Il Fusajaro, il racconto della domenica di Manlio Milana

Oggi non esiste più ma negli anni ’50 era una figura popolarissima che svolgeva non solo il ruolo di venditore ambulante

Una pesante bicicletta nera,dal manubrio ricurvo, con i freni a bacchetta, con i pedali consumati dalle suole delle scarpe, i copertoni neri, a volte bordati di bianco…sul davanti un grande contenitore di legno mal verniciato e di metallo arrugginito…dietro balle di carta paglia, gialla, fogli che diventeranno cartocci. Si è lui: il “fusajaro”. Oggi non esiste più ma negli anni ’50 era una figura popolarissima che svolgeva non solo il ruolo di venditore ambulante ma rappresentava, con la sua presenza, un deterrente per gli eventuali malintenzionati. Di lui ti potevi fidare.

Con 10 o 20 lire ti dava cartocci colmi di lupini (fusaje) con o senza sale, o di bruscolini, poi ti guardava andare via a giocare o a raggiungere i compagni per tornare a casa. Con il caldo torrido o il freddo pungente, tra la nebbia mattutina o tra la polvere delle strade sterrate di periferia, lui era lì, sempre presente; la barba incolta,il cappello calzato a forza sulla testa e le mani grandi, enormi ma veloci per preparare cartocci pronti all’uso.

Davanti alla scuola tutti i giorni ma la  domenica le scuole erano chiuse ed allora la sua meta era il giardino pubblico e il campo sportivo dove arrivava con la precisione di uno svizzero e andava via all’inizio del secondo tempo, prima che gli animi si scaldassero troppo, con la sua proverbiale saggezza. C’era chi lo rispettava ma anche chi lo derideva ed usava il suo nome per offendere l’operato del malcapitato direttore di gara: ”arbitro fusajaro”….senza rendersi conto di ferire la dignità di un uomo che tutto era tranne che insignificante.

Oggi i lupini e i bruscolini si comprano al supermercato, in orrende confezioni sotto vuoto con tanto di etichetta. Snaks per accompagnare il frenetico tentativo di combattere un latente stato d’ansia.Non te li porge più Peppe er fusajaro ma devi arraffarle da un moderno scaffale che ogni giorno è destinato a produrre vendite pre-calcolate.

Ma la cosa più assurda è che dietologi, nutrizionisti e addirittura psicoterapeuti li consigliano perchè si è scoperto che le fusaje fanno bene: contengono proteine, zuccheri, lipidi,fibre, ma soprattutto calcio, fosforo, sodio, potassio e magnesio, regolano la glicemia, abbassano il colesterolo cattivo e aiutano seriamente a combattere l’ipertensione.

I maya e gli incas ma anche gli egiziani includevano questo che è il seme di una pianta a fiori chiamata appunto Lupinos, nella loro quotidiana alimentazione. Mentre i bruscolini favoriscono il riposo notturno, perché contengono tanto magnesio, che protegge il cuore e favorisce il relax, e lo zinco che svolge un’azione protettiva per la prostata.

Ma “Peppe er fusajaro” non sapeva niente di tutto ciò e vendeva per vivere e per regalare gioia ai bambini e agli adulti annoiati. Lui, con il suo incedere lento ma deciso, diretto dove era atteso, mai in ritardo, aveva capito quello che in futuro ci verrà spiegato, e cioè che le tradizioni nascondono grandi verità, e sono simili ai proverbi, che si dice non sbaglino mai.

Peppe er fusajaro è un personaggio, anzi una persona diventata personaggio, realmente vissuta e che svolgeva la sua attività tra le borgate di centocelle e villa gordiani a due passi dal quarticciolo, in un epoca dove il cemento e l’asfalto avanzavano e la gente iniziava a correre frenetica verso un finto benessere che li porterà lontani dalle panchine dei giardini e sempre più vicini ai lettini degli psicoterapeuti.

Ma se Peppe fosse ancora vivo, io andrei da lui, un cartoccio di fusaje, uno sguardo di intesa, un fugace saluto… mi sarebbe più che sufficiente.

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