Dramma Labico, famiglia uccisa da monossido: parla il sindaco Danilo Giovannoli

Il sindaco: “Abitavano in una zona residenziale, non si erano mai rivolti agli assistenti sociali”

Danilo Giovannoli, sindaco di Labico in provincia di Roma, luogo di una terribile tragedia in cui ha perso la vita un’intera famiglia composta da madre, padre e figlia a causa delle esalazioni di monossido di carbonio provenienti da un secchio usato come bracere per scaldarsi, ci racconta qualcosa di questa situazione difficile di questa famiglia, che purtoppo non aveva mai chiesto aiuto agli assistenti sociali. I coniugi provenivano dalla Nigeria, e avevano 38 e 26 anni, e solo due mesi la bimba. Alla straziante scoperta di ieri, le forze dell’ordine e i medici li hanno trovati abbracciati nel letto matrimoniale, dopo circa dieci giorni dal decesso.

Ieri ha fatto sospendere i festeggiamenti comunali di Natale in segno di lutto e rispetto per l’accaduto, lei conosceva la famiglia?

“Si, ho interrotto i mercatini delle feste perché mi sembrava un atto dovuto. Non la conoscevo personalmente, ma posso comunicare il dolore del paese e tutto il mio cordoglio e dispiacere. La prima cosa che ho fatto è stata contattare l’ufficio dei servizi sociali per sapere se avessero ricevuto segnalazioni riguardo a questa famiglia. I coniugi con la bimba abitavano in una zona residenziale e non disagiata che è quella di Santa Maria, e non aveva mai fatto richiesta di aiuto ai servizi sociali, perciò non avendo ricevuto segnalazioni né dalla famiglia stessa né dai vicini, non era possibile per i servizi preposti sapere se queste persone avessero bisogno di aiuto ed eventualmente intervenire per aiutarle”.

La tragedia di ieri ci racconta anche di una realtà sociale ed economica difficile, qual è la situazione con l’immigrazione a Labico?

“Non abbiamo mai avuto casi e disgrazie di questo tipo e inoltre ribadisco che Labico è un comune accogliente che ha a cuore l’integrazione, ci sono diverse famiglie straniere e noi teniamo che si trovino bene nel nostro paese. Ci sono delle indagini in corso per comprendere i particolari della dinamica e sapere se queste persone lavoravano o meno. Sappiamo che vivevano in Italia da agosto con regolare permesso di soggiorno e regolare residenza ottenuta dal comune di Labico intorno alla metà di agosto 2019. Purtroppo dunque, nulla che potesse far sospettare una condizione di povertà o esclusione, e quindi la possibilità di venir loro in soccorso”.

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