Cultura. Addio a Philip Roth, Maestro della letteratura

Lo scrittore americano Philip Roth ha influenzato tutta la letteratura contemporanea

“Consumami il cuore;
Malato di desiderio
E avvinto a un animale morente
Che non sa cos’è”.
William Butler Yeats, Sailing Byzantium.

Philip Roth (19 marzo 1933 – 22 maggio 2018)

È morto un gigante della letteratura, lo scrittore americano Philip Roth, che come ha titolato il New Yorker , che ne ha dato notizia, è stato un autore seminale che ha influenzato  tutta la letteratura contemporanea. Come scrive la prestigiosa rivista statunitense i suoi grandi temi includevano  “la famiglia ebraica, il sesso, gli ideali americani, il tradimento degli ideali americani, il fanatismo politico, l’identità personale” e “il corpo umano (di solito maschio) la sua forza, la sua fragilità e il suo bisogno spesso ridicolo” come aveva scritto proprio sulle pagine della  rivista la scrittrice e giornalista Claudia Pierpont Roth, autrice della biografia ”Roth Scatenato”, che nonostante il cognome non intratteneva con il grande scrittore nessun grado di parentela.

Nel 2012 dichiarò di aver smesso per sempre di scrivere, perché non ne aveva  più voglia, ma prima di farlo aveva riletto i suoi scrittori preferiti: Hemingway, Fëdor Dostoevskij, Turgenev. Aveva 85 anni e se ne è andato circondato dagli amici più cari che lo hanno amato. Come riferisce il New Yorker e il suo agente letterario, Andrew Wylie, è venuto a mancare per un’insufficienza cardiaca. Proveniva da una famiglia ebrea emigrata in America, molti dei suoi racconti e romanzi raccontano della sua educazione ebraica e delle regole imposte dal mondo ebraico. Nato in New Jersey, aveva vissuto tra a New York e il Connecticut in cui da qualche tempo si era trasferito.

Icona letteraria americana, nel 1969 arrivò Il primo successo con ”Il Lamento di Portnoy”.

Nel 1995 pubblicò un altro dei suoi capolavori, Il Teatro di Sabbath, ispirato dal senso della morte che lo colpì sempre più profondamente e  nato dalla esasperata ricerca di un luogo dove farsi seppellire, che lo scrittore intraprese dopo la prematura morte di un’ amica e sua ex amante, Janet Hobhouse, sulla cui tomba andava di notte, da solo.

 All’epoca della pubblicazione de Il Teatro di Sabbath, il grande critico letterario e accademico britannico Frank Kermode lo recensì paragonandolo a Thomas Mann, John Milton, Robert Musil. 

Pur conseguendo prestigiosi premi e riconoscimenti, il Nobel per la Letteratura gli è stato sempre inspiegabilmente negato. Nel 1998 vinse il Premio Pulitzer per ”Pastorale Americana” ( 1997 ), uno dei suoi romanzi più famosi e amati, che inaugura la fortunata stagione della Trilogia americana, con almeno un tema ricorrente: quello che crediamo di sapere degli altri è  tragicamente sbagliato.

Intorno a lui, autentica leggenda letteraria, si sono create anche delle curiosità sulla vita personale, che si mescolava nei suoi capolavori, appunto tra finzione e vita vissuta, benché Roth avesse scritto nella sua autobiografia non convenzionale, I Fatti (1988): «Diciamo che fra i due estremi compresi tra l’aggressivo esibizionismo di Mailer e la maniacale ritrosia di Salinger, io occupo una posizione mediana: cerco cioè di non pavoneggiarmi nella pubblica arena e di rintuzzare la gratuita curiosità della gente, senza però fare della riservatezza un feticcio sacro e inviolabile…superata la cinquantina, poi, si sente il bisogno di trovare dei mezzi per rendersi visibili a se stessi…».

Uno dei  ”fanstasmi” , che lo perseguitò per molti anni anche dopo la di lei morte, fu la moglie Margaret Martinson Williams, sposata nel  1959 . Inoltre, molto si è scritto sulla sua tumultuosa relazione amorosa con l’attrice inglese Claire Bloom, amata sin da quando la vide per la prima volta al cinema accanto a Charlie Chaplin nel film ”Luci della Ribalta”, fu proprio per lei che durante la loro storia si traferì per metà dell’anno a Londra. Stando alla biografia di Claudia Roth Pierpont,  Roth scatenato, non c’è una donna passata nella vita di Roth che non sia stata trasposta nei suoi libri.

Dal 2012 viveva lontano dal clamore in una fattoria nel Connecticut.

Il vuoto che Roth lascia è colmato dai suoi capolavori, poiché si scrive per non morire. 

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