Educazione e Istruzione per l’infanzia, la Regione Lazio guarda al futuro

La Regione Lazio promuove un sistema integrato di educazione e istruzione per i bambini e le bambine, dalla loro nascita fino ai 6 anni di età

Regione Lazio Educazione e Istruzione

Scuola, nido

“La proposta di legge “Disposizioni in materia di sistema integrato di educazione e istruzione per l’infanzia”, approvata dal Consiglio è un provvedimento importante, una legge di grande civiltà. Una legge che guarda al Futuro, occupandosi di coloro che quel futuro rappresentano. E che consente al Lazio, dopo 40 anni e prima in Italia, di aggiornarsi per essere più vicino alle esigenze della scuola e dei nostri bambini, soprattutto quelli della fascia 0/6 anni”. Questo è il commento di Marco Vincenzi, presidente del gruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale del Lazio, sul nuovo provvedimento della Regione sulla scuola.

La buona scuola nella Regione Lazio

La legge ‘Disposizioni in materia di sistema integrato di educazione e istruzione per l’infanzia’ è una legge di sistema che, oltre a riordinare l’intera materia dei servizi educativi per l’infanzia – ferma a due leggi regionali del 1973 e del 1980 – pone il Lazio in linea con le nuove disposizioni del decreto legislativo n. 65 del 2017 e della legge 13 luglio 2015, n. 107 (cosiddetta ‘buona scuola’). Uno strumento moderno quindi che ricostruisce il percorso formativo e di crescita di questa fascia d’età. E non riguarda solo gli asilo nido, ma disegna un sistema integrato di educazione e istruzione per i bambini e le bambine. Dalla loro nascita fino ai 6 anni di età attraverso poli educativi e offerte diversificate. Come pure attraverso il confronto e il coinvolgimento con le famiglie e le comunità locali.

Definendone in via generale le caratteristiche strutturali, ivi inclusi gli arredi, i giochi e la refezione. Infine i titoli di studio richiesti agli operatori, nonché i loro percorsi di formazione.

Per il nido una quota non inferiore al 20%

Per il nido in senso stretto, la novità riguarda la ricettività. Importante infatti la previsione, per la sezione lattanti, di una quota di riserva per un numero di posti non inferiore al 20% rispetto a quelli autorizzati. Inoltre, rispetto alla normativa precedente, la nuova norma fissa per il Nido un orario quotidiano. A partire dalla mattina, va da un minimo di sei ad un massimo di 12 ore, garantendo come minimo 5 giorni alla settimana per dieci mesi all’anno. Un’ulteriore e rilevante novità è la nascita di due servizi sperimentali particolarmente innovativi. Uno di tipo diurno ad offerta pubblica che potrà essere attivato in strutture quali fattorie, agriturismi, riserva naturali e parchi. L’altro previsto in orario notturno e nei giorni festivi all’interno dei servizi educativi aziendali.

Apertura anche il sabato e la domenica

In questo secondo caso, la Regione promuove un servizio che, sulla base di specifiche e documentate esigenze lavorative dei genitori, può prevedere l’apertura anche nelle giornate di sabato e/o di domenica, durante le vacanze natalizie e pasquali, nei mesi estivi, nonché di notte. Nella nuova legge sono presenti anche indicazioni riguardanti le autorizzazioni, gli accreditamenti, le commissioni distrettuali per i servizi educativi e l’istituzione della Consulta regionale per i servizi educativi. Viene anche istituito il Sistema informativo regionale dei servizi educativi. Con compiti di monitoraggio dell’attuazione della legge e di fornire informazioni ai cittadini.

Per poter poter finanziare la legge, che ha una copertura finanziaria di 48,67 milioni di euro nel triennio 2020-2022, la Giunta approverà il ‘Programma regionale dei servizi educativi per la prima infanzia’, di durata triennale, che conterrà i criteri per programmare interventi, stabilire tariffe e attuare tutte le disposizioni utili. Tra i criteri di ripartizione dei fondi a favore dei comuni, vengono riconosciute specifiche premialità per quelli montani e semimontani sulla base del numero di bambini con disabilità.

Tanti gli interventi finanziati. I voucher per le famiglie in condizioni di particolare fragilità per concorrere al pagamento delle rette di frequenza. Il sostegno ai Comuni per la contribuzione ordinaria al contenimento delle rette alle famiglie e per investimenti e manutenzioni delle strutture. Nonché per la riqualificazione degli edifici e l’ampliamento dell’offerta sul territorio. La promozione dei cosiddetti servizi educativi a carattere sperimentale (in natura, in orario notturno o nei giorni festivi), anche a carattere innovativo e di ricerca. I progetti di continuità educativa, di sostegno ai poli educativi e ai coordinamenti pedagogici territoriali 0-6, ivi comprese le sezioni primavera che, nell’ambito dei progetti di continuità educativa, operano in modo alternativo all’ultimo anno di nido o al primo della scuola dell’infanzia.

Inserimento dei bambini con bisogni speciali

“Voglio ricordare in particolar modo l’inclusione dei bambini con bisogni educativi speciali e il loro inserimento nei nidi per i quali, per la prima volta, viene previsto un piano educativo personalizzato e integrato con le competenze sanitarie, adeguato alle esigenze individuali. Puntiamo così su un’educazione di qualità e su servizi pubblici inclusivi, per abbattere le diseguaglianze e gli ostacoli che impediscono la frequenza a tutti i bambini.
Un lavoro di squadra che ci ha permesso, dopo 40 anni, di avere finalmente nel Lazio una legge sull’infanzia che diventa sistema e ci pone all’altezza dell’Europa”, conclude Vincenzi.

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