Giambruno-Meloni: quando una donna investe su sé stessa, l’uomo accanto è sempre un intralcio

Un tipo di cultura, superata sulla carta ma non nei fatti, vorrebbe vedere ancora la donna un passo indietro rispetto all’uomo

Andrea Giambruno, Striscia la Notizia

Andrea Giambruno, Striscia la Notizia

Se c’è qualcosa di peggio degli inappropriati comportamenti di Andrea Giambruno verso la ormai ex compagna Giorgia Meloni sono gli esiti dei dibattiti televisivi che accompagnano questo nuovo “mega gossip” che lascia finalmente riposare in pace le ceneri della super separazione tra Ilary e il Pupone.

Stavolta bisogna ammettere che, senza ombra di dubbio, l’attuale premier nazionale, nell’aver “preso di petto” la propria vicenda personale (consigliata o meno), ha dato prova di grande coraggio. Ha confermato la sua capacità decisoria, ha preferito giocare d’anticipo con trasparenza e soprattutto si è sbrigata a dare la notizia.

Una donna che ha dunque ben compreso il valore del tempo da non sciupare in questa sua straordinaria occasione governativa, forse irripetibile. Per meglio dire, il suo innegabile successo politico, anche sul piano internazionale, non le consente di dover anche contenere le gaffes del padre della figlia, dovendo tenere a bada quelle degli altri componenti della sua squadra.

Perché, quindi, non scaricare questo scomodo compagno belloccio e sciupafemmine con un garbato post su un social, visto che tra lupi cattivi, transumanze e corteggiamenti con ammiccamenti hard si è semplicemente rivelato del tutto inadeguato al ruolo istituzionale che si era trovato a ricoprire?

Tra l’altro, se certamente la privacy delle persone note è ben ridotta rispetto a quella dei comuni mortali, va anche detto che la gogna pubblica con i “fuori onda” pronunciati dal bell’Andrea, ancora difeso da tanti machisti in piena decadenza (anche se non sanno di esserci), è stato un “colpo grosso” in stile vecchia Mediaset. Ma anche lì le cose sono cambiate, fermo restando che non stupirebbe affatto l’ipotesi di un accordo tra il cattivissimo Ricci e l’astuta premier.

Poi, sulla figura del “principe consorte”, o “first gentlemen” c’è molta letteratura, naturalmente pruriginosa e sempre volta a riconoscere al “povero secondo” di una donna di successo il “contentino” garantito dal riconoscimento della sua virilità offesa dal potere della compagna-moglie, attraverso la libertina attività sessuale con donne più a portata di mano.

Secondo la vecchia scuola, detta “concessione” da parte delle regine (sia nobili che laiche), costituirebbe una sorta di “atto dovuto” al poverino che, con una moglie così impegnata si sentirebbe solo e che quindi non avrebbe altra maniera per consolarsi. Queste ideologie di chiaro stampo medievale fanno ormai soltanto sorridere, perché pensare che la donna debba continuare a sopportare tutto è fuori tempo e fuori luogo, tant’è che stavolta il fighetto dell’ultima ora si è dato la “zappa sui piedi” anche come immagine professionale.

Roba da far impallidire è ormai soltanto l’agguerrita vecchia e consumata generazione televisiva di ieri sera che, tra un rimprovero e l’altro che le sta infliggendo, sta cercando addirittura di utilizzare la separazione personale di Giorgia Meloni per destabilizzarla politicamente. E ormai additarla come donna di scarsa credibilità politica per il solo fatto di aver silurato un partner scomodo (che non ha neanche sposato) e aggredita proprio dalla stessa sinistra che inneggia da sempre alle libertà individuali e alla rottura dell’ipocrisia formale, di cui però al tempo stesso teme la compressione degli stessi diritti con questo temuto governo di destra.

Aveva proprio ragione Norberto Bobbio quando, a metà degli anni novanta, aveva già compreso e argomentato su quanto non sussistessero più le ragioni di questa differenza tra destra e sinistra, come poi ci si sta accorgendo in generale.

Quanto al resto, va detto che almeno non ci saranno processi giudiziari da monitorare: la coppia non sposata non può vantare diritti risarcitori in caso di infedeltà e l’affidamento della figlioletta non risentirà di difficoltà economiche o di limiti di frequentazione con ciascun genitore. O quantomeno i paparazzi si potranno scatenare nelle future occasioni di nuove relazioni sentimentali dei due protagonisti del giorno.

L’unico dato certo è che finalmente Giorgia potrà governare in santa pace, perché – anche se è fastidioso il fatto di doverlo ancora ammettere – in linea generale, quando una donna decide di investire su sé stessa, l’uomo che ha accanto (salvo rari casi) rappresenta e rappresenterà sempre un intralcio al suo percorso di affermazione individuale femminile (a meno che non si tratti di mariti sottomessi, poi sistematicamente ancor più derisi dagli uomini stessi rispetto agli altri).

Questo tipo di cultura, superata sulla carta ma non nei fatti, vorrebbe ancora vedere la donna posizionata un passo indietro all’uomo, con il consenso di lei e in cambio di un buon mantenimento. Ancora è così per molte, ma per fortuna, non siamo tutte uguali.

La storia ci insegna infatti che le grandi donne di ogni epoca se pur corteggiatissime, non si sono (quasi) mai farsi carico di mariti, limitandosi al divertimento con numerosi amanti. Una per tutte? Elisabetta I d’Inghilterra con la sua ineguagliata carriera politica espansionista ai massimi livelli, perché poi, alla fine, il vecchio detto “comannà è mejo che fotte” vale sia per le donne che per gli uomini.