Giubileo 2025, una buona occasione per dire addio alla plastica!

Il Giubileo potrebbe essere un’occasione per risolvere parte dei problemi di Roma e per cominciare a cambiare lo stile di vita e ridurre i rischi del riscaldamento globale

Un insieme di rifiuti di plastica

Il Giubileo potrebbe essere un’occasione per risolvere parte dei problemi di Roma e per cominciare a cambiare lo stile di vita e ridurre i rischi del riscaldamento globale. Si può bloccare la produzione delle plastiche ma quelle che ci sono non si potranno distruggere. Al massimo si possono riciclare o bisogna trovare le alternative.

Giubileo 2025, liberaci dalla plastica!

Ad accendere i riflettori sono i fondatori di Ecoitaliasolidale: “Arriveranno 45 milioni di pellegrini. Lanciamo un messaggio in difesa del Pianeta“.

Il Giubileo a Roma si terrà nel 2025; sarebbe un’ottima occasione per risolvere molti dei problemi della Capitale, anche in vista del futuro, non certo facile, che aspetta il Paese e quindi anche Roma. 

Se vogliamo dare un segnale concreto per la difesa dell’ambiente, la parola d’ordine è “plastic free”, liberiamoci della plastica. Cosa niente affatto facile, qualcosa però si può fare. Ridurre l’uso della plastica e riciclare gli scarti, che in quantità incredibile stanno uccidendo la fauna e la flora del mare, perché non incrementino più l’immondizia.

L’appello per un Giubileo senza plastica

Una ricorrenza religiosa che per molti cristiani dovrebbe averte importanti significati è una ottima occasione per tentare di condurre battaglie ambientaliste, visto che lo stesso Papa Francesco ha sposato questa causa.

Cosa, più che la difesa dell’ambiente e quindi dell’umanità, potrebbe galvanizzare le folle cristiane che si apprestano a festeggiare il Giubileo? Arriveranno 45 milioni di fedeli, quasi il doppio di quelli che affollarono il Vaticano nell’ultimo Giubileo del 2000, quell’anno furono 25 milioni. In quello straordinario del 2015 30 milioni.

In pratica un’Expo Universale senza le spese eccezionali per i padiglioni. “Oltre alla naturale valenza religiosa e spirituale  – affermano i vertici dell’associazione ambientalista – il Giubileo potrà portare un messaggio di speranza anche per la concreta difesa del ‘bene comune’, il nostro Pianeta, come ha esortato già dall’Enticlica Laudato Si l’attuale Pontefice”.

Ci si dimentica sempre che noi dobbiamo salvare noi stessi, il Pianeta non ha bisogno di essere salvato, saprà sopravvivere a noi e a qualsiasi altro cataclisma finché il Sole vivrà.

L‘opportunità è ghiotta per tutte le associazioni ambientaliste, laiche e cattoliche. Anche Mare Vivo, che non ha molte possibilità di interagire con la Chiesa, ha esortato tutti a tentare quella conversione ecologica che è sempre più necessaria per iniziare una inversione di tendenza nella diffusione di CO2 nello spazio.

Con le conseguenze che ci saranno per le temperature eccezionali, per le inondazioni e le siccità, uragani e forti e impressionanti piogge concentrate in pochi mesi, fusione dei ghiacci ai due poli e sulle montagne, rallentamento delle correnti oceaniche, mutamenti nella fauna e nella flora ittica, innalzamento del livello dei mari, cambiamenti nella produzione agricola e via dicendo.

Quasi nessuno vuole fare sacrifici, men che meno i popoli meno sviluppati

Sappiamo che non abbiamo più tempo, che stiamo corre do verso un disastro ma questo è un problema che, benché riguardi l’intero pianeta, viene sollecitato quasi solo in Occidente.

E non c’è neanche unità tra i Paesi del blocco occidentale, dove maggiore è la sensibilità per questo genere di problemi, perché c’è chi è disponibile a fare sacrifici e chi non ci pensa proprio. L’Europa è apparentemente ambientalista mentre gli Stati Uniti alternano le loro preoccupazioni in base ai vincitori delle elezioni. 

I repubblicani sono quelli che spingono di più verso un falso scetticismo per mera convenienza. Dire al proprio elettorato di consumare meno acqua dolce, meno luce e di sprecare meno non fa guadagnare voti e neanche profitti. Chi continua a fare ampio uso di carburanti di origine fossile per alimentare il proprio sistema economico, non è disposto a rinunciarvi in nome di una solidarietà planetaria che solo adesso l’Occidente ha scoperto.

Promuovere le buone pratiche green come si propongono gli ambientalisti italiani ed europei è quindi un’intenzione lodevole ma di corto respiro. Certo se ci faremo guidare da una scettica razionalità, le cose non andranno a migliorare, ma anche impegnandosi non si raggiungerebbero i risultati necessari per almeno rallentare il fenomeno.

Quello che non viene detto è che ormai il dado è tratto e indietro non si torna. Il meccanismo s’è messo in moto e per invertire la tendenza all’incremento di calore ci vorrebbe un miracolo adesso, bloccando tute le emissioni di CO2, per vedere fra 40 anni, più o meno, le temperature cominciare a tornare ad abbassarsi lentamente. Una generazione da sola non ce la farà.

Le logiche di profitto potrebbero essere utilizzate a favore dell’ambiente

La plastica in che modo è responsabile?  Più volte il professor Luigi Campanella, scienziato di fama internazionale e già presidente della Società Chimica Italiana, nonché già preside della facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali dell’Università La Sapienza di  Roma,  ha affermato che “il contributo della produzione di plastica all’effetto serra,  calcolato nella percentuale del  3,7% rappresenta un valore che secondo diverse proiezioni potrebbe divenire del 4,5% al 2050”. 

Cambiare le linee produttive, sostituire la plastica col vetro col cartone è un investimento che le aziende non hanno piacere a fare ma che pure bisognerà venga imposto loro. Magari agevolando l’azienda che opera in tal senso con sgravi fiscali. Deve diventare conveniente non usare e non produrre plastica e più costoso farlo.  Il mercato, una volta inserite le regole economiche, si adegua da sé. Almeno finché sarà in vigore un sistema che opera secondo logiche di profitto e non di solidarietà umana.

Materiali alternativi alle plastiche nella vita dei popoli del mondo

Ogni occasione per liberarci quanto più possibile dalla plastica va colta al volo. Anche se la battaglia è lunga e difficile, anche se i ¾ della popolazione mondiale vive questo come un problema secondario rispetto alla sopravvivenza nel quotidiano per la fame, le guerre, le carestie che decimano molti popoli sulla Terra.

Imporre loro di non andare a raccogliere l’acqua a 20km dal villaggio africano in cui vivono, con le taniche di plastica ma usandone altre di metallo o cuoio o contenitori più pesanti di vetro, non è, per esempio, una idea vincente. Occorrono altre soluzioni e gliele dobbiamo fornire noi che viviamo bel benessere rispetto a loro.

Le plastiche derivate dal petrolio sono resistenti e multiuso, ma vengono realizzate con materiali decisamente dannosi per l’ambiente: non sono biodegradabil, ne compostabili e spesso non possono essere riciclate (i giocattoli dei bambini).

Sebbene sia diventata un alleato di vita inseparabile, tanto da non poter neanche immaginare di vivere senza, esistono in commercio materiali alternativi alla plastica decisamente più sostenibili, che possono aiutarci a ridurre il nostro impatto sul pianeta.

Il riciclo: la soluzione più intelligente per non rilasciarle nell’ambiente

Che sia abbandonata in natura nella sua forma originaria, o che causi il rilascio delle famose  microparticelle, la plastica impiega secoli per degradarsi. Anche se volessimo non produrla più, come smaltiamo quella che è nell’ambiente e soprattutto in mare?

Il riciclo appare la soluzione più intelligente e corretta. Tante aziende stanno investendo ingenti capitali nel riciclo della plastica, nel settore tessile, ad esempio, sono nati i filati Econyl e NewLife, ma per combattere l’inquinamento causato dalla plastica gruppi di ricercatori cercano di produrre materiali ecologici alternativi alla plastica, utilizzando fibre vegetali biodegradabili, o quantomeno compostabili quando correttamente smaltite nella raccolta differenziata.

Parliamo in particolar modo delle BioPlastiche, ma il nome non inganni. Non sono poi così bio.  e rilasciate in natura causerebbero comunque un inquinamento anche se ridotto rispetto alle altre.

Foglie di banano, caseina o penne di pollo al posto della plastica

Una bella idea di imballaggio sostenibile viene dalle foglie di banano per avvolgere alimenti vegetali. Avete mai visto la plastica che avvolge la frutta e la verdura nei supermercati?

L’idea sta nel sostituirla sfruttando le foglie di banano, altamente resistenti. Magari è una soluzione per chi vive ai Tropici e non per l’Europa. Ma con il cambiamento climatico chissà, i banani già crescono in Sicilia.

Noi potremmo estrarre una plastica biodegradabile dalle proteine del latte. Sappiamo che già vengono utilizzate per creare una forma di viscosa vegetale. Sembra sia possibile usare anche la caseina in tal senso.

Negli Stati Uniti è stato evidenziato il problema dello smaltimento delle piume di pollame derivate dall’industria alimentare, le quali solitamente sono destinate agli inceneritori. Una brillante idea indica cheratina una proteina resistente e durevole come la plastica. Si trova nelle piume di pollo e anche nei capelli umani e nella lana degli ovini.

La plastica a base di cheratina ha dimostrato di essere più resistente allo strappo rispetto ad altri materiali alternativi alla plastica prodotti con soia, amido e altre fonti vegetali.

Legno liquido e bioplastica da miscele di amido: due ingegnose alternative

Il legno liquido assomiglia e si comporta come la plastica, ma a differenza della plastica petrolifera il “Liquid Wood” è biodegradabile e adatto per creare prodotti di ogni genere.

Si possono usare trucioli e scarti di legno di acero, ciliegio, ebano, eucalipto, faggio, e di qualsiasi altra pianta.

Alcuni ricercatori usano il legno liquido come sostituto per creare giocattoli, mazze da golf, scatole di altoparlanti hi-fi e altri oggetti di uso comune. Questa alternativa ecologica alla plastica è utilizzabile anche nella produzione di borse, scarpe e accessori di moda.

La plastica di legno è biodegradabile, ecologica e riciclabile all’infinito

L’urgenza di fornire materiali a basso consumo energetico e provenienti da risorse rinnovabili, che offrano anche la biodegradabilità come caratteristica primaria, è servita a promuovere miscele di amidi, che oggi hanno raggiunto una quota significativa nei mercati mondiali. L’amido è un polimero naturale che non è mai stato considerato come un elemento chiave dall’industria della plastica. Forse non conveniva all’industria del petrolio. Ma la sua quota aumenta di anno in anno e potrebbe quindi essere la vera alternativa alla plastica. La plastica a base di miscele di amido è biodegradabile e compostabile.

Altre sostanze sintetiche biodegradabili

Il policaprolattone è un poliestere alifatico sintetico applicato soprattutto in campo medico. E’ una alternativa ecologica alla plastica, compostabile e biodegradabile, ma attenzione a smaltirla correttamente nell’umido, poiché pur essendo biodegradabile in tempi brevi, contiene sostanze chimiche che se lasciate in natura causerebbero una forma di inquinamento ambientale. Usato raramente a causa dei costi elevati, è una plastica biodegradabile. Per ridurre i costi di produzione, il PCL viene miscelato con sostanze naturali provenienti dall’agricoltura, come ad esempio l’amido.

I polimeri di poliidrossialcanoato sono plastiche biodegradabili che assomigliano al polipropilene artificiale. Sono meno flessibili delle materie plastiche a base di petrolio, ma comunque utili per produrre film plastici, bottiglie stampate, imballaggi, e altri oggetti che non richiedono grande flessibilità. Utilizzati nel settore della bioplastica poiché più ecologici rispetto ai polimeri della plastica derivata dal petrolio, sono biodegrabili e compostabili.

L’acido polilattico è un poliestere alifatico di origine vegetale con la capacità di decomporsi entro 50 giorni in un sito di compostaggio industriale. Questo tipo di plastica non emette fumi tossici quando viene bruciato. Viene utilizzato per applicazioni di imballaggi “green”, parti automobilistiche e tazze da caffè. E’ un’alternativa alla plastica derivata dall’acido lattico, biodegradabile e compostabile, poco nociva per l’ambiente se lasciata in natura, ma in ogni caso necessita di essere smaltita correttamente nell’umido.

Esistono inoltre diverse forme di plastica derivate dal polilattato, tra le quali: Plastica di Patate, Plastica di Mais, Plastica di Grano, Plastica di Cactus.

Ma perché non tornare al vecchio e sano vetro, legno metallo?

Non si possono usare per qualsiasi imballaggio ma le vecchie bottiglie di vetro possono tornare ad essere usate come vuoti per comprare latte, acqua, vino sfuso o qualsiasi altro liquido alimentare o di pulizia. Il vetro è rinnovabile all’infinito, come del resto il metallo e fa impressione vedere quante bottiglie vuote di birra e di altre bibite ogni giorno vanno a finire tra i rifiuti invece di essere raccolte e reimmesse nel ciclo. Costa. Certo. Ma la morte della fauna marina e le nostre malattie costano di più. Quello di cui abbiamo bisogno è creare un materiale plastico che sia biodegradabile se lasciato in natura, ma anche riutilizzabile più volte. Infatti, creare nuovi materiali usa e getta non ha più alcun senso, anche quando questi siano biodegradabili o compostabili.