliata di Mossel Bay in Sud Africa.
La notizia ha destato scalpore e soddisfazione nel contempo.

Un pescatore di squali bianchi? Cos'è un film?

Cominciamo dall'inizio, allora. I fatti risalgono alla primavera dello scorso anno quando alcune segnalazioni avevano raggiunto il direttore dell'Oceans Research di Mossel Bay Enrico Gennari in Sud Africa. Ed è proprio Gennari, raggiunto telefonicamente, che ci racconta l'accaduto. “Ero al lavoro nel nostro Istituto di Ricerca che si occupa dello studio dei grandi animali marini quando venni informato della cattura di un grande squalo bianco da parte di un noto pescatore della zona. Con il collega Ryan Johnson raggiungemmo il sito indicatoci ed effettivamente verificammo che le segnalazioni rispondevano a verità”
Gennari e Johnson trovarono l'uomo, Leon Bekker, in posa con la grande preda per una serie di fotografie “di rito”. Il macabro trofeo era morente e sanguinante anche a causa del trascinamento sulle rocce che aveva subito.

“Cominciai a scattare decine e decine di foto, continua Gennari, mentre Ryan si diresse verso il pescatore intimandogli di rimettere l'animale in acqua e sottolineando che lo squalo bianco è una specie protetta. Non servì a molto, lo squalo era troppo malandato, sarebbe morto di lì a poco".

Gli squali, squalo bianco compreso, negli ultimi decenni, stanno soffrendo ben oltre il limite la pesca indiscriminata da parte dell'uomo. Se negli anni settanta furono decimati dalla ricerca di trofei come le mascelle ed i denti, anche grazie al film di Spielberg che aveva creato un mostro, ai giorni nostri sono sull'orlo dell'estinzione a causa del “Finning” che è quella pratica terribile che consiste nel taglio delle pinne con l'animale ancora vivo che viene ributtato in mare destinato ad una morte assurda.

Tutto per la preparazione di una zuppa che è molto in voga nelle occasioni speciali in Oriente ma gradita anche in Occidente.. La malavita orientale dirige il traffico delle pinne di pescecane che, in alcuni casi, arrivano a costare un occhio della testa.

“Proprio per questo, anche per questo, sottolinea Gennari, cerchiamo di essere presenti il più possibile sul territorio per rispondere e cercare di prevenire casi di pesca di frodo. E' bene sottolineare che animali come lo squalo bianco, continua, sono poco prolifici. A differenza della maggior parte dei pesci che depongono milioni di uova, questi squali partoriscono pochissimi piccoli e raggiungono la maturità sessuale solo dopo molti anni. Ecco perchè l'uccisione anche di un solo esemplare è gravissima”.

Leon Bekker è un noto pescatore di squali. Più volte era stato visto compiere “l'impresa” da colleghi che non se l'erano sentita di denunciarlo.

“Negli ultimi tre, quattro anni, avevamo ricevuto diverse segnalazioni di pescatori con squali bianchi all'amo ma non avevamo fatto in tempo a raggiungerli per trovarli con le mani nel sacco”.

Stavolta sarebbe stato diverso. Vistosi scoperto, il Bekker, tentò più volte di negare la cattura raccontando di non essersi accorto di aver preso uno squalo.

“Provvedemmo a chiamare il Dipartimento degli Affari Ambientali e fu constatato anche il tipo di attrezzatura da pesca del Bekker, esche grandi tipiche per la cattura di squali”.

La notizia si diffuse rapidamente, migliaia di mail e telefonate raggiunsero i ricercatori da tutte le parti del mondo. “Chiedevano giustizia per lo squalo, ricorda Gennari”.

Il Sud Africa protegge lo squalo bianco dal 1991. E' stato il primo Paese a farlo anche se, nonostante le prove raccolte in qualche caso, non si era mai arrivati ad una condanna. La scusa dei pescatori di frodo era sempre la stessa: “non mi ero accorto che fosse uno squalo!”.

La legge sudafricana prevede che, nel caso si tratti di uno squalo bianco o di qualsiasi altra specie protetta, si debba tagliare subito la lenza.
L'episodio attirò anche i media, locali ed internazionali. Il Cape Times, Times Live così come CBS e CNN iniziarono ad interessarsi dell'episodio.

Nella conferenza dello scorso gennaio, tenuta presso il Museo Civico di Zoologia di Roma insieme al sottoscritto, Enrico Gennari, in visita nella Capitale, ebbe a ragguagliare i presenti sull'andamento del processo, ormai in fase di conclusione.

“Rientrato al lavoro, dopo la parentesi romana, conclude Gennari, eravamo tutti in attesa del giudizio della Corte di Mossel Bay alla quale avevamo fornito prove e testimonianze inconfutabili. Sarebbe stato un segnale forte per tutti gli altri cacciatori di frodo se Leon Bekker fosse stato ritenuto colpevole. E' uno dei pochi luoghi rimasti al mondo dove si possono ancora ammirare miracoli dell'evoluzione come quella meraviglia che è il grande squalo bianco”.

Leon Bekker, abitante a George, è stato condannato dalla Corte di Mossel Bay a 12 mesi di reclusione o ad un'ammenda di 120.000 Rand (10.000 euro circa). La pena massima prevista dalla legislazione sudafricana è 2 milioni di rand o 5 anni di reclusione. La condanna, è un precedente importante e significativo che farà riflettere certe categorie di pescatori che forse, da oggi, si accontenteranno di qualche fotografia in meno per una padellata di sardine in più.

REMO SABATINI

Remo Sabatini (fotografo naturalista ed autore de “Il mio grande squalo bianco/My Great White” Il Mare edizioni, wwwilmare.com è stato ospite di Alessandro Cecchi Paone a “Time House” su TgCom24 e su “L'Arca di Noè” in onda su Canale 5, è stato ospite da Enrica Bonaccorti su RadioUnoRai nel suo “Tornando a casa”, ha partecipato al Festival internazionale dell'editoria del mare “Libridimare Libridamare” di Gaeta con Folco Quilici e Predrag Matvejevic, è stato ospite di “Un giorno speciale” di Francesco Vergovich in onda su Radio Radio Network)
Enrico Gennari (di chiare origini italiane, è direttore dell'Oceans Research di Mossel Bay, Sud Africa dove vive e lavora da oltre un decennio, ha partecipato a diversi documentari internazionali trasmessi in tutto il mondo; si occupa, sul campo, dello studio e della protezione dei grandi squali e degli animali marini; è stato ospite di “Missione Natura” in onda su La 7 e dell'”Arca di Noè” di Mediaset)
 

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