Guerra infinita: da una parte Israele, dall’altra Hamas, in mezzo gli innocenti

Ma di umano in questa guerra non c’è nulla, anche se vogliono farci credere che la reazione di Israele ricade sotto i principi del diritto internazionale

Israele rave party, l'attacco di Hamas

Israele rave party, l'attacco di Hamas

La premessa è che i bambini palestinesi morti nella striscia di Gaza sotto le bombe degli Israeliani, e i bambini trucidati dai miliziani integralisti di Hamas nei kibbutz di Kfar Aza, sono gli stessi bambini, tutti poveri innocenti caduti nelle rete di odio dell’uomo assassino.

Quella che Papa Francesco ha definito tempo fa la Terza Guerra Mondiale a pezzi, si è allargata ormai ufficialmente fino al Medio Oriente.

Da una parte Israele, dall’altra la Palestina, anzi, Hamas, l’organizzazione politico terrorista, mantenuta viva ad arte perche’ fa comodo a chi non vuole una soluzione politica in una conflitto che dura da decenni. Se sale Hamas, cala l’OLP – l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina che da tempo non detiene piu’ alcuna autorita’ in tutti i territori occupati.

Gli interessi in campo sono vasti e radicati ovunque: gli Stati Uniti sono da sempre legati a doppio filo a Israele: nessun Presidente americano arriva alla Casa Bianca senza il totale sostegno, senza l’approvazione del potentissimo mondo ebraico americano.

Dopo la reazione di Israele agli atti di terrorismo nei kibbutz, l’Arabia Saudita ha interrotto gli incontri con Israele, gli accordi che erano a buon punto, ma non facevano comodo evidentemente.

Russia e Cina naturalmente si muovono a far da contrappeso all’asse Israele Usa – non senza colpe loro stessi se e’ vero che in modo ambiguo richiedono alle Nazioni Unite la creazione dello stato di Palestina, ma il loro interesse e’ altrettanto meramente economico-politico, di certo poco umanitario.

Ma di umano in questa guerra non c’è nulla, anche se vogliono farci credere che la reazione di Israele ricade sotto i principi del diritto internazionale.

La politica è assente o troppo interessata

Sul confine a nord tra Israele e Libano iniziano intanto i primi combattimenti tra Hezbollah e i soldati di Tel Aviv, il fronte si allarga, per il momento sarebbero solo avvisaglie, ma se nel confine a sud l’Iran decidera’ di muoversi, direttamente o silenziosamente, sara’ il disastro a macchia d’olio, inesorabile.
A quel punto il dado sara’ tratto e nella fornace cadremo tutti quanti.

La soluzione e’ politica, ma la politica e’ assente, o interessata e quindi senza equilibrio; a iniziare da Bruxelles, la Comunita’ Europea, silente, debole, asservita, al di la’ di piantare la bandiera con la stessa di David tra le altre 27, non fa nulla, non esiste.

Israele dopo il 7 Ottobre e’ precipitato nel tranello tirato dai miliziani radicali di Hamas. Con l’ordine di evacuazione di milioni di disperati a Gaza, con i bombardamenti a tappeto e non certo mirati, i Palestinesi che scappano assetati, affamati e senza scarpe finiranno per scivolare (a loro volta per inerzia) a fianco di Hamas.

La catastrofe di Gaza, rasa al suolo, con Ospedali stracolmi di donne incinte, feriti e bambini nelle incubatrici, coi cadaveri ammassati sotto le macerie, e’ una lezione di spropositata rappresaglia piuttosto che un atto di legittima difesa contro il terrorismo.

Biden, prima di lasciare il posto che sara’ di Trump, potrebbe tentare di convincere Netanyahu (a sua volta colpevole di aver creato un governo di estremisti fondamentalisti di destra), a quanto meno rallentare, frenare l’invasione di Gaza, o limitarne l’estensione. Ma la vera preoccupazione americana oggi, non e’ evitare il compimento dell’ennesima strage di innocenti, o che Israele compi un altro massacro, ma mantenere la pressione col freno tirato a mano.

La conclusione è che la premessa da cui siamo partiti pare miseramente cadere.