Giallo di Arce, nuova udienza e nuovi testimoni sulle ultime ore di Serena Mollicone

“Nessun colpo di scena, nessuna novità, tranne che Polletta, testimone dell’accusa è crollato sotto le lievissime pressioni della Difesa dei Mottola” racconta Carmelo Lavorino

Gli avvocati Mauro Marsella e Piergiorgio Di Giuseppe, al centro Carmelo Lavorino all'uscita dalla Corte d'Appello di Roma (Processo Mollicone)

Gli avvocati Mauro Marsella e Piergiorgio Di Giuseppe, al centro Carmelo Lavorino all'uscita dalla Corte d'Appello di Roma (Processo Mollicone)

Nel processo di Appello relativo al caso di Serena Mollicone, si apriranno nuove dinamiche con l’audizione di tre testimoni aggiuntivi, decisa dalla Corte d’Assise d’Appello di Roma. Questa decisione segue la proposta avanzata dalla pubblica accusa, evidenziando una svolta potenzialmente significativa nelle indagini in corso.

I nuovi testimoni, Bernardo Belli e i coniugi Mariapia e Antonio Fraioli, sono stati chiamati a fornire ulteriori dettagli su eventi specifici che potrebbero gettare luce su incongruenze emerse nel corso del primo processo. In particolare, la testimonianza di Bernardo Belli si concentrerà sul racconto di Carmine Belli, che ha affermato di aver visto Serena Mollicone vicino al bar delle Chioppetelle la mattina del 1 giugno, informazione ritenuta cruciale ma messa in dubbio a causa della reputazione di inaffidabilità di Carmine Belli.

Questa inaffidabilità è stata una delle ragioni per cui la Corte d’Assise di Cassino, nel luglio 2022, ha assolto tutti gli imputati, tra cui Franco Mottola e la sua famiglia, nonché i carabinieri Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano. La riapertura del caso con nuove testimonianze potrebbe quindi modificare significativamente l’esito delle indagini, offrendo nuove prospettive sulle ore finali di Serena Mollicone.

Carmelo Lavorino, consulente della famiglia Mottola

“Nessun colpo di scena, nessuna novità, tranne che il Lgt CC Polletta testimone dell’accusa è crollato sotto le lievissime pressioni della Difesa dei Mottola. Il Lgt. Polletta dichiarato (illogicamente e incredibilmente) di non essersi accorto che un fotogramma da lui estrapolato da un video di Quarto Grado, dove si vede il viso di Marco Mottola all’interno di una ellisse che lo schiarisce, presenta una palese differenza cromatica fra l’interno e l’esterno dell’ellisse (quindi prova non genuina… alias taroccata in buona fede).

Per il resto ha continuato con le sue illazioni e i suoi autoconvincimenti riverberanti dove dichiara che Marco Mottola nella foto era biondo e mechato (mostriamo la foto “taroccata” e la “foto reale”). Sugli ordini di servizio del brig. Santino Tuzi e del Lgt. Vincenzo Quatrale e dei tempi di percorrenza relativi, ha enunciato le sue apodittiche ipotesi investigative (già ritenute non credibili nella sentenza di primo grado dove tutti gli imputati vennero assolti) senza fare un passo indietro: su questo sarà confutato nelle prossime udienze proprio dal Lgt. Quatrale, il quale ha diligentemente annotato tutte le dichiarazioni di Polletta per annullarne le ardite congetture, prive di basi e di riscontri, cosa già avvenuta in primo grado.

Purtroppo gli inquirenti che accusarono la famiglia Mottola, il Lgt. Quatrale e l’appuntato Francesco Suprano – tutti assolti in primo grado – continuano a vagare in quel deserto del nulla dove sono entrati anni or sono”.

Così scrive in un comunicato il criminologo Carmelo Lavorino, del Pool di Difesa della famiglia Mottola.